Il
recentissimo episodio del mezzo dei Vigili del fuoco che è sprofondato in una voragine durante un intervento a Santa Caterina è purtroppo rappresentativo
della situazione generale della città. Rimarrà, nella memoria storica cittadina
(ormai inesorabilmente informatizzata) come uno dei simboli dello sfascio generale
in cui versa ai giorni nostri questa nostra amata patria. Episodi come quello
di Santa Caterina sono purtroppo possibili dappertutto in città, complici i
numerosi nubifragi avvenuti negli ultimi anni e le diffuse falle
nell’acquedotto e nei condotti fognari che tuttora sussistono. L’acqua,
convogliata nelle varie buche lasciate a cielo aperto per mesi e mesi, scorre
nel sottosuolo scavandosi il percorso ed indebolendo quindi la pavimentazione stradale,
che alla prima sollecitazione eccessiva cede aprendo una voragine. A nulla vale,
ed è anzi paradossalmente dannoso, l’intervento tardivo di copertura della buca
quando nel sottosuolo si è già creato un canale che l’acqua utilizzerà
nuovamente alla prima occasione. Interventi decisivi in città non se ne vedono
da anni. Al contrario, sono stati effettuati alcuni lavori che hanno
contribuito a creare situazioni di pericolo. A Piazza Garibaldi, per esempio,
anni fa sono stati eseguiti alcuni sondaggi nel terreno in tutta la piazza
intorno al monumento a Garibaldi. Le buche dei carotaggi di piccolo diametro
effettuati nel manto stradale sono state lasciate aperte e sono state quindi
interessate dai nubifragi degli ultimi anni, durante i quali, si ricorderà, spesso
la piazza si è completamente allagata. Adesso molti di quei buchi sono otturati
da spazzatura e dai detriti che l’acqua vi ha trascinato dentro, ma altri sono
ancora aperti. L’acqua vi scorre dentro andando a finire chissà dove. È lecito
pensare che scorra nel sottosuolo della piazza, scavando ed indebolendo il
manto stradale, come ha fatto dappertutto in città. Sarebbe il caso di
provvedere a verificare la situazione della piazza e di tante altre sedi
stradali cittadine in condizioni analoghe, prima che si verifichi
l’irreparabile.
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