(Fantasia portami via)
Caro amico ti scrivo, perché non avevo niente da fare…
Lucio Dalla e Luigi Tenco probabilmente si
rigirerebbero nella tomba se sapessero, solo che l’assemblaggio dei due
concetti rende perfettamente l’idea. Mi perdoneranno, spero.
Come sai sono da mesi a terra, relegato disarmato dentro un
fortino di cemento (forse è anche armato, il cemento) senza un preciso
incarico, a rigirarmi i pollici per buona parte della giornata. Dovrei
difenderlo mi dicono, mi dicono anche che il nemico verrà, ma non mi
danno alcuna indicazione. Non so quando, da dove, che aspetto avrà… boh!
Stare per buona parte della giornata da
solo ad aspettare un nemico che forse nemmeno esiste o che non sembra avere
alcun interesse per il mio fortino, e passare poi il tempo rimanente tra i miei
compagni di sventura che, ahimè! trovano dilettevole disperarsi e recriminare
sul proprio destino di soldati senza tempo e senza futuro, mi comprime, mi deprime,
mi opprime. Capirai perciò perché, se
non posso evitare per ovvi motivi il mio lungo turno di guardia sotto il sole
aspettando chi non verrà mai, eviti se non altro d’intrattenermi con gli altri,
al fine di non aggravare la mia condizione di precario equilibrio in bilico tra
una folle saggezza ed una saggia follia. Tutto ciò mi ha dato, mi dà motivo e occasione
per riflettere su altro.
Argomenti dapprima a caso, poi sempre più definiti,
fino a giungere all’individuazione di quelli più importanti, o forse solo quelli
che a causa del delirio indotto dai lunghi periodi di guardia sulle mura del
fortino, fissando l’orizzonte esposto al sole e spesso senza un goccio d’acqua
o qualsiasi altro genere di ristoro, come tali mi appaiono.
E, caro amico, tra quegli argomenti, quello che costantemente mi si presenta, che al momento mi sembra urgente e necessario da
trattare, è proprio la nostra cosiddetta amicizia.
Un giorno, dovresti ricordare, ti confidai di avere
una mia personale idea dell’amicizia; ti dissi (è un concetto che ho ben
elaborato) che le vere amicizie sono quelle disinteressate. Su questo sono
certo di ottenere l’assenso di molti. Ma la mia riflessione non si ferma
certamente all’ovvio, si completa con una (mia) certezza: accettando comunque
le eccezioni che in natura si presentano sempre, le uniche amicizie veramente
disinteressate sono quelle contratte nell’infanzia, nell’adolescenza, in prima
gioventù. Quelle, insomma, che scaturiscono da simpatia istintiva e non da
motivi di opportunità o necessità. Sono quelle che non hanno e non avranno mai
bisogno di essere messe alla prova, che dureranno per sempre anche senza essere
coltivate. Sono le amicizie “sempreverdi”. Ciò non esclude naturalmente che
anche altri incontri in età più matura, possano alla fine portare alla nascita
di amicizie “sempreverdi”. Raramente mi sono sbagliato nello stimare e valutare
altri, non certo nel valore complessivo, che sarebbe estremamente presuntuoso
da parte mia, ma nel peso da attribuire al rapporto sociale da costruire ed
eventualmente mantenere. Perché per me per definire un amico non contano pregi
e difetti, bensì ciò che da essi scaturisce alla fine in forma di rapporto con
l’altro. Quando te ne parlai, se lo ricordi, lo feci proprio per elevare la
nostra amicizia al rango di eccezione che conferma la regola. Perché in effetti
questo mi sembrava che fosse. Anzi, ne ero certo. Io.
Per questo mi imbarcai con te sulla nave di cui tu eri
l’indiscusso capitano, senza ambizioni né pretese, disponibile a partecipare a
qualsiasi impresa o anche solo stare a guardare. L’unica pretesa, ecco una in
realtà c’era, legittima credo, quella di venire informato al momento giusto. Al
momento che TU, in relazione all’importanza che attribuivi alla nostra amicizia,
avresti individuato. Ingenuamente pensavo di essere almeno un gradino più in
alto del normale pubblico, quello che assiste allo spettacolo seduto in platea. E però mi sbagliavo.
Non avevo tenuto conto del tempo. Quello passato, che
non si può cancellare; che se non è comune ad entrambi può incidere in maniera
devastante anche dove in realtà non dovrebbe. Ma attenzione! ... purché glielo
si lasci fare. E qui dovrebbe intervenire lo spirito dell’amicizia
“sempreverde”, a far sì che uno dei due si adegui all’altro. Ma secondo me,
caro amico, accettare le decisioni di un altro non vuol dire stare zitto o
magari incoraggiarlo a prescindere. Non
è quello che IO mi aspetterei da un amico per come intendo l’amicizia.
Ed evidentemente su questo non siamo d’accordo.
Così ho assistito, a cose fatte, all’inversione di
rotta della tua nave. Non è il massimo ma ancora ci può stare. Certo mi avrebbe
fatto piacere conoscerne almeno i veri motivi, alla fine.
Poi ho saputo da un amico comune che era
imminente una nuova avventura, ed il fatto strano è che quell'amico parlandomene non credeva di informarmi, bensì di approfondire
tramite me l’argomento. Io, che non sapevo né immaginavo alcunché,
nell’immaginario collettivo di quello che è il piccolo mondo in cui viviamo
sarei depositario di segreti e confidenze da parte tua. Ma anche questo, preso singolarmente, non
avrebbe alcuna importanza.
Ciò che mi ha profondamente ferito, caro amico, è la
tua assenza, o se preferisci la tua presenza fittizia, nel momento in cui
avresti dovuto pensare che forse avevo bisogno di un segno di vicinanza che,
perdonami, non si può concretizzare con una semplice missiva di poche righe e
il rinvio ad un successivo incontro che non c’è mai stato, specie se a quella
missiva qualche giorno dopo se ne aggiunge un’altra, con la quale come se nulla
fosse mi chiedi di partecipare all’ennesima tua avventura a sorpresa (per me
dico). Inutile rammentarti, amico mio, che ho subito ottemperato alla tua
richiesta nella misura che le mie possibilità del momento e le mie modeste doti
mi hanno permesso. Ho pensato, allora, che eri talmente preso dall’entusiasmo
che non ti rendevi conto che forse prima di chiedermi di combattere avresti
dovuto chiedermi se ne avessi la forza.
Comunque non fa niente. Adesso va tutto bene e se non
fosse che non avevo niente da fare probabilmente non avrei mai impegnato tempo
e fatica a scrivere queste righe, che alla fine lasciano il tempo che trovano.
Si tratta, in definitiva, solo ed esclusivamente di
ridimensionare un valore. Tocca a me farlo, sono io quello insoddisfatto. Così
ho colto l’occasione.
Torno al mio fortino, domani sarò nuovamente di
guardia. E poi, durante il meritato riposo, mi occuperò di qualche altro fantasma
o demone da esorcizzare; ce ne sono tanti, sai, basta avere il tempo di
individuarli.
Sempre che nel frattempo il nemico non attacchi.
Un abbraccio sincero.
Billy B.