TUTTI I DIRITTI RISERVATI

© I contenuti di questo blog, se non diversamente indicato, sono di proprietà esclusiva dell'autore/amministratore. Tutti i diritti sono riservati.
Per eventuali autorizzazioni su specifici contenuti effettuare apposita richiesta tramite email all'indirizzo pasplaca@gmail.com .
"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
NON CAPISCO...E NON MI ADEGUO!!!
su questo blog non si pubblicano commenti anonimi

venerdì 25 maggio 2012

La giostrina della Villa Comunale

Villa comunale di Reggio Calabria-Entrata

“Usciamo!” - “E dove andiamo?” - “Alla Villa!” Questo scambio di battute tra un bambino reggino degli anni 60/70 ed i propri genitori era per il bambino l’apoteosi del divertimento assicurato. Divertimento che si concretizzava nella passeggiata per i viali del giardino della Villa Comunale,
un giro sul calesse, magari una partita al pallone con altri compagni nello spiazzo sotto gli sguardi di mamme e papà, un bel gelato se d’estate, ma soprattutto nell’interminabile serie di giri sulla giostrina che per decenni ha fatto divertire diverse generazioni di reggini.
Era bellissima... per i bambini di oggi sarebbe solo un rottame rispetto agli standard attuali, ma per me, per quelli della mia generazione, era magica. Niente di speciale, su un pavimento di assi erano fissati su tre cerchi concentrici diversi soggetti: l’aeroplano, Pinocchio, l’elefantino, Biancaneve, il calessino...ma soprattutto, per me era il massimo la macchinina rossa. Avrei aspettato anche ore, pur di poterci salire. 
Per chi mi accompagnava, il vero problema era farmi scendere, in realtà. Iniziavo sempre con tre giri, ma all’inizio del terzo guardavo con occhi imploranti il mio accompagnatore: mio padre, mia madre, uno dei miei zii, e quasi sempre ottenevo di prolungare di un altro paio di giri il divertimento. Il padrone della giostra guardava mio padre, mio padre guardava me e poi dava un cenno di assenso al giostraio, e il divertimento ricominciava.
Ricordo lo sguardo del proprietario della giostra, attento sia al lato commerciale che alla sicurezza dei bambini; era un uomo senza età, almeno per noi bambini, aveva uno sguardo buono, sorrideva spesso, di rado lo si vedeva accigliato. Anche mio figlio ha fatto qualche giro su quella giostra, naturalmente sulla macchinina, prima che il progresso la inghiottisse facendola sparire.
È sparita insieme al suo proprietario; lo hanno trovato senza vita in una strada del centro di Reggio qualche anno dopo la chiusura della giostra. Di quella giostra e di quell’uomo, di cui ho il nitido ricordo ma non conosco il nome, a Reggio non se ne parla più; non sono riuscito a trovare sul web una fotografia, né un articolo, né una citazione storica. Se qualcuno è in possesso di qualche immagine di allora, sarebbe bello che la rendesse pubblica, tutto sommato quei tempi, quella giostra e anche quell’uomo fanno parte della storia di questa città.

lunedì 7 maggio 2012

Quando si avvia un treno.....

Quando si avvia un treno, diretto chissà dove, con esso si muovono decine di pensieri, speranze, fantasie e realtà. Perché sul treno per i viaggiatori oltre che leggere un libro o chiacchierare non c’è altro da fare se non guardare il paesaggio, e guardando fuori il pensiero non può fare a meno di volare. Meglio ancora se il paesaggio è quello calabrese, tirrenico o ionico, poco importa: se non c’è il mare a stimolare la fantasia, c’è la campagna. Lavoro sui treni da 26 anni, faccio il macchinista e lo spettacolo che i viaggiatori si vedono passare di lato spesso senza avere il tempo di focalizzare le immagini, io me lo gusto da una posizione privilegiata: estate, inverno, sole, pioggia, neve, i treni si muovono sempre, ogni giorno e con tutte le condizioni climatiche.
Ed ogni stagione, ogni tempo ed ogni luogo ha il suo odore ed i suoi colori caratteristici: l’odore della salsedine del mare, del gelsomino, della zagara, del finocchio selvatico, della cipolla di Tropea fortissimo e penetrante in certi periodi, della terra bagnata, della terra secca ed appena arata; i colori della ginestra, dell’agave, dell’acacia, dei papaveri, della mimosa, del grano. Il giallo dei campi d’estate, il verde degli oliveti, il bianco della neve.
A maggio, mentre scrivo, buona parte della linea ferroviaria è fiancheggiata da alberi in fiore, acacia soprattutto, ed a folate giunge alle narici il profumo del gelsomino, uno degli odori più belli che esistano, a mio parere.
Lavorare. Qualsiasi lavoro di questi tempi è una fortuna, ma avere un ufficio dove il panorama cambia continuamente istante per istante, dove il sole tramonta e poi sorge nuovamente, dove i colori e gli odori della natura entrano e s’impossessano dei tuoi pensieri...beh, questo è un privilegio che pochi fortunati hanno.
Io sono uno di questi.