In occasione della serata di apertura dell'edizione 2015 di Calabria d'autore, l'evento culturale che ormai da anni si svolge presso l'Associazione culturale "Incontriamoci sempre" di Reggio Calabria, il conduttore, Antonio Calabrò, ideatore dell'evento insieme a Marco Strati e Marco Mauro, mi ha chiesto di dare il mio contributo di pensiero. Il tema era: "io vorrei per la Calabria". Ecco il testo del mio intervento:
Vorrei una Calabria
consapevole, abitata da calabresi consapevoli. Consapevoli della propria
storia, consapevoli delle proprie capacità, consapevoli della propria dignità,
che non sono seconde a nessun altro popolo del mondo.
Vorrei una Calabria amata,
abitata da calabresi che la amano.
Vorrei una Calabria che non
si pianga addosso, abitata da calabresi che non si piangano addosso.
Vorrei una Calabria
battagliera, abitata da calabresi battaglieri.
Vorrei una Calabria
intraprendente, abitata da calabresi intraprendenti.
Vorrei una Calabria che
agisca e progetti, abitata da calabresi che realizzino quei progetti.
Per progettare occorre essere
lucidi, stare con i piedi per terra.
Occorre saper immaginare.
Anche se vengono usati come
sinonimo l’uno dell’altro, sognare ed immaginare non sono la stessa cosa.
L’immaginazione è molto spesso basata su fatti
e previsioni. Dall’immaginazione frequentemente scaturisce il progetto.
Quando si sogna invece, tutto
è permesso, si possono superare barriere insormontabili.
Anche dal sogno può derivare
il progetto, ma più spesso può scaturire la rabbia di non vederlo realizzato.
Ma
questo accade solo a chi smette di sognare.
Io non smetto mai.
Vorrei una Calabria che
pensi.
Vorrei una Calabria che immagini e progetti.
Vorrei una Calabria che
sogni e non smetta mai di farlo.
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