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mercoledì 7 dicembre 2011

"La ndrangheta vota chi vince!" - Il governatore Scopelliti si arrampica sugli specchi....

 La ndrangheta vota chi vince!” ha dichiarato, da quanto risulta dalle notizie di stampa (nota 1  nota 2  nota 3), il governatore Giuseppe Scopelliti nel corso del suo intervento al convegno promosso dal Museo della ‘ndrangheta sul tema “L’area grigia della ‘ndrangheta: relazioni di complicità e collusioni tra cultura, economia e politica”. È un concetto difficile da digerire specialmente se associato, come fa Scopelliti, all’altro concetto (sempre da lui espresso) che afferma che “la maggior parte dell’elettorato reggino è liberamente in grado di esprimere le proprie scelte”. È quasi comico (mi si perdoni il termine, ma non ne trovo un altro idoneo) sostenere che il voto a Reggio non è condizionato, che il risultato è pulito, e contemporaneamente asserire che la ndrangheta vota chi vince. Mi è difficile immaginare una ndrangheta con la sfera di cristallo, che vota chi sa che già comunque vincerà (ma se già vincerà, a che gli serviranno i voti della ndrangheta?); riesce anche difficile immaginare una ndrangheta che si presenti a incassare “a sanatoria”, dopo le elezioni rivendicando il merito di un successo di cui era già palese l’esito, e mi riesce difficile immaginare un politico onesto  che cosciente di essere stato eletto con voti puliti si presti poi ad appoggiare le azioni criminali dell’onorata società. In merito ai due consiglieri regionali arrestati (Zappalà e Morelli) Scopelliti ha parlato di un “codice etico” sottoscritto da tutti, ha detto di avere richiesto in alcuni casi il certificato del casellario giudiziario. Come se un individuo disonesto al punto di vendersi alla criminalità organizzata possa avere problemi morali a dichiarare il falso, o firmare un accordo e poi non rispettarlo, oppure come se un incensurato non possa essere un delinquente, di fatto o potenziale. “Alzi la mano in questa sala chi sapeva che Franco Morelli avesse questo tipo di rapporti”, ha esclamato Scopelliti. Certo, a Reggio di Franco Morelli (cosentino) si sapeva poco o niente, probabilmente la maggior parte dei presenti in sala non lo conoscevano nemmeno prima del suo arresto; ma su altri, reggini puro sangue che ancora orbitano regolarmente attorno al governatore anche con incarichi di responsabilità, se avesse chiesto informazioni alla platea avrebbe avuto certamente risposte argomentate. Ed alla fine, il passaggio su non meglio identificate testate giornalistiche calabresi che... “ogni anno registrano perdite tra 600 e 700 mila euro. L'informazione e' un settore in cui c'è gente sempre pronta ad investire con la giustificazione che si vuole offrire un contributo di crescita ai calabresi. Com'è possibile che possano nascere nuovi giornali, e per fare cosa, in una regione dove si legge poco o niente. Cominciamo a domandarci a 360 gradi di tutto”. Come a voler dire che c’è una specie di forza maligna che utilizza certa stampa per fini illeciti. Ma “attenzione a delegittimare la politica” dice il governatore... “serve solo alla ‘ndrangheta ed ai poteri occulti che pensano in questo di poter condizionare l’azione politica nei diversi territori.” Evidentemente Scopelliti preferisce delegittimare la stampa e non citando le testate a cui si riferisce, trascina tutti nel calderone.  Ma se mi guardo intorno a 360 gradi le domande che mi vengono in mente per prime sono altre, a cui il governatore ex sindaco di Reggio Calabria continua a non rispondere; la politica e' un settore in cui c'è sempre gente pronta ad investire con la giustificazione che si vuole offrire un contributo di crescita ai calabresi, ma se il contributo è quello che vediamo attualmente, con un degrado galoppante in tutti i settori nevralgici, sanità e trasporti in testa, nasce spontanea la domanda; com'è possibile che possano nascere come funghi nuovi movimenti, liste elettorali e candidati spesso a sorpresa,  e per fare cosa, in una regione dove si amministra poco o niente? E potrebbe Scopelliti spiegare ai calabresi ed ai reggini in particolare perché in questa regione esistono comuni che ogni anno registrano perdite di decine di milioni euro? Non ce l’ha fatta, il governatore, a convincermi che in Calabria e soprattutto a Reggio la ndrangheta non cerca costantemente di condizionare l’esito delle elezioni  “prima” delle votazioni. Non è riuscito a convincermi che è la ndrangheta a cercare di agganciare i politici: gli atti processuali raccontano una cosa diversa, parlano di file di aspiranti eletti dietro la porta dei boss  a chiedere sostegno, e parlano di boss che si permettono il lusso anche di pianificare l’elezione dei candidati e proiettarne nel futuro gli sviluppi della carriera politica.  Con le sue parole non è riuscito a convincermi che una fetta di politica, di questa politica, non è marcia e di conseguenza dannosa per Reggio e la Calabria. 

lunedì 21 novembre 2011

Un commento che vale un post


Ho ricevuto da un caro amico un supercommento sul mio post "Il banchetto tra amici"; non posso fare a meno di pubblicarlo come post, perché questa è la dignità che a mio parere merita un testo così.  Vorrei solo precisare che il mio non era "un articolo sulla nettezza urbana", intendeva bensì, usando la metafora di un episodio realmente accaduto, far risaltare per l'ennesima volta l'andazzo secolare che segue questa bellissima ma sfortunata città; vorrei anche dire che io non mi "alzo a criticare questo e quello" e che non ho soluzioni definitive per nessun problema, penso solo che se qualcuno evidenzia gli errori, a furia di individuarli alla fine dovrebbe venire fuori la soluzione, se non altro per esclusione. E poi, caro amico mio, il mio blog si chiama Liberopensatore tuttoattaccato.


