Lo tsunami Scopelliti travolge il centrosinistra calabrese. E adesso cacciateli tutti.
Come avevamo ampiamente previsto noi, popolo degli incazzati con il centrosinistra, il loierismo, l’emirato di Peppe Bova, il familismo amorale di Nicola Adamo, hanno creato solo un impero di carta, di tessere finte e tesseramente gonfiati, che uno tsunami elettorale, quello dove i voti sono veri, e non di plastica come nelle primarie, ha spazzato letteralmente via.
Non è stato merito – o almeno non solo merito – di Scopelliti, ma demerito di una classe dirigente di centrosinistra non solo autoreferenziale e non radicata realmente sul territorio, ma immorale, collusa con il potere trasversale delle lobbies politico-affaristiche come quella rappresentata dal direttore di “Calabria Ora” Paolo Pollichieni, odiosa nei rapporti con la propria stessa minoranza interna.
Adesso i “Signori delle tessere” hanno dilapidato in soli cinque anni un patrimonio di consenso e voti, riuscendo nella memorabile impresa di portare il centrosinistra dal 63% del 2005 al miserrimo 31% che le proiezioni danno in questo momento
Avevamo previsto – e per la verità auspicato – non una sconfitta, ma uno tsunami che ripulisse la nostra terra da questo ciarpame politico. Siamo stati accontentati al di là di ogni nostra più fosca previsione.
Adesso anche i sordo-ciechi dirigenti nazionali PD come Franceschini e Bersani dovranno scegliere: o dare ancora ossigeno a questi cadaveri politici, agli zombie Loiero, Adamo e Bova, o cacciarli via e ricominciare da zero.
Anche il dato di Callipo è ininfluente, doppiamente ininfluente, cioè sia come segnale di cambiamento (evidentemente la gente non ha creduto alla favoletta dell’imprenditore illuminato, ma che in effetti ha deciso di fare tutto da solo, col solito metodo padronale che evidentemente gli è congeniale), né dal punto di vista dell’ipotetica alleanza con il centrosinistra, visto che tutti insieme avrebbero raggiunto sì e no il 40%.
I calabresi hanno fatto una scelta di campo netta e chiara per un cambiamento radicale, senza nebulosità ed avventure.
Adesso per cinque anni governerà Peppe Scopelliti, con un largo mandato popolare. Un mandato che gli deriva in buona parte dall’astensionismo di almeno un 5/6% di elettori che la volta scorsa avevano votato centrosinistra, ed io penso di almeno un 15% di elettori che la volta scorsa avevano votato Loiero, e stavolta hanno votato Callipo o direttamente Scopelliti.
Tradotto in cifre accorpate, potremmo dire che un inedito “terzo polo” alternativo in questo momento storico in Calabria esiste, e può contare su una base di partenza di circa il 20% di elettori.
Questa potrebbe diventare la vera e dirompente novità in Calabria, una novità politica che potrebbe diventare non solo utile, ma addirittura indispensabile all’avvento della “Calabria che vorremmo”.
Soprattutto se riuscirà a risolvere i nodi del protagonismo basato sul nulla al suo interno e si darà delle regole democratiche di rappresentanza. Ma ancor di più se saprà cominciare a dialogare con tutti, per il bene della Calabria, al di là degli steccati ideologici.
L’alternativa si costruisce nei confronti del malaffare, della mafia, della massoneria deviata, e nelle loro collusioni con la politica. La battaglia si deve fare PER una Calabria diversa dal passato, che per noi ha purtroppo un solo colore: il nero del lutto.
Se guardiamo alla disfatta di personaggi come Bova, Adamo ed i loro manutengoli in affari come Pollichieni, dovremmo veramente esultare.
Ma se vogliamo veramente il bene della Calabria dobbiamo esser molto sobri, perchè il cammino del cambiamento è appena cominciato.
Deve dare prova di profondo cambiamento di mentalità il centrodestra guidato da Scopelliti, perchè altrimenti tutto sarebbe vano.
Ma deve dimostrare reale volontà di cambiamento anche il centrosinistra calabrese, che ha portato questa parte politica al livello elettorale più basso di tutti i tempi, ma che neanche di fronte alla peggiore delle disfatte dimostra di avere, almeno fino alle notizie a caldo, un minimo di etica politica: notizie colte qua e là ci dicono infatti di cupe riunioni a porte chiuse in cui si sta tentando – come nella migliore tradizione di sinistra – di buttare la colpa della sconfitta su “eventi esterni imprevedibili”, improbabili “tradimenti”, orride “collusioni”.
Dicono di tutto, tranne la cosa più semplice: “non siamo più credibili come classe politica”.
Mai, specialmente tra gli ex comunisti, UNO che abbia il fegato di assumersi la responsabilità di una sconfitta così macroscopica ed irrimediabile traendone la conclusione più logica: CAMBIARE MESTIERE.
Quando il popolo ti castiga in maniera così pesante ed inequivocabile, un politico per bene, un galantuomo, restituisce le chiavi e se ne torna a casa a fare il vecchio mestiere che faceva prima di essere “onorevole”.
Ah, già.
Forse il problema è proprio questo. Da quelle parti di gente che abbia un mestiere oltre alla politica non è che ce ne sia poi tanta.
Ma con quello che hanno messo in tasca in tanti anni di potere politico, almeno i più importanti di loro, potrebbero anche permettersi il lusso di vivere di rendita, perbacco.
Vediamo dunque chi di loro avrà il buonsenso di lasciare le chiavi del partito e farsi da parte.
Si accettano scommesse.
Giovanni Pecora
(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)
Nessun commento:
Posta un commento