“T’a
cacciasti cu ‘na mangiata ‘i piscistoccu” (te la sei cavata con un pranzo a
base di pescestocco) è un modo di dire reggino per significare una cosa
ottenuta a basso prezzo, pagando poco. Cibo di tradizione nordica, il merluzzo
dapprima essiccato per essere conservato viene messo a mollo in acqua dolce e
quindi reidratato. Sulla sua qualità influisce molto sia il procedimento di
essiccazione che quello di reidratazione, l’acqua usata è decisiva. Cucinato in
vari modi, associato a cipolle, olive e patate, nei tempi passati costituiva un
pasto nutriente ed economico oltre che gustosissimo. Adesso, in realtà, il
detto poco si adatta al suo antico significato, visto che il prezzo è salito
vertiginosamente come per tante altre antiche pietanze popolari. Eppure per
centinaia di anni in provincia di Reggio Calabria davanti ad un tavolo
imbandito a pescestocco si sono prese decisioni di peso, lecite ed illecite.
Come lo so? Ieri un amico mi ha esposto una sua teoria: una metafora della
“rriggitanità”, che ha a che fare con il
pescestocco.
-Sai, una delle pietanze più buone della
nostra tradizione, spesso ha partecipato a decisioni storiche in città. Quante
cose si sono decise a Reggio davanti a un piatto di pescestocco!-
-Che vuoi dire?- Lo guardo in faccia
incuriosito.
-M’immagino, anzi sono certo che sia
accaduto, deve esserlo stato per forza. Per esempio, secondo me quando un
famoso imprenditore reggino ha deciso di aprire una catena di supermercati in
città deve averlo fatto insieme ad i suoi soci durante una “mangiata” di
pescestocco. Anche tante alleanze politiche, riunioni decisive per le sorti
della città, summit di ‘ndrangheta. Insomma, tutto quello che alla fine è
risultato effimero, volatile, illusorio o dannoso. A Reggio secondo me le
decisioni importanti le ha decise il pescestocco. Tutte le decisioni che hanno
generato un fallimento, o un breve successo.-
- Mi spieghi perché il pescestocco e non, per
esempio, le frittole?- Il ragionamento mi diverte e allo stesso tempo mi intriga.
-Anche le frittole, potrebbero essere, ma molto
meno. Perché le frittole non sono un piatto per tutto l’anno. Il pescestocco lo
mangi tutto l’anno, le frittole no. Forse qualche mangiata di frittole c’è stata,
ma non è stata decisiva.- Ride, sa di stare esagerando, ma secondo me è anche
convinto di quello che dice. Naturalmente è una metafora, ma manca un pezzo
della spiegazione.
-Ok, il pescestocco. Ma perché le decisioni fallimentari?-
-Semplice: nonostante sia un piatto gustoso,
è comunque un cibo povero, ed è facilmente deteriorabile una volta fatto
rinvenire. Il pescestocco dopo due ore che è fuori dall’acqua già puzza, si
deve cucinare subito. In un certo senso è effimero, se non viene lavorato in
breve tempo. Come tutte le iniziative prese in città negli ultimi decenni: dura
poco o, se non curato, niente. Davanti a un pranzo a base di pescestocco si
riuniscono solo i “rriggitani”, se c’è un ospite forestiero difficilmente viene
invitato esclusivamente a pescestocco, gli si propongono prima altri piatti. Ora,
se i “rriggitani” si riuniscono per divertirsi l’effetto è eccezionale, lo sai,
ma se si riuniscono per cose importanti la storia racconta che da centinaia di
anni quasi mai ne è uscito qualcosa di buono. Sai da quanti anni il pescestocco
è stato introdotto in Calabria? Circa 500. Quindi non può essere diversamente,
è matematico: da cinquecento anni a Reggio la stragrande maggior parte delle
cazzate sono state progettate durante una mangiata di pescestocco. E le poche rimanenti
durante una mangiata di frittole. – È un grande attore, il mio amico.
Mi guarda con un’espressione semiseria,
tra il divertito e il preoccupato, aspettando la mia reazione. Mi ha convinto, lo saluto e scappo a casa a
scrivere questo pezzo.
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