Ciao Libero Pensatore
Ho letto sul tuo blog l'articolo sulla nettezza urbana; anche io ho qualche ricordo della mia fanciullezza.
Non so se le date corrispondono perché io son nato nel 1956 e tu, credo, qualche anno dopo
ma anche io ho miei ricordi. Io abitavo in via Torrione, vicino al Municipio a pochi passi da Piazza De Nava.
Anche io mi ricordo benissimo “Lo spazzino”, una volta si chiamava così, e non era una bestemmia.
Era un uomo, non mi ricordo la sua faccia, ma è vero, bussava alla porta col suo sacco di tela cerata e noi gli davamo la spazzatura. Il sacco non era enorme, forse noi eravamo molto piccoli e lo vedevamo enorme.
Eravamo 4 in casa. La spazzatura era sempre un piccolo sacchetto spesso una busta di carta della Standa.
Cosa c’era dentro ? Se faccio uno sforzo mi ricordo qualcosa !
Andiamo per esclusione forse è meglio
Buste di latte ?
No, il latte lo prendevamo direttamente dal lattaio in una bottiglia di vetro. Sempre la stessa !
Bottiglie di birra?
No la birra era una cosa mai vista, se ne beveva qualcuna al bar, raramente
Bottiglie di acqua?
Mai avute, si beveva l’acqua del rubinetto
Gli involucri delle uova ?
Erano solo buste di giornale e avevano un utilizzo in un altro ambiente
Bottiglie di vino ?
Sempre la stessa si andava in bottega e si tornava con la bottiglia piena
Forse mi ricordo male ma forse no
Mia mamma mi preparava il latte la mattina e dentro non c’era nesquik, ne i kellogs e nemmeno i biscotti del “mulino bianco”. Paradossalmente i mulini erano davvero bianchi ma non c’erano i biscotti del mulino bianco.
In genere c’era un pezzo di pane (non sempre) avanzato dal giorno precedente.
Il pane !  Non ne rimaneva quasi mai !
Insomma cosa c’era nella spazzatura ?
Te lo dico io:
Le bucce di qualche pera o mela. Banane mai, erano il frutto proibito, costavano care.
Qualche scorza di uovo la buccia di qualche patata. Tagliata sottilissima ovviamente.
Per riempire un sacchetto della spazzatura ci voleva un bel po’.
Uno spazzino “consentimi di usare questo termine” ma si chiamava così, per riempire un sacco bussava a 10 famiglie, forse anche di più.
Ma c’è un’altra cosa che mi ricordo benissimo.
Un episodio che è rimasto nella mente di un ragazzino di 12 anni come ero io al tempo.
Io avevo 12 anni nel 1968 tanto per essere precisi. In quel periodo non è venuto lo spazzino per  mesi.
Non è che non venisse a casa mia, non andava da nessuno e la gente, ovviamente portava la spazzatura in un angolo della strada. Mi ricordo perfettamente dove. Era l’angolo tra la via Torrione e la traversa che portava al “PIO X”. In quel posto per molto tempo andavo personalmente a depositare la spazzatura
Del resto non c’era un posto dove metterla.
Insieme a me, tanti altri andavano li a depositare. Ogni tanto veniva un camion con operai armati di pale e la caricavano sul cassone. Poi misero un cartello. “E’ vietato buttare la spazzatura”
Ma lo spazzino non passava e ovviamente tutti continuavano a depositare la spazzatura li.
Dopo qualche tempo arrivarono i vigili e qui avvenne una cosa importante
Si misero a rovistare tra la spazzatura e trovarono una prova della mia colpevolezza.
Avevo messo nell’immondizia anche un mio quaderno di scuola. Quaderno sul quale avevo ovviamente scritto nome  cognome ed indirizzo. Ed eccoli bussare a casa.
Apro io e mi dicono: Sei tu questo ?  In mano avevano il quaderno col mio nome e cognome
Io guardo il quaderno e capisco al volo che sono nei guai. Mi sono terrorizzato, ma loro non hanno battuto ciglio. Hanno elevato una contravvenzione a mio padre ricordo la cifra per quel tempo enorme.
Qualcosa come 10 mila lire ! Avevo il terrore di dirlo a mio padre quando sarebbe tornato.
Questi zelanti tutori dell’ordine comunale non solo non hanno ceduto alle mie supplice ma ne hanno combinata una ancora più grave.
Lo so che adesso non ti viene da credere ma ti assicuro che è così.
Nei pressi di casa mia c’era una famiglia benestante. Avevano una cameriera che faceva di tutto in casa.
E tra i vari incarichi, la donna, aveva anche  il compito di buttare l’immondizia.
Quando i vigili sono andati a casa di questi benestanti. I signori si son difesi.
- Non abbiamo buttato noi l’immondizia, è stata lei- e i vigili hanno fatto la multa  a lei, questo lo ricordo benissimo !  Perché la poveretta, venne piangendo da mia mamma con la multa in mano
La verità la sai qual è ? Una volta la spazzatura veniva smaltita in modo artigianale.
In effetti la plastica era poca e spesso la spazzatura si decomponeva in un compost naturale che non arrecava danni ambientali gravi. Nessuno si preoccupava di cosa e di quando. Non c’erano le leggi che lo impedivano. In Italia abbiamo fatto tutte le leggi per difendere il territorio senza fare le strutture.
 Successivamente misero i cestini ed i cassonetti perché era più conveniente la raccolta dal momento che serviva molta meno mano d’opera. Ma c’è un altra cosa che dimentichi. La raccolta della spazzatura era gratuita per il cittadino. Non si pagava la Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Il fatto è che una volta un cittadino che veniva colpito da una sanzione iniqua come quella di cui ti ho parlato, la pagava e basta. Oggi vai dal legale. E così facendo intasi i tribunali.
Costi enormi per pagare magistrati avvocati cancellieri ecc. Tutto perché la discarica non la vuole nessuno.
È facile adesso che un Libero Pensatore si alzi a criticare questo e quello.
Tutti potremmo criticare del resto. Ma la verità è che non è per niente facile gestire certe cose.
E se ha la soluzione fatti avanti ! Ma sai cosa succederebbe ?
In generale non ti ascolta nessuno. Ma se dovessi superare questo muro ed essere ascoltato, in questo caso, avrai cento cog...ni che dicono che stai sbagliando o che sei d’accordo con qualcuno losco losco losco.
Ciao,
Alfio
(di Alfio Mannuzza) 

