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mercoledì 31 marzo 2010

Lo tsunami Scopelliti travolge il centrosinistra calabrese.

Da:  RETE PER LA CALABRIA,  riprendo questo pezzo di Giovanni Pecora che secondo me rende molto bene l'idea sull'argomento per quanto riguarda l'aspetto relativo al centrosinistra ed alle cause della disfatta elettorale senza precedenti:


Lo tsunami Scopelliti travolge il centrosinistra calabrese. E adesso cacciateli tutti.

Come avevamo ampiamente previsto noi, popolo degli incazzati con il centrosinistra, il loierismo, l’emirato di Peppe Bova, il familismo amorale di Nicola Adamo, hanno creato solo un impero di carta, di tessere finte e tesseramente gonfiati, che uno tsunami elettorale, quello dove i voti sono veri, e non di plastica come nelle primarie, ha spazzato letteralmente via.
Non è stato merito – o almeno non solo merito – di Scopelliti, ma demerito di una classe dirigente di centrosinistra non solo autoreferenziale e non radicata realmente sul territorio, ma immorale, collusa con il potere trasversale delle lobbies politico-affaristiche come quella rappresentata dal direttore di “Calabria Ora” Paolo Pollichieni, odiosa nei rapporti con la propria stessa minoranza interna.
Adesso i “Signori delle tessere” hanno dilapidato in soli cinque anni un patrimonio di consenso e voti, riuscendo nella memorabile impresa di portare il centrosinistra dal 63% del 2005 al miserrimo 31% che le proiezioni danno in questo momento
Avevamo previsto – e per la verità auspicato – non una sconfitta, ma uno tsunami che ripulisse la nostra terra da questo ciarpame politico. Siamo stati accontentati al di là di ogni nostra più fosca previsione.
Adesso anche i sordo-ciechi dirigenti nazionali PD come Franceschini e Bersani dovranno scegliere: o dare ancora ossigeno a questi cadaveri politici, agli zombie Loiero, Adamo e Bova, o cacciarli via e ricominciare da zero.
Anche il dato di Callipo è ininfluente, doppiamente ininfluente, cioè sia come segnale di cambiamento (evidentemente la gente non ha creduto alla favoletta dell’imprenditore illuminato, ma che in effetti ha deciso di fare tutto da solo, col solito metodo padronale che evidentemente gli è congeniale), né dal punto di vista dell’ipotetica alleanza con il centrosinistra, visto che tutti insieme avrebbero raggiunto sì e no il 40%.
I calabresi hanno fatto una scelta di campo netta e chiara per un cambiamento radicale, senza nebulosità ed avventure.
Adesso per cinque anni governerà Peppe Scopelliti, con un largo mandato popolare. Un mandato che gli deriva in buona parte dall’astensionismo di almeno un 5/6% di elettori che la volta scorsa avevano votato centrosinistra, ed io penso di almeno un 15% di elettori che la volta scorsa avevano votato Loiero, e stavolta hanno votato Callipo o direttamente Scopelliti.
Tradotto in cifre accorpate, potremmo dire che un inedito “terzo polo” alternativo in questo momento storico in Calabria esiste, e può contare su una base di partenza di circa il 20% di elettori.
Questa potrebbe diventare la vera e dirompente novità in Calabria, una novità politica che potrebbe diventare non solo utile, ma addirittura indispensabile all’avvento della “Calabria che vorremmo”.
Soprattutto se riuscirà a risolvere i nodi del protagonismo basato sul nulla al suo interno e si darà delle regole democratiche di rappresentanza. Ma ancor di più se saprà cominciare a dialogare con tutti, per il bene della Calabria, al di là degli steccati ideologici.
L’alternativa si costruisce nei confronti del malaffare, della mafia, della massoneria deviata, e nelle loro collusioni con la politica. La battaglia si deve fare PER una Calabria diversa dal passato, che per noi ha purtroppo un solo colore: il nero del lutto.
Se guardiamo alla disfatta di personaggi come Bova, Adamo ed i loro manutengoli in affari come Pollichieni, dovremmo veramente esultare.
Ma se vogliamo veramente il bene della Calabria dobbiamo esser molto sobri, perchè il cammino del cambiamento è appena cominciato.
Deve dare prova di profondo cambiamento di mentalità il centrodestra guidato da Scopelliti, perchè altrimenti tutto sarebbe vano.
Ma deve dimostrare reale volontà di cambiamento anche il centrosinistra calabrese, che ha portato questa parte politica al livello elettorale più basso di tutti i tempi, ma che neanche di fronte alla peggiore delle disfatte dimostra di avere, almeno fino alle notizie a caldo, un minimo di etica politica: notizie colte qua e là ci dicono infatti di cupe riunioni a porte chiuse in cui si sta tentando – come nella migliore tradizione di sinistra – di buttare la colpa della sconfitta su “eventi esterni imprevedibili”, improbabili “tradimenti”, orride “collusioni”.
Dicono di tutto, tranne la cosa più semplice: “non siamo più credibili come classe politica”.
Mai, specialmente tra gli ex comunisti, UNO che abbia il fegato di assumersi la responsabilità di una sconfitta così macroscopica ed irrimediabile traendone la conclusione più logica: CAMBIARE MESTIERE.
Quando il popolo ti castiga in maniera così pesante ed inequivocabile, un politico per bene, un galantuomo, restituisce le chiavi e se ne torna a casa a fare il vecchio mestiere che faceva prima di essere “onorevole”.
Ah, già.
Forse il problema è proprio questo. Da quelle parti di gente che abbia un mestiere oltre alla politica non è che ce ne sia poi tanta.
Ma con quello che hanno messo in tasca in tanti anni di potere politico, almeno i più importanti di loro, potrebbero anche permettersi il lusso di vivere di rendita, perbacco.
Vediamo dunque chi di loro avrà il buonsenso di lasciare le chiavi del partito e farsi da parte.
Si accettano scommesse.
Giovanni Pecora

