Per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, "l'ulteriore impegno dell'Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a marzo". Così Napolitano appoggia la scelta dei raid sulla Libia, che rispettano..."la linea fissata nel Consiglio Supremo di difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento". E così, dalle sagge parole del Capo dello Stato scopro che, secondo lui:
1) le guerre hanno un "naturale sviluppo"
2) se c'è un ampio consenso in Parlamento le guerre le possiamo fare anche noi
"Naturale sviluppo": in realtà nelle azioni di guerra non c'è niente di naturale; ma è innegabile che tutte le azioni del genere fino ad oggi intraprese in varie parti del mondo hanno sempre seguito lo stesso filo conduttore ed avuto le stesse conseguenze. E fino ad oggi anche in Libia abbiamo visto la stessa sceneggiata: prima "non partecipiamo ad azioni di guerra", poi "mandiamo solo addestratori per i ribelli", poi "partecipiamo con azioni aeree ma non spariamo", poi "spariamo ma solo agli obiettivi militari, ma non mandiamo soldati a terra". Visto che il nostro quasi ottantaseienne Presidente della Repubblica ha sancito un nuovo (almeno per me) concetto, i prossimi "naturali sviluppi" dovrebbero essere: "ci è scappato un missile, chiediamo scusa al popolo libico per i morti", "è necessario partecipare alla spedizione di terra, ma con un contingente di specialisti di numero limitato", "è necessario aumentare il numero dei soldati per garantire l'incolumità delle nostre truppe", "ce ne andremo dalla Libia appena sarà ristabilito l'ordine e la democrazia", "contiamo di ritirarci dalla Libia entro il 2050"...etc. etc. etc.. In tutta questa storia, prevedibile come ho già detto, perché già successa, la novità è un Capo dello Stato con il passato di Giorgio Napolitano che sostiene non solo il concetto di guerra giusta, ma ne ipotizza anche il "naturale sviluppo".
«’Stu mmerda...» (cit. G. Nostro)
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