martedì 25 ottobre 2011

Il banchetto tra amici

A Reggio Calabria, ai tempi della mia fanciullezza la raccolta dei rifiuti era di una semplicità estrema. O almeno così appariva ai miei occhi: c’era il netturbino che girava per il quartiere e prelevava i sacchi direttamente dalle abitazioni, anche ai piani superiori; aveva un sacco enorme di tela impermeabile robustissima, se lo caricava sulle spalle e saliva le scale fino al terzo piano dove abitavo io, bussava alla porta e mia madre gli consegnava i sacchetti che lui riponeva all’interno del suo enorme sacco. Sceso in strada scaricava il sacco nei secchi della sua bicicletta a tre ruote e proseguiva il giro fino al completamento del carico. Era sempre lo stesso, e veniva tutti i giorni esclusa la domenica; ne ricordo il viso come fosse adesso, aveva due grossi baffi neri, capelli impomatati pettinati all’indietro ed occhi nerissimi. Per me bambino la cosa finiva lì; dove andasse a finire la spazzatura successivamente non era cosa che mi interessasse. Ma nella mia memoria di bambino non ci sono cumuli di spazzatura per le strade. Successivamente la città sprofondò in un buio profondo, preda di pescecani che fecero fortuna sulle sue spoglie (...tutto questo mi ricorda qualcosa...mah!). Tra le tante cose che non andavano c’era appunto la raccolta dei rifiuti: l’amministrazione comunale era praticamente latitante. Il netturbino “di quartiere” era una figura ormai svanita, rimanevano solo quelli che spazzavano le strade, ammassare rifiuti a cumuli per strada era la normale (!) prassi, e la gente cercava di trovare il posto più adatto o, per meglio dire, meno inadatto. Considerato che la raccolta avveniva saltuariamente a sorpresa, è facile immaginare qual’era la situazione igenico-sanitaria. C’è un viale della città, il viale Aldo Moro, dotato di aiuole spartitraffico tra le due corsie dove la spazzatura veniva ammucchiata proprio nelle aiuole, al centro della sede stradale. Ricordo che in occasione della visita in città del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, poiché il viale era compreso nel percorso presidenziale, l’amministrazione comunale di allora anziché prevedere un intervento straordinario di raccolta  non trovò di meglio da fare che prelevare la spazzatura dalle aiuole e...ammassarla in fondo alle traverse laterali; in qualche caso i cumuli arrivavano all’altezza dei balconi dei primi piani. Nella via dove abitavo a quei tempi la spazzatura  veniva raccolta in fondo alla strada, che terminava con un alto muro, antico argine del torrente Calopinace che scorreva dal lato opposto. Ricordo che ogni sera, quando tornavo a casa (abitavo ancora nella casa paterna) con i fari della mia auto puntavo il fondo della strada e puntualmente causavo il fuggi fuggi generale di topi e gatti che banchettavano pacificamente insieme. Andò così per anni. Un giorno, tra le tante iniziative di spesa finalizzate a rimpinguare le tasche personali dei vari pescecani, l’amministrazione comunale acquistò una fornitura di contenitori per sacchi di spazzatura da istallare in strada. Erano praticamente dei grossi cestini metallici fatti di rete con coperchio, al cui interno venivano messi dei sacchi di plastica. Una mattina giunse un camion del comune e scaricò i cestini anche nella strada dove abitavo io, posizionandoli esattamente al posto del solito cumulo di spazzatura, in fondo alla strada. E i cittadini, seppur scettici, aderirono all’iniziativa diligentemente: al termine della giornata i cestini erano pieni e non c’era neanche un sacchetto di spazzatura abbandonato in strada. Quella sera tornai tardi a casa, a notte fonda; avevo dimenticato la novità, e quando come al solito i fari della mia auto puntarono il muro, restai stupito. Rammentai subito i cestini, ma mi resi conto che oltre all’ordine inconsueto che vedevo c’era qualcos’altro che non andava. Scesi dall’auto e  capii: per terra c’erano diversi topi sbranati dai gatti. Si erano dati appuntamento per banchettare come di consuetudine ma stavolta mancava la materia prima, il cibo; i cestini erano impenetrabili. E come è normale anche se crudele quando c’è carestia, il più debole era diventato cibo del più forte. Per qualche giorno la raccolta funzionò, ma ben presto non venne nessuno a prelevare i sacchi pieni ed a sostituirli, e la cittadinanza, suo malgrado, iniziò a riporre i sacchetti ai piedi dei cestini. I gatti impararono a entrare dentro i cestini che stracolmi rimanevano aperti, e dopo un po’ tornarono anche i topi. E così riprese il banchetto tra amici: i gatti e i topi insieme tra l’immondizia, ed i pescecani a casa loro alla faccia dei reggini....e la storia continua....

mercoledì 19 ottobre 2011

Il modello Reggio affonda e i topi abbandonano la barca


È ormai assodato che i conti del comune di Reggio Calabria sono non “in rosso”, ma praticamente allo sfascio totale; la notizia della relazione degli Ispettori del Ministero delle Finanze mette il punto esclamativo finale ad una parola che da mesi si sente ripetere in città, puntualmente smentita con enfasi dai sostenitori dell’attuale governatore della Calabria ed ex sindaco di Reggio nel periodo  interessato allo sfascio; la parola è DISSESTO! Il sindaco Arena, in un comunicato stampa allucinante cerca di arrampicarsi sugli specchi per mantenere un minimo di dignità istituzionale, e riesce ad ottenere l’effetto contrario quando asserisce che i rilievi fatti dagli ispettori... ”non aggiungono alcun nuovo elemento rispetto a quanto già accertato autonomamente da questa Amministrazione sin dall’inizio della legislatura nell’ambito di una scrupolosa  attività di ricognizione finalizzata alla programmazione”. Ammettendo quindi di essere da sempre (dall’inizio del suo mandato) al corrente di tutto e di avere, ciò nonostante, continuato a gettare fumo negli occhi alla cittadinanza proseguendo nell’enfatizzazione del cosiddetto modello Reggio e lodando (fino ad oggi) l’operato di chi è riuscito nel corso del suo mandato a maturare le motivazioni per ottenere al primo controllo serio ben 22 rilievi per irregolarità gravi. Complimenti al sindaco Arena, e complimenti a tutti i consiglieri ed assessori dell’attuale amministrazione e di quelle precedenti targate Scopelliti, che non hanno mai perso un secondo per sfornare comunicati stampa a raffica di solidarietà o di lode al loro leader Peppe Scopelliti ed al modello Reggio, decantandone le presunte qualità. Ma tutti questi signori, tanto proliferi di lodi e consenso, nonchè di solidarietà verso chi di loro veniva “attaccato” politicamente, che fine hanno fatto?  Com’è possibile che dopo quasi 48 ore dalla madre di tutte le notizie, quella che più di tutte colpisce a fondo e probabilmente mortalmente tutto l’apparato Scopelliti, nessuno di loro ha scritto una riga che sia una per affermare la propria posizione? Non pensino questi signori, che sono andati in televisione a sostenere il modello Reggio, che hanno negato l’evidenza oltre ogni limite ragionevole fino all’ultimo minuto, di defilarsi adesso come che non sia successo niente. Non pensino neanche lontanamente di scomparire dalla scena per poi ricomparire, magari con un’altra divisa, come se quanto accade non sia di loro competenza. Tutti gli attori, principali, caratteristi e comparse del modello Reggio si sono ormai schierati definitivamente ed irreversibilmente e questa Città non permetterà a nessuno di loro di cambiare casacca politica in questo momento, nè mai. Il danno fatto è troppo grande, chi ha operato nell’apparato che ha gestito il comune di Reggio Calabria nell’era Scopelliti, se non subirà le attenzioni dell’Autorità Giudiziaria, potrà solo scegliere se passare per sprovveduto o per cialtrone. E questa Città non può più essere amministrata da sprovveduti, o da cialtroni, e men che meno da delinquenti.

mercoledì 12 ottobre 2011

Cola Pisci e il ponte sullo Stretto


Su seculi chi tegnu ‘mpuntellata
‘a punta d’a Trinacria lesionata
ora sintia chi supra d’i me spalli
vonnu mentiri n’atru sciaraballu.

Ferru e cimentu vonnu carricari
pi fari u ponti dilli meravigghi,
ma, si lu Patreternu fici ‘u mari
‘u fici p’a furtuna d’i so figghi.

