Ho letto da poco l’articolo “La pedopornografia non è reato. Anche se lo è” a firma Annalisa Chirico, pubblicato su “The Frontpage”, sito web di informazione politica. La giovane dottoressa (classe 1986, laurea in scienze politiche “cum laude”, master, laurea magistrale e titoli vari evidentemente conseguiti a tempo di record, almeno a quanto risulta dal curriculum sul suo sito web) entra nel merito delle dichiarazioni del sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, rilasciate in occasione della “giornata nazionale contro la pedofilia”. Marziale ha affermato che…“chi consuma immagini pedopornografiche si rende moralmente complice di quanti abusano sessualmente dei bambini ”. La dottoressa Chirico non è d'accordo, e ne spiega il perché nel suo articolo; raramente ho letto un testo così arrogante, farcito di “presunte certezze” assurde. Il tono stesso con cui è scritto non lascerebbe spazio a dialogo sull’argomento ad eventuali interlocutori, e onestamente, penso che ribattere ad una teoria esposta in modo tale non sarebbe proprio il caso se non fosse per l’argomento base da cui scaturisce. La pedofilia. Non la pedopornografia, come sembrerebbe, che è una conseguenza della pedofilia. Di pedofilia (purtroppo) si deve parlare sempre, il più possibile. …”Va da sé che chi fa sesso con un’altra persona senza il suo consenso (minore o maggiore che sia!) oppure commette altre forme di violenza, è un criminale e va punito. Chi invece guarda un video pornografico raffigurante minori, non reca danno a nessuno. Ciò è difficilmente contestabile”….afferma la dottoressa Chirico. Difficilmente contestabile? È chiaro che a chi porta avanti concetti così estremi non ha senso fare discorsi del tipo…”e se nel video ci fosse tuo figlio o tua figlia?”... Vedrò quindi di argomentare con lo stesso metodo (ma non con la stessa logica) della dottoressa Chirico. Qualsiasi tipo di pornografia esiste perché c’è gente che ha interesse ad approvvigionarsi di materiale multimediale o cartaceo del genere. È palese, quindi, che se non ci fossero i pedofili acquirenti/utilizzatori la pedopornografia non esisterebbe. O sarebbe ad uso e consumo privato del produttore stesso, nel qual caso il reato principale sarebbe la violenza vera e propria. Invece il produttore di solito diffonde il video o le fotografie scambiandole con altri prodotti del genere, oppure in cambio di denaro. Incontestabile quindi è senz’altro l’esistenza di responsabilità morale di chi richiede e consuma un prodotto simile. …“In Italia il mero possesso di materiale pedopornografico è severamente vietato dalla legge. Qual è stato il risultato? Che come sulle droghe, per esempio, il proibizionismo ha di fatto alimentato un mercato condannandolo alla clandestinità (e, dunque, all’assenza di regole).”… continua la dottoressa, prendendo fischi per fiaschi paragonando chi usa la droga con chi usa il materiale pedopornografico; proviamo ad individuare gli attori nei due casi: chi vende droga è paragonabile a chi mette in commercio pedopornografia; il problema viene fuori quando si tratta di analizzare la merce: mentre la droga si ottiene con la manipolazione di piante o sostanze chimiche, il materiale pedopornografico si ottiene con lo sfruttamento di uno o più esseri umani minorenni, in molti casi bambini di pochi anni. Direi che c’è un’enorme differenza, che anche la legge italiana riconosce ammettendo l’uso personale di droga (è un fatto privato tra il drogato e la droga, non ci sono altri esseri umani di mezzo, consenzienti o no); sarei curioso di sapere quali sarebbero le "regole" che la dottoressa Chirico vorrebbe mettere nel suo (da lei) auspicato mercato legale della pedopornografia. Nell'affannata ricerca di argomenti per potere finire di scrivere il post si avventura poi in un ragionamento oltre che illogico basato su cavilli degni dell’ipotetico avvocato di Adolf Hitler o di qualche altro criminale indifendibile. …”Il reato esiste se c’è una vittima, se a qualcuno viene procurato un danno…. non possiamo non renderci conto che la vittima non c’è…per le stesse ragioni per cui il “reato” di immigrazione clandestina è un falso giuridico, ugualmente il reato di pedopornografia non esiste (????questa poi..)…Va pure precisato, a margine, che non sempre il materiale pedopornografico ritrae violenze sessuali. Il fatto che il soggetto abbia meno di diciotto anni, non implica che manchi il suo consenso. Quando il consenso manca, c’è il reato. Senza se e senza ma. …una legge dello Stato non dovrebbe costruirci sopra un reato. In Italia, invece, è proprio reato, sebbene i dati forniti dal Censis dicano che il 90% delle violenze sessuali si consuma all’interno delle famiglie; l’8% degli abusi proviene dalle cosiddette figure di riferimento (l’insegnante o il prete dell’oratorio…) e il restante 2% da persone sconosciute. Allora, chi ha a cuore il bene dei bambini e vuole proteggerli dalle mani invadenti di un adulto, non dovrebbe concentrarsi sul contesto familiare piuttosto che su quel due percento?... Eh no! Cara dottoressa, chi ha a cuore il bene dei bambini deve concentrarsi su TUTTO IL 100%, non …“piuttosto che”; questo si, senza se e senza ma!...Complimenti, comunque! Più o meno le argomentazioni che userebbe in tribunale un avvocato senza scrupoli a difesa di un pedofilo accusato di detenzione di materiale pedopornografico.
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scandaloso direi....merita una denuncia! ottima segnalazione.
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