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lunedì 29 ottobre 2012

'Ndrangheta e Stato


Stiamo assistendo ad un’offensiva senza precedenti dello Stato contro la ‘ndrangheta, che ha scoperchiato una rete fittissima di connivenze e complicità con elementi delle Istituzioni e della società civile. Colpi durissimi insieme a qualche operazione-bufala (quasi inevitabile quando si agisce a tutto spiano) giornalmente indeboliscono un’organizzazione che, a detta degli esperti, aveva raggiunto una posizione egemone nelle attività criminali planetarie. A Reggio Calabria non c’è famiglia mafiosa che non sia stata colpita dal maglio della giustizia. Lo Stato quindi agisce. Continuando così molte, forse tutte le famiglie mafiose del reggino non potranno più essere operative ed efficienti, senza soldati e senza fondi, e soprattutto senza guide esperte. Si stanno creando dei veri e propri buchi nel tessuto mafioso che se non saranno occupati dallo Stato diventeranno preda di altre realtà del mondo criminale, come è già successo in altre parti del mondo. I narcos sudamericani, per esempio, che gestiscono il traffico di droga con la ndrangheta, certamente non abbandoneranno un commercio del genere solo perchè il socio del momento non è più operativo. Il cittadino ha bisogno di uno Stato presente, a cui si possa rivolgere sicuro di ottenere attenzione e considerazione. Per adesso non è così. Il famigerato esempio fatto dal governatore Scopelliti sull’acqua di Terreti, seppur improvvido perchè fuori luogo nel contesto in cui è stato posto, esprime un concetto che è una triste realtà. L’inefficienza dello Stato, la sua assenza in aspetti essenziali della vita dei cittadini ha permesso la diffusione del fenomeno mafioso, con una ndrangheta che si è sostituita allo Stato soddisfacendo le esigenze inevase dei singoli. Una guerra lascia sempre morti e distruzione, dopo dovrebbe iniziare la ricostruzione; questa guerra non è diversa dalle altre, abbiamo visto i morti, vediamo i danni causati dal conflitto. E la ricostruzione? Lo Stato sarà presente? Al momento non lo è; l’impressione è quella di una furia inarrestabile volta solo ed esclusivamente alla distruzione del nemico. C’è da dire che mentre la guerra viene fatta dal braccio armato dello Stato, Forze dell’ordine e Magistratura che si stanno dimostrando presenti ed efficienti, la contestuale occupazione del posto lasciato libero dal perdente dovrebbe essere compito della politica. Ma con questa politica, fatta in massima parte di pressappochismo e corruzione, c’è ben poco da stare allegri. Da questo punto di vista, in Calabria non ci sono segnali positivi, al momento; e se  e quando ci saranno, ci vorranno anni prima di potere recuperare il terreno perso in decenni. Non vorrei che, nell’era della globalizzazione, la ricostruzione (in negativo) diventi appannaggio di qualche economia (mafiosa) straniera.

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