Campastuvu mill’anni cu stu mari,
i megghiu genti viristuvu passari,
i so’ billizzi furunu cantati
d’i megghiu artisti p’i populi luntani.

Ora rrivaru sti barbari d’u nord
mi rruvinunu tuttu stu splendori
e ccuminciaru gia mi fannu danni
puru pirchì vui criditi ‘e loru storii.

Pozzu ‘ccettari, jeu chi nd’aiu curaggiu,
ch’i me paesani lassunu a sta genti
mi faci scempiu di sta bella  terra,
m’a fannu ddiventari cosa i nenti?

Vi vogghiu diri a tutti, amici mei,
chi jeu staiu cca pirchì ndi vali a pena,
mi cundannai a sta brutta vita p’a me terra
pi chistu Strittu d’i centu bellizzi.

Facitulu ‘nu sforzu puru vui,
iasati forti a vuci e proclamati
c’u Strittu è bellu assai di sta manera
cu navi, custardeddi e piscispati!

Mandamu p’a so casa i foresteri,
nta nostra terra decidimu nui!
facimulu stu scempiu mi finisci
sentiti a mia, vu dici Cola Pisci!

venerdì 7 ottobre 2011

Reggio, Arcigay: il Pdl si uniforma alla linea omofoba nazionale

Con la delibera n.311 del 4 ottobre pubblicata da oggi sul sito istituzionale della Provincia di Reggio Calabria, la Giunta guidata da Giuseppe Raffa ha annullato un precedente delibera (224) della Giunta Morabito che deliberava la nascita dell' “osservatorio per l'analisi dei fenomeni di discriminazione e violenza omofobici”. La delibera in questione era stata un'importante conquista dell'Arcigay reggina, che in sintonia con la Giunta provinciale di centrosinistra, istituiva un osservatorio innovativo in tutto il sud Italia, che aveva l'obiettivo di analizzare gli episodi di omofobia e soprattutto prevenirli attraverso attività di consulenza e formazione.
L'attuale Giunta di centrodestra ha ritenuto di annullare l'atto nel totale silenzio, senza aver ritenuto opportuno contattare la nostra associazione, che avrebbe avuto il compito di coordinare l'osservatorio, per comunicare i motivi di tale scelta o cercare altre soluzioni.
La maggioranza di centrodestra in Parlamento ha bocciato il testo di legge contro l'omofobia proposto dall'Onorevole Concia del Pd ritenendolo incostituzionale: il centrodestra reggino si uniforma alla linea omofoba e la supera, perché non decide in questo caso di negare la nascita di un nuovo progetto ma addirittura ritiene di annullare un progetto già avviato. Questo non adrà certo a scapito della nostra associazione (che continuerà come già fatto a dare assistenza e informazioni a chiunque ne avesse bisogno, a fornire sostegno legale e medico attraverso professionisti che mettono a disposizione gratuitamente la loro competenza, a fare formazione attraverso singoli accordi con le scuole per parlare assieme a professori e studenti di omofobia) ma danneggerà tutta la popolazione lgbt, le tante giovanissime vittime di discriminazione, violenza ed esclusione.
Come Arcigay riteniamo doveroso dare rilevanza a questa scelta omofoba dell'amministrazione guidata da Giuseppe Raffa, che avrà sulla coscienza tutti gli episodi di omofobia della Provincia reggina che avrebbero potuto essere preventivamente evitati, e tutte le vittime che non troveranno nessuna amministrazione pubblica al loro fianco ma “solo” la dedizione e l'impegno di volontari della nostra e di altre associazioni.
Un'ennesima conferma della politica del centrodestra reggino, mai presente a nessuna delle iniziative realizzate dall'Arcigay “I Due Mari” in questi quasi due anni, mai in piazza a difendere i diritti della popolazione lgbt: l'unica risposta è stata la pubblicazione attraverso i media di comunicati stampa di buoni intenti e che restano solo sulla carta, pur essendo il centrodestra alla guida di Regione, Provincia e Comune.
“I Due Mari”, comitato Provinciale Arcigay di Reggio Calabria 
Il Presidente,  Andrea Misiano

mercoledì 5 ottobre 2011

Lo scambio dei ruoli

Nella politica calabrese da tempo è in uso una tecnica ormai collaudata che permette ai personaggi, protagonisti di quella che definire farsa/tragedia è riduttivo, di rimanere a galla nella m...elma che essi stessi generano giornalmente a danno dei cittadini. L'ultimo esempio è dato dalla situazione dell'ATAM di Reggio Calabria, ma andiamo con ordine. Il caso emblematico è quello del Comune di Reggio Calabria. Se allo scoppio del caso Fallara Scopelliti fosse stato ancora in carica avrebbe avuto serie difficoltà a non dimettersi; ma era già scappato alla regione, con la complicità involontaria dei suoi elettori che non ci hanno capito una beneamata...; e voi vorreste che per un problema al comune di Reggio si apra una crisi alla Regione? Certo che no! Nel contempo, il sindaco in carica in quel momento che era Raffa, che colpa aveva di quello che dipendeva da fatti avvenuti quando il sindaco era un altro?  Anche lui non si è dimesso da sindaco. Giunto Arena, ha dovuto ammettere che la situazione è quello che è, ma che colpa ne ha lui, che è arrivato ora? E Raffa, che quando è stato sindaco facente funzioni ha fatto danni seri a detta di Arena stesso, non è pensabile  che adesso apra una crisi alla provincia dimettendosi. Riepilogando: Scopelliti ha responsabilità innegabili nella pessima  gestione del comune di Reggio Calabria, ma quando è il momento che ne risponda politicamente ricopre un'altra carica e quindi sfugge alla resa dei conti. Stessa cosa Raffa. Arena pur con una campagna elettorale all'insegna del "continuiamo insieme", rifugge responsabilità essendo appena arrivato e le scarica sul suo predecessore, Raffa. E ora veniamo al caso ATAM, che sembra avere un buco di bilancio di milioni di euro imputabili al piano aziendale 2008. Ma chi era l'amministratore a quei tempi: l'attuale sindaco Arena. Se adesso fosse ancora all'ATAM dovrebbe risponderne, ma non c'è! E chi c'è adesso che colpa ne ha, se è arrivato adesso? In definitiva, fanno danni e scappano dieci minuti prima che i danni vengano scoperti, come bambini, ma con l'aggravante che i bambini si vanno a nascondere, mentre loro si vanno a trovare un altro posto al sole dove continuare a farne altri. Si spostano da un posto di potere all'altro con una sincronia tale che ormai è  possibile prevedere in quale ente scoppierà la prossima crisi economica. Basta andare a vedere quale sarà il prossimo amministratore che cambia poltrona.

sabato 1 ottobre 2011

Portatori sani di coerenza, o ignoranti conclamati?


