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lunedì 30 ottobre 2023

I ragazzi di Reggio e Conchita De Gregorio - Quando il pregiudizio stesso è uno stereotipo

 


Una famosa giornalista, non calabrese, viene a Reggio, affronta un’esperienza particolare e al suo rientro scrive un articolo in cui esterna le sue impressioni. Ne parla bene, anzi benissimo, descrivendo con dovizia di particolari l’evento, perfino citandone i i protagonisti. Conchita De Gregorio, che non ha bisogno di presentazioni, ha visto la bellezza e l’ha descritta, meravigliata. Qual è il problema? Il fatto è che a molti è parso di vedere una "meraviglia interna" (cito uno dei commenti) collegata a un pregiudizio che ormai è diventato esso stesso uno stereotipo: si parla così male della Calabria tanto spesso che se qualcuno che viene da fuori la racconta positivamente deve per forza sottintendere che si tratti di qualcosa di inaspettato riferendosi al luogo e non al fatto stesso (molti calabresi invece parlano male della Calabria nel senso che non ne parlano o non la rappresentano nella maniera opportuna). Come se Conchita De Gregorio avesse descritto i Bronzi di Riace nella loro bellezza ma collocati all’interno di una discarica di rifiuti. "I Bronzi sono bellissimi, ed è strano che siano all’interno di una discarica”. Ma i Bronzi susciterebbero meraviglia ovunque, in qualsiasi contesto. Eppure, ho letto e riletto l’articolo una decina di volte e, in me, questo concetto (la meraviglia riferita al luogo e non solo all’evento) ha fatto capolino (non lo nego) solo la prima volta. Forse dovrebbero rileggerlo più volte anche i miei conterranei che si sono lamentati mettendo da parte, loro, orgoglio e pregiudizio (mi perdoni Jane Austin), altrimenti a lungo andare potrebbe prevalere il concetto che parlare della Calabria (bene o male che sia) non valga la pena e che i calabresi non gradiscano intrusi.

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