Una delle caratteristiche che più amo
di Reggio è il fatto che sia panoramica. Ogni angolo della città,
se si sa guardare, offre spettacoli. Alcune volte sono meraviglie della natura:
basti pensare alle “strade cannocchiale” che
tagliano il centro portando il mare in città, o alle
antichissime magnolie che inanellano il Lungomare da sempre, forse da prima della
città stessa… E molte altre cose ancora, che
incantano ed innamorano.
…Ma questa peculiarità,
questa capacità di Reggio di mettere su un palcoscenico ogni cosa, non è solo
riferibile alle sue eccellenze! Eh no: Reggio, dicevamo, è panoramica.
Alcune volte, ahimè, i riflettori sono puntati su cose
che non dovrebbero essere viste o meglio ancora che proprio non dovrebbero
esistere.
E’ singolare che questa caratteristica
morfologica della città si estenda perfettamente anche ai suoi
cittadini: Reggio è sempre “panoramica”,
anche quando si tratta di mostrare l’umanità che
la popola, che la costituisce; ed anche in questo caso ci sono eccellenze e
persone che non vorremmo mai vedere.
Queste ultime negli ultimi due mesi hanno assunto una rilevanza
impressionante; nel senso che la loro presenza e la loro voce si sono fatte più sentire
da quando Reggio è diventata primo sbarco (e sottolineo
PRIMO SBARCO) di una gran quantità di migranti che fuggono dalle guerre e
dalle miserie dei propri Paesi d’origine nella speranza di trovare,
altrove, una vita sicura e dignitosa. Ecco, a proposito di questi eventi
Reggio, che non nega uno spazio a nessuno, ha offerto non solo amore,
solidarietà e generosità, raccontando attraverso i suoi gesti
d’accoglienza una storia millenaria fatta di arrivi, partenze,
culture vicine e lontane; la mia democraticissima, panoramica città si
è popolata improvvisamente di una pletora di personaggi assai
buffi, direi.
Pseudo redattori di pseudo testate giornalistiche, esperti di
malattie infettive e di leggi sulla Cooperazione Internazionale, vari ed
eventuali si sono radunati perlopiù in piazze virtuali come quella, ad
esempio ma non solo, che offre Facebook per lasciare al mondo le loro preziose
teorie sui veri motivi della disfatta economica, sociale, politica e (new
entry) sanitaria di questa città. Sì perché a
Reggio, dove la colpa per molti è sempre di qualcun altro, dove la
dismissione sistematica delle responsabilità è sport
cittadino praticato ancora da una moltitudine di persone, adesso si sostiene
che la disfatta di cui sopra è colpa proprio loro: degli “immigrati” (termine
che peraltro detesto: si chiamano, se proprio li si vuole categorizzare, “migranti”… ma
vabbè…).
Gli “immigrati”, signori miei,
sono i diretti, unici responsabili di una presunta emergenza sanitaria che
starebbe coinvolgendo chi si è preso cura di loro e chi ha consentito
loro di spostarsi (su mezzi ATAM), estendendosi potenzialmente al resto della
cittadinanza.
“Portano la scabbia” (magari
andare a leggersi come la scabbia si prende e soprattutto come si cura, e
soprattutto come vengono trattati in primo soccorso gli infetti).
“Bivaccano per le strade della città suscitando
l’orrore dei turisti (turisti? Quali turisti? Quelli fatti
scappare via dal commissariamento? Ed inoltre: sicuro che i bivaccanti agli
angoli delle strade del centro siano solo i migranti e non anche i cari “strascinafaccendi” reggini
che da generazioni onorano con la loro operosa presenza la città sullo
Stretto, angosciati dalla morsa di uno dei tassi di disoccupazione giovanile più alti
d’Europa?).
“Vengono fatti salire sui mezzi che
usano i reggini per i loro spostamenti, e questo è pericoloso!” (questa
mi piace particolarmente: noi reggini in effetti abbiamo anticorpi d’amianto.
Per cui NOI non possiamo ammalarci e dunque trasmettere virus quando saliamo su
un autobus, ma l’”immigrato” ovviamente
sì!).
Insomma a voi che pensavate che la colpa della drammatica
situazione nella quale si trova Reggio fosse da ricercare e trovare nella mala
gestio degli ultimi anni, mala gestio che ha coinvolto tutti, ma proprio tutti
gli ambiti della vita cittadina (ai primi posti Sanità e
Inquinamento), dico: avete, abbiamo sbagliato tutto. Se fino a tre mesi fa la
colpa era dei commissari oggi è degli immigrati malati, bighellonanti
e chissà cos’altro.
…Che poi da decenni (salvo brevi,
illuminati periodi) non si riesca a risolvere la situazione immondizia a
Reggio, e che questo abbia realmente dato il via ad un’emergenza
sanitaria, e che i reggini non facciano nulla per essere più attenti
e puliti, non conta; così come non conta che si rischi ogni anno
d’estate di ammalarsi seriamente sguazzando nelle acque dei
mari cittadini, pieni pieni di coliformi fecali a causa degli sversamenti
fognari.
Perché cari miei i nostri virus, i nostri
batteri, la nostra sporcizia “sunnu megghiu” in
quanto prodotto DOC di questo splendido territorio. Di tutto quello che
realmente fa emergenza in città non preoccupiamoci: quello va bene. Di
una serie di eventi transitori invece facciamone un dramma, un casus belli sul
quale urlare ed indignarci.
Vorrei dunque complimentarmi con i Premi Nobel per Medicina,
Giornalismo e Sociologia che vivevano nascosti nella nostra bellissima città,
chiedendo loro: ma quando si doveva andare a votare per risolvere i VERI
problemi voi dov’eravate?
…No, forse è meglio
che questa domanda non abbia risposta. Temo che quest’ultima mi
irriterebbe più della serie di “amenità” che
mi trovo costretta a leggere troppo spesso di questi tempi.
Ti amo mia Reggio, città panoramica per eccellenza… Ma
se qualche volta chiudessi le tue tende e ci impedissi di guardare o ascoltare
cose imbarazzanti ti amerei mille volte di più.
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