"Purtroppo la coerenza non la si compra, ne la si può prendere in noleggio: è una virtù naturale di cui fortunatamente noi siamo portatori sani"
Il portatore sano è un individuo contaminato da un agente patogeno o portatore di una malattia genetica recessiva, ma di cui non manifesta i sintomi.
Quindi, a detta del signor Germanò, che parla a nome del Coordinamento PdL Grande Città Reggio Calabria, lui ed i suoi "compagni" (mi scuso con loro per il termine per lui improprio) di partito hanno in se il virus della coerenza, ma non lo manifestano. Praticamente come tutte le persone incoerenti del mondo: potrebbero essere coerenti, ma non lo sono. E potrebbero trasmettere il virus della coerenza ad altri che rimangono nauseati dal loro comportamento? Ottima...metafora? (o il termine metafora è improprio?).
Le gaffe nei comunicati stampa sono di moda, attualmente non si parla d'altro che del tunnel immaginario del ministro Gelmini. Ma c'è una sottile differenza tra le gaffe commesse nel parlare di cose che in realtà non si conoscono, e quelle commesse nell'utilizzare termini altisonanti per dare più enfasi al discorso. La lingua italiana  è per questo aspetto unica, permette di esprimere lo stesso concetto in decine di modi, dal più complesso al più semplice, e pertanto non ci sono giustificazioni, soprattutto per un esponente politico che dovrebbe dimostrare attenzione in quello che fa; il signor Germanò, nel dubbio (ma non aveva dubbi, evidentemente) con una semplice ricerca sul web avrebbe scoperto che il termine che stava per usare esprime un concetto esattamente opposto a quello che lui intendeva esporre. Adesso i casi sono due: o, visto che parlava a nome del Coordinamento PdL Grande Città Reggio Calabria, segue l'esempio del portavoce della Gelmini e si dimette da....ma che incarico politico riveste? Oppure......adesso il dubbio sorge in me: forse voleva dire esattamente quello che ha scritto?

venerdì 30 settembre 2011

Etna e i barbari du carbuni

I facci i mia, cchiù sutta i Petrajanca,
c’esti ‘na terra tartassata e stanca.
Undi ‘na vota ciuriva ‘u bergamottu
ora non c’è cchiù beni, è nu desertu.

Eppuru stu desertu di ferraglia
mmuccia vicinu a iddu ‘a meraviglia,
di sta natura chi non molla ‘u regnu
chi l’omu danneggiau senza ritegnu.

Oasi di paci a mmenzu o’ scatafasciu
c’è nu laghettu, taverna d’i pennuti
figghi di sta natura violentata
ultimi signi d’antica floridezza.

C’esti nu vecchiu dettu di 'sti parti
chi dici chi la crapa castiata
non si presenta cchiù mi faci dannu
nto postu chi pigghiau la bastunata.

Ma si sta terra aviva sulu crapi,
dannu nd’aviva pocu o puru nenti.
Inveci circolannu pochi  crapi,
e assai storti, avventurieri e delinquenti.

Dopu portu, fabbrichi e officini,
fallimenti dill’ingegnu umanu,
sulu sti novi testi sopraffini
putivunu sturiari novità!

Mentri nda tuttu u mundu ill’energia
si parra i suli, ventu e di natura
chisti vonnu i sta terra a dannazioni
e parranu mi bruciunu carbuni.

Scindiru comu i barbari i ‘na vota,
si presentaru comu sarbaturi
e sbandierandu benessiri e lavuru
seminaru discordia e falsità.

Ma a genti da Salina parrau chiaru
non voli cchiù velenu e inquinamentu,
e si mi permettiti mancu jeu,
chi di focu e di fumu mi nd’antendu.

Ci vogghiu diri a sti politicanti,
chi continunu mi jarmunu zizzania,
chi a natura, chi jeu rappresentu,
ormai esauriu la so pazienza.

Quandu virunu chi mi ncazzu e jettu focu
iddi pensunu ch’è cosa naturali.
Non sannu quantu sugnu 'nnasiatu
mi pensu a quantu l’omu è disgraziatu.

venerdì 23 settembre 2011

SEI-REPOWER ha finanziato i comitati per il Si al carbone


Il Coordinamento delle Associazioni dell'Area Grecanica esprime profonda indignazione per il comportamento ingiustificabile della REPOWER, socia di maggioranza della SEI s.p.a., che cerca di acquisire consensi foraggiando i comitati "spontanei" per il si al carbone. Ai microfoni del programma Rundschau, della tv svizzera SF, Kurt Bobst , CEO di Repower, ha confessato di aver finanziato con 9000 franchi svizzeri i comitati pro carbone, affinchè gli aderenti e i simpatizzanti degli stessi potessero presenziare alla manifestazione tenutasi il 27 agosto 2011 a Coira in Svizzera.
Questi comitati, pertanto, rappresentano l’unico esempio di organizzazione “spontanea” in cui la “spontaneità” sembrerebbe essere incentivata da finanziamenti di scopo. Stando a quanto emerso da un’altra inchiesta giornalistica condotta da Mnews.it, la Repower, inoltre, avrebbe anche “supportato” la comunicazione istituzionale degli attivisti del SI, facendo redigere i comunicati stampa dei comitati direttamente da propri dipendenti.
Il Coordinamento è fortemente sdegnato per i metodi a dir poco censurabili usati dalla RePower che, mentre ufficialmente, parla di dialogo e confronto con la popolazione poi, adotta comportamenti che Irene Aegerter, vicepresidente dell'Accademia svizzera delle scienze tecniche e co-firmataria di una lettera aperta contro le centrali a carbone, definisce ASSOLUTAMENTE IMMORALI.
Quello che le due inchieste hanno portato alla luce è a dir poco indecoroso. Le popolazioni dell’Area Grecanica sono state raggirate per tre anni dai comitati "spontanei" del si che, alla luce dei fatti emersi, di spontaneo sembrano avere ben poco.
Tutto questo, ironia della sorte, è accaduto mentre alcuni comitati del Si e qualche consulente della SEI, lanciavano una campagna denigratoria nei confronti del Coordinamento, al fine di smentire, attraverso dichiarazioni palesemente contrastanti con la realtà dei fatti, la buona riuscita della manifestazione No Carbone di Coira, in Svizzera.
Il Coordinamento, a questo punto, non può che chiedersi come mai una multinazionale come RePower, che si dichiara sicura della bontà del proprio progetto, abbia deciso di ricorrere a questi mezzucci per creare consenso e soprattutto: cosa ancora potrebbe emergere da tutta questa torbida vicenda?
Il Coordinamento continuerà con sempre maggiore determinazione a vigilare e a lottare in difesa del territorio, informando in modo chiaro, onesto e trasparente, affinchè il NO espresso ripetutamente a gran voce da tutta la popolazione e dalle istituzioni, sia un NO consapevole!
Coordinamento Associazioni Area Grecanica

giovedì 22 settembre 2011

C'è miss Italia i Rriggiu!


Mentri mi fazzu a barba, ‘e tri di notti,
c’aiu a gghiri mi lavuru, ferrovieri,
vardandumi nto specchiu staiu pinsandu
'e giurnali ch'i titoli d'aieri.

