Villa comunale di Reggio Calabria-Entrata |
“Usciamo!” - “E dove andiamo?” - “Alla Villa!” Questo scambio di battute tra un bambino reggino degli anni 60/70 ed i propri genitori era per il bambino l’apoteosi del divertimento assicurato. Divertimento che si concretizzava nella passeggiata per i viali del giardino della Villa Comunale,
un giro sul calesse, magari una partita
al pallone con altri compagni nello spiazzo sotto gli sguardi di mamme e
papà, un bel gelato se d’estate, ma soprattutto nell’interminabile
serie di giri sulla giostrina che per decenni ha fatto divertire diverse
generazioni di reggini.
Era bellissima... per i bambini di oggi
sarebbe solo un rottame rispetto agli standard attuali, ma per me, per
quelli della mia generazione, era magica. Niente di speciale, su un
pavimento di assi erano fissati su tre cerchi concentrici diversi
soggetti: l’aeroplano, Pinocchio, l’elefantino, Biancaneve, il
calessino...ma soprattutto, per me era il massimo la macchinina rossa.
Avrei aspettato anche ore, pur di poterci salire.
Per chi mi accompagnava, il vero
problema era farmi scendere, in realtà. Iniziavo sempre con tre giri, ma
all’inizio del terzo guardavo con occhi imploranti il mio
accompagnatore: mio padre, mia madre, uno dei miei zii, e quasi sempre
ottenevo di prolungare di un altro paio di giri il divertimento. Il
padrone della giostra guardava mio padre, mio padre guardava me e poi
dava un cenno di assenso al giostraio, e il divertimento ricominciava.
Ricordo lo sguardo del proprietario
della giostra, attento sia al lato commerciale che alla sicurezza dei
bambini; era un uomo senza età, almeno per noi bambini, aveva uno
sguardo buono, sorrideva spesso, di rado lo si vedeva accigliato. Anche
mio figlio ha fatto qualche giro su quella giostra, naturalmente sulla
macchinina, prima che il progresso la inghiottisse facendola sparire.
È sparita insieme al suo proprietario;
lo hanno trovato senza vita in una strada del centro di Reggio qualche
anno dopo la chiusura della giostra. Di quella giostra e di quell’uomo,
di cui ho il nitido ricordo ma non conosco il nome, a Reggio non se ne
parla più; non sono riuscito a trovare sul web una fotografia, né un
articolo, né una citazione storica. Se qualcuno è in possesso di qualche
immagine di allora, sarebbe bello che la rendesse pubblica, tutto
sommato quei tempi, quella giostra e anche quell’uomo fanno parte della
storia di questa città.
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