Sono andato a comprare il sapone da barba. Uso la stessa marca da 35 anni, una di quelle storiche, usata anche dai barbieri professionisti. E compro la confezione professionale, da 500 ml. Sempre quella. La prima che ho avuto, a 15 anni, me l’ha regalata lo zio Ciccio, un signore particolare, molto esigente, anche troppo forse.
Ma oggi non vedo il mio prodotto preferito, di solito lo trovo a colpo d’occhio, tanto è caratteristica la confezione. Un tubo di plastica morbida con le scritte verdi pieno di crema profumata. Usarlo è semplice, si svita il tappo, si preme il tubo e la crema profumata esce sul pennello bagnato. Eppure è lo scaffale giusto.
Mi si avvicina una commessa, con uno sguardo interrogativo e contemporaneamente disponibile: -Posso esserle utile?- Non nego di essere perplesso, stavo pensando “accidenti, vuoi vedere che la ditta è fallita?” -Si grazie, signorina. Cerco la confezione professionale del sapone da barba xxx, ma non la vedo; la prego, non mi dica che non c’è!- Il sorriso rassicurante della commessa mi tranquillizza -Ecco qua, signore, la confezione è cambiata, per questo non la trovava; vede: hanno messo il tubo dentro uno scatolo, una cosa più fine.-Mi torna in mente quella famosa pubblicità di caramelle: “un cofanetto di caramelle xxx non s’incarta mai!”.
Le strategie commerciali sono spesso incomprensibili ai comuni mortali. Una confezione storica, che per mezzo secolo ha caratterizzato inconfondibilmente un prodotto viene cambiata, anzi stravolta…boh! Guardo lo scatolo e penso: “un rifiuto in più da smaltire, alla faccia delle politiche ambientali”. Passo alla cassa, pago e mi viene consegnato il prodotto dentro una busta ecologica di materiale biodegradabile che si buca immediatamente con lo spigolo dello scatolo.
Esco, dribblo un cumulo di rifiuti sul marciapiede e vado alla macchina. Il tubo di sapone da barba mi basterà per tre o quattro mesi, chissà se per allora qualcosa sarà cambiato. In meglio, intendo.
Nessun commento:
Posta un commento