“C’è miss Italia i Rriggiu!..” titolaru,
“è fonti di fierezza e nobiltà.
E finalmenti è ricanusciuta
puru p’a nostra genti la bontà!”

Mi veni a mmenti ogni fimmina normali
chi, senza concorsi e senza passerelli,
si trova, grazie a sta terra ingrata,
mi si ndi vai all’esteru emigrata.

E pensu a ddu Franciscu motticianu,
chi nuddu canusciva  finu a ieri,
chi non fici concorsi e, volontariu,
girava u mundu pi gghiutari a  genti.

Pari chi ll’aiu a cangiari, sta lametta,
non tagghia cchiù, e mi pozzu cciuncari.
Poi mi nd’accorgiu chi mi trema a manu,
pensandu a quant’è ottusu u rriggitanu.

martedì 20 settembre 2011

I nimici i Rriggiu

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Ssettatu a 'n pizzu o’ Ccippu in via Marina

pensava e’ fatti mei i prima matina

quandu nto silenziu rimbombau

‘na vuci forti e calma... e mi chiamau.



 Iasandu a testa jeu mi nd’accurgia

chi a statua i bronzu s’era rianimata:

“Giuvinottu!  Jeu mi rivolgiu a vui

pi diri quantu sugnu suddiata.



 Ora chi giostri e musichi finire,

pensava chi mi potiva ripusari

e inveci i rriggitani già sturiannu

com’annu a fari mi creunu atru dannu.



 Ormai su rriggitana cchiu’ di vui

avi millenni chi frequentu cca’

mi misiru a difesa e protezioni

'i quandu fu fundata ‘sta città.



 Ndi vitti i tutti i tipi, cotti e cruri,

assedi, invasioni e pestilenzi,

ma chiddu chi staiu virendu ndi sti tempi,

nta me memoria non avi precedenti .



 Fannu festi, festini e festival,

mentunu rradiu e fimmini in costumi

e menu mali chi pi jarmari u palcu

mi cumbogghiunu ogni vota c’u teluni.



 Almenu m’a risparmiunu a virgogna

mi pari chi mi piaci stu burdellu,

n’a vogghiu fari sta malaviruta,

jeu  che canuscìa Ibico e Pitagora.”



 ...Pensai chi simu cumbinati mali

si puru Atena ormai si suddìau.

E mi vinni nta testa  'na dumanda

chi ci  voliva fari i tantu tempu.



 “Sintiti, vi voliva dumandari

pirchì, si difenditi sta città,

vui non vardati ddrittu versu 'u  mari

pi vidìri s’u nimicu rriva ccà?”


“ Chi dumandi faciti, giuvinottu?


Inveci aiu a vardari p’a città!

Jeu aiu a difendiri Rriggiu d’i nimici

e i nimici i Rriggiu sunnu ccà!”


lunedì 19 settembre 2011

U vecchiu c'a curuna

Nu jornu chi, ssettatu a ‘rribba o’ mari,
mi gustava u suli chi calava,
vitti nesciri ill’acqua e caminari
nu vecchiu chi rridiva e mi vardava.

Barba e capiddii longhi e ricciuluti,
cu ‘na curuna nta testa e senza rrobbi
mi dava n’impressioni di potenza
e puru di saggezza e santità.

Mi dissi: “amicu, diciti, siti i Rriggiu?
Sta città a mia mi piaci assai,
i so abitanti, inveci, n’e supportu,
e cchiu’ i na vota pi iddi mi ‘ncazzai.”

A mia non mi pariva facci nova,
e mi trovai comu a parrari cu n’amicu.
Ci rrispundia: “su i Rriggiu, jeu vi canusciu!
‘Ndi vittimu atri voti, o è fantasia?”

“Si siti i Rriggiu vui mi canusciti,
aiu tanti facci e puru tanti nomi,
jeu sugnu chiddu a cui si c’è bisognu
i rriggitani cercunu sussidiu.

Sugnu masculu, fimmina, pianeta,
astru diurnu oppure ventu e pioggia,
acqua o focu, nimali o santità,
avi tanti millenni chi su’ ccà!

Cangiai forma e nomi tanti voti
a sicundu di tempu e cunvenienza,
na sula cosa non cangiau mai:
si ci su guai Rriggiu cerca ‘a me presenza!

È vecchiu viziu di vui rriggitani:
di festi e cerimoni vi ddubbati,
d’i cosi d’a città vi ‘ndi futtiti
fino a quandu non siti strati strati.

Quando u surbizzu è fattu bonu bonu
e Rriggiu è cumbinata all’ancall’aria
faciti u sacrificio o a prucessioni,
chi ccà c’è u fissa chi sistema tuttu.

Jeu vinni mi vi dicu, a vui pi tutti,
chi è ura m’a finimu cu sta storia.
Rriggiu avi a capisciri ch’è idda stessa
c’avi a fari u so’ futuru e gloria!

I rriggitani s’annu a rrussigghiari
i ‘nu sonnu chi dura i tantu tempu,
indegni e truffaldini annu a  cacciari,
e allura si, chi poi ponnu parrari!”

U vecchiu si girau mi si ‘ndi vai,
ntall’acqua si tuffau comu un delfinu.
“Ma vui cu siti, qual’esti u vostru nomi?
Siti cchiù rriggitanu i mia, i comu parrati!”

“Vu dissi, aiu tanti nomi e tanti formi,
e sugnu nnamuratu i sta città!
Purtatancilla a Rriggiu sta ‘mbasciata,
e dicitinci ch’jeu sugnu sempri ccà!”

Mentri parrava, u vecchiu si lluciva.
U suli era calatu, ma era jornu.
Iaprendu l’occhi jeu mi nd’accurgia
chi supra a spiaggia aviva fattu un sognu.

martedì 13 settembre 2011

RRiggiu e u satizzu


Caminandu p’a città
cull’amici e me cumpari
mi scialava passiandu
ammirandu u lungomari;

ci diciva a me cumpari:
“a città si sta sfasciandu,
non c’è sordu non c’è ranciu,
ndi spiegau l’opposizioni
chi c’è crisi di bilanciu!”

Me compari mi vardau,
nnaschiandu paru paru
e mi dissi: “amicu caru,

p’un paninu c’u satizzu
mi 'ndi  futtu du’ bilanciu,
e si mi 'ndi mangiu ddui
mi 'ndi futtu puru i vui!”

U paninu c'u satizzu
è na  droga p'u Regginu,
È na vera tradizioni,
puru cchiù da Processioni!

Puru LLillu presidenti
capisciu quant’e importanti
c’u biglietto d’a Reggina
'ndi rrialau davveru tanti

E p’a festa ra Madonna
Superpeppi preparau
l’invasioni di satizzu
nto paninu strati strati;

non c’è  strata, non c’è locu
undi non si viri un focu
pi rrustiri stu  satizzu,
chi non è nu sghiribizzu…

P’a delizia di Reggini,
non si vardunu mestieri,
c’è permessu di rrustiri
p’u scarparu e u gioiellieri.

Don Limitri e Superpeppi
(notti ianchi e errettielli)
stannu attenti ch’i Reggini
su’ cuntenti p’i panini
cusì non si preoccupannu
mi rrivamu a' fini ill’annu.

 A stu puntu chi mi resta?
Puru ieu mi calu a testa?

Mentri pensu chi non pozzu,
mi nd’accorgiu chi partiu
n’atra vota a prucessioni
du’ satizzu e di’ patati;

e mangiandu senza sosta
i Reggini su ddubbati
puru st’annu, senza sordi,
tradizioni rispettati!

Cu nu ggridu secolari,
Rriggiu non s'arrendi mai;
a' so’ festa non rinuncia
puru ora, cu' sti guai!

“dopu a festa ci pinsamu,
anzi pensa a tuttu Peppi,
cu Limitri e amici vari
simu a postu, amu a gridari:

cu terremotu,
cu guerra e cu paci….
satizzu rrustutu….
satizzu nta braci!”

mercoledì 7 settembre 2011

Scopelliti: "di questo rispondo, non c'è dubbio"...ma nessuno glielo chiede!



Nel 2009, l'allora sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, nell'ambito di una inchiesta giornalistica sulla crisi idrica in città viene intervistato da RAI3 in merito ad un incarico "fiduciario" assegnato ad un amico personale privo della competenza tecnica necessaria a svolgerlo. La risposta generò perplessità già allora, ma alla luce dei fatti successivi la perplessità lascia posto allo sgomento. In questo video, alcune riflessioni documentate. (La canzone della sigla "Rriggiu" è dei Mattanza, cantata da Mimmo Martino.)

martedì 30 agosto 2011

Il bilancio non è una cosa seria

Il sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena detto Demi ha comunicato la cifra relativa al buco di bilancio del Comune di Reggio Calabria...o meglio, quella che viene fuori dai suoi calcoli diciamo....casalinghi. Ai reggini basta la parola...o no?


mercoledì 3 agosto 2011

"Un caffè alla ferrovia!"


Tanti anni fa ti incontravo spesso per strada, la mattina presto oppure all'ora di pranzo: io andavo a scuola e tu lavoravi, facevi già il barista. Camminavi con passo ondeggiante, a causa della sfortuna che evidentemente ti ha voluto accompagnare fin dall'inizio: zoppicavi. Ricordo il tuo modo di salutarmi, sollevando il capo contemporaneamente al "ciao!". Non ci fermavamo mai a parlare, ci salutavamo e proseguivamo ognuno per la propria strada....per il proprio destino, potrei dire adesso. Ti ho ritrovato anni dopo, al bar dove vado con i colleghi, e per anni ho gustato il caffè che mi hai servito.... "un caffè alla ferrovia!"...dicevi, mentre me lo porgevi al banco. Non sapevo delle tue vicissitudini, nè di quanto avrebbero influito sul tuo destino. Te ne sei andato arrendendoti alla vita che non ti ha dato molto, probabilmente niente; un giorno forse ci ritroveremo da qualche parte, in un mondo migliore a prendere un caffè insieme, anche perché sto pensando adesso che non lo abbiamo mai fatto. Ciao Nino!

martedì 2 agosto 2011

Approvato il progetto del ponte sullo Stretto, aumenta la penale in caso di rinuncia alla sua realizzazione.

Personalmente sono convinto, come ho già più volte esternato su questo blog e su altri siti, dell'inutilità del ponte, della sua dannosità, e soprattutto del fatto che è un'opera irrealizzabile per come viene "rappresentata" attualmente. Il presunto costo dell'opera (!) è già passato da 6,3 ad 8,5 miliardi di euro; ufficialmente a causa di modifiche apportate al progetto, ma in realtà ci sarebbero ancora da valutare le variazioni dei costi delle singole voci nel corso degli anni (sei, per ora) necessari al completamento. 
Dalla scheda tecnica del progetto definitivo del ponte approvato la scorsa settimana dalla società Stretto di Messina S.p.A., si possono "apprezzare" (!!!) anche le "tariffe medie per singolo attraversamento" previste per l'infrastruttura:
Tariffe medie per singolo attraversamento
Moto 7,80 €
Autovetture locali 16,20 €
Autovetture lunga percorrenza 32,00 €
Autobus locali 30,00 €
Autobus lunga percorrenza 164,00 €
Autocarri locali 85,00 €
Autocarri lunga percorrenza 110,50 €
È ridicolo anche solo pensare di prevedere con esattezza le variazioni (o meglio, gli aumenti) per i prossimi sei anni delle tariffe di qualsiasi servizio già erogato; figuriamoci nel caso di un'infrastruttura su cui, qualora si dovesse realizzare, graverebbero tante voci di costo al momento forse neanche previste. A meno che il governo non prenda l'impegno (se ha il potere e la capacità di farlo) di bloccare le tariffe e quindi di coprire i costi dell'infrastruttura anche per la manutenzione, oltre che per la sua realizzazione (visto che l'Europa ritirerà il finanziamento). In caso contrario, i dati esposti dalla Società Stretto di Messina sono, come sempre fino ad ora...aria fritta! Una cosa sola è  purtroppo reale: l'aumento della penale che lo stato dovrà pagare alla società appaltatrice in caso di rinuncia alla realizzazione del ponte. Da 630 a 850 milioni di euro, cioè il 10% del costo complessivo dell'opera. Nel frattempo, dei comitati pro-ponte che sfornavano continuamente comunicati senza nè capo nè coda, non si hanno più notizie... 

su questo blog, altri post alla tag ponte sullo stretto
 

sabato 30 luglio 2011

Reggio Calabria: "Buche e cabaret"

Egregio direttore, stavo proprio pensando di scrivere qualcosa in merito alle numerose buche che infestano il manto stradale della nostra città in relazione all'avvicinarsi della nostra seppur piccola "stagione delle piogge", quando ho letto l'ennesimo comunicato stampa farcito
della solita supponenza tipica della maggior parte dei nostri attuali amministratori, e non posso fare a meno di ricollegarmici. Il consigliere Scarfone definisce cabarettista Giuseppe Falcomatà perché lo stesso ironicamente attira l'attenzione su una delle buche storiche, talmente attempata da avere anche un soprannome; ma non si rende conto che con la sua risposta ha fatto una pessima figura, dimostrando in realtà che sarebbe bastato un niente, un minimo impegno, a risolve il problema. Se l'impegno è scaturito da un intervento "da cabaret", ben vengano tutti gli interventi del genere, compreso quello di Gianni Ippoliti all'aeroporto, che ha fatto tanto arrabbiare l'assessore Minasi. Evidentemente questa amministrazione è sensibile agli stimoli del genere, al punto tale che per rispondere alle sollecitazioni si fa scrivere i testi da esperti del settore, perché la risposta del consigliere Scarfone altro non è che un testo da teatro, non saprei dire se comico o tragico, visti i variegati risvolti dell'argomento; l'ennesimo autogol caratteristico di questa maggioranza. Non pensino questi signori che quando nessuno risponde ai loro comunicati di soddisfazione, di autoincensamento, di promesse non mantenute, ciò voglia dire che non c'era niente da eccepire! In realtà i cittadini hanno altro da fare che perdere tempo a ribattere alle loro epistole, lo fanno quando proprio non ce la fanno più, quando l'arroganza ha raggiunto un livello insopportabile; perché questa è l'immagine che da questa maggioranza.  Una maggioranza in cui ognuno si fa i suoi comunicati, interviene dove non ha competenza (ma solo se sollecitato), usa l'ufficio stampa del comune a titolo personale. 
Ma il sindaco dov'è? Ha delegato ai propri consiglieri anche le risposte ufficiali, oltre che lasciarli liberi di intervenire al di fuori delle proprie competenze, oppure non riesce a gestirli? Con l'occasione vorrei fare notare ai nostri amministratori che oltre alla buca oggetto dell'arrabbiatura del consigliere Scarfone ne esistono tantissime in città, e che non c'è alcun bisogno che qualcuno gliele segnali visto che anche loro, sempre se girano per la città anche quando non sono in cerca di voti, devono sicuramente avere il loro bel da fare per evitare di caderci dentro. Inoltre i tombini di scolo sono quasi tutti intasati e molti addirittura ospitano vegetazione di vario tipo. Il 4 settembre scorso rimane nella memoria dei cittadini di Reggio per i gravi danni provocati da un nubifragio che ha allagato tutta la città e periferia; adesso siamo a luglio, c'è poco tempo prima di ritrovarci nuovamente nel periodo critico, ma non vedo alcun intervento in merito, in città. Tra poco sarà troppo tardi per interventi risolutivi...ma già, loro le criticità le affrontano, mica le risolvono.

mercoledì 27 luglio 2011

Sulla nomina di Francesco Nitto Palma a guardasigilli

Ogni singolo esponente del PDL calabrese si sta sbrodolando ad esprimere soddisfazione per la nomina a guardasigilli del senatore Francesco Nitto Palma "parlamentare eletto in Calabria" (con i voti dei calabresi, aggiungo io). Anche io voglio in questa nota evidenziare le doti di fine giurista del senatore romano eletto in Calabria, doti che gli hanno permesso di essere giudicato idoneo a ricoprire l'incarico delicato di ministro guardasigilli: "Attività parlamentare:Nel 2002 è stato promotore di un emendamento per reintrodurre l'immunità parlamentare: la proposta ipotizzava come i processi a carico dei parlamentari sarebbero stati sospesi fino al termine del loro mandato. L'emendamento è poi stato ritirato"   
Fine dell'attività parlamentare di rilievo di Francesco Nitto Palma, senatore romano eletto in Calabria con i voti dei calabresi.

Sulla vicenda Ippoliti l’assessore Minasi offende la città e si arrampica sugli specchi.





(da lettere a Strill)

Egregio direttore, ho appena finito di leggere (anzi di rileggere per la terza volta) la nota dell’assessore all’ambiente del comune di Reggio Calabria Tilde Minasi relativa all’azione provocatoria di Gianni Ippoliti all’Aeroporto dello Stretto, e non riuscendo nonostante tutta la mia buona volontà a trovare significati diversi da quello che appare, esprimo tutta la mia indignazione per la supponenza con cui la dottoressa Minasi affronta l’argomento. “Senza voler aprire alcuna polemica”, dice l’assessore, scaricando la colpa della vergogna nazionale a cui è stata esposta per l’ennesima volta la nostra città sulla SOGAS e sui cittadini, con un passaggio “soft” su chi è preposto alla cura e alla manutenzione degli spazi pubblici. Abbiamo così scoperto che, secondo la sua stessa tesi, la dottoressa Minasi è doppiamente responsabile della brutta figura fatta: una volta in veste di responsabile preposto ed un’altra volta in veste di cittadina, visto che ha inteso inserire nel calderone tutta la cittadinanza compresa quindi anche lei (e saprà certamente di cosa parla, quando parla per se). Mettendo da parte l’ironia, l’umiltà non è una virtù che ha mai contraddistinto gli esponenti della coalizione di cui fa parte l’assessore Minasi, se è vero come è vero che tutti insieme continuano da anni a sostenere che a Reggio va tutto bene e che i problemi sono “affrontati” puntualmente (dicono proprio così, affrontati; chissà quando mai ce ne  sarà uno “risolto definitivamente”, anziché “affrontato”). Vorrei ricordare alla dottoressa Minasi che la città non le ha conferito la nomina di moralizzatrice pubblica, bensì quella di amministratore; che proprio in qualità di amministratore non le è consentito esprimere opinioni generiche e gratuite sull’intera cittadinanza, e che caso mai è lei ad essere sottoposta al giudizio dei cittadini per il suo operato. Oltre che avere il compito di mantenere pulita ed in ordine la nostra città, l’amministrazione comunale ha i mezzi legali per prevenire ed eventualmente sanzionare le infrazioni a cui la dottoressa Minasi si riferisce, individuando i singoli o anche le aziende che le commettono (che purtroppo esistono, non c’è dubbio), e se non lo fa è inadempiente ai suoi doveri verso la città e verso i cittadini che si comportano civilmente, che sono la maggioranza e che pretendono di ricevere, in cambio, rispetto ed una città vivibile.





mercoledì 6 luglio 2011

Assessore, ci sei o ci fai?


L'assessore regionale al bilancio Giacomo Mancini (Junior) ha recentemente esultato sul suo blog per l'interesse del quotidiano inglese "The Indipendent" verso la Calabria e per le lodi che vengono tessute nel servizio verso l'amministrazione Scopelliti e verso se stesso in particolare. Peccato che il servizio in questione sia risultato un vero e proprio inserto a pagamento commissionato per conto della Regione Calabria ad un'agenzia di pubblicità esclusivista per il "The Indipendent". Costato tra l'altro 12.000 euro, e di cui non si è notato per niente il ritorno d'immagine. Il Corriere della Calabria, in un servizio sul numero 3 del 2011 espone spietatamente l'ennesimo spreco con annesso inganno mediatico commesso dall'amministrazione regionale in carica.


 

Sotto, il servizio di "The Indipendent" con l'intervista a Giacomo Mancini, che non potrà dire di non conoscere la natura dell'articolo a meno di non ammettere contestualmente di essere un ingenuotto, e, naturalmente, di non potere ricoprire la carica di assessore (al bilancio, poi!). 




E per finire, a riprova della cura con cui è stato confezionato il reportage pagato profumatamente, nel servizio una bella foto di Scilla, con la didascalia: "panorama di Reggio Calabria, una delle più belle città della Calabria".