(pubblicato con l'autorizzazione dell'autore)

CIALTRONI SUL WEB - 2


Ho ricevuto dal signor (non lo nomino) la seguente nota, riportata anche tra i commenti riferita al post " CIALTRONI SUL  WEB", che riporto in grafica e testo fedeli:

" MOLTE ALTRE COSE SAREBBERO DA AGGIUNGERE A QUANTO FIN QUI ESPOSTO PER LA TUTELA DI CHI SCRIVE. NON SARA' FATTO. DA CARTEGGI E INFORMAZIONI PERVENUTECI RECENTEMENTE, IL C.D. DELL'ENTE CHE RAPPRESENTO, HA DECISO NON ESSERE QUESTA LA SEDE ADATTA. INFATTI IL PRESENTE BLOG, PER COME STRUTTURATO, GESTITO, SENZA ALCUNA VALENZA GIURIDICA O SOSTITUTIVA DELLA STESSA, ECC, SENZA CONTROLLI CHE NON SIANO QUELLI PRIVATI INDICATI, SENZA ALCUNA TUTELA GIURIDICA VERSO I TERZI, NON ESSENDO A CIO' ABILITATO (E CHE IL MACCHINISTA PLACANICA NON PUO' CERTO OFFRIRE, PER MANCANZA DI REQUISITI SOGGETTIVI), E' DESTITUITO DI OGNI CREDIBILITA',IN PARTICOLARE DELLA PODESTA' A DECIDERE, GIUDICARE, VALUTARE O QUANT'ALTRO, IN QUANTO TALE COMPETENZA SU ATTI E FATTI E' DEMANDATA PER LEGGE ALLA SOLA AUTORITA' GIUDIZIARIA E OGNI ATTO CONTRARIO COSTITUISCE VIOLAZIONE DI LEGGE. IL BLOG (SE LEGALE) E' QUINDI SOLO UNA DISCUSSIONE "DA CORTILE", GOSSIP O ASSIMILATO, RISERVATO A CHI HA TEMPO DA PERDERE. CIO' DETTO, SIG. PLACANICA:
1)-LA DIFFIDO A NORMA ART. 10/13 E SEGG. DLGS 196 (e succ.) A CANCELLARE OGNI NOMINATIVO MIO PERSONALE O DELL'ENTE CHE RAPPRESENTO, DAI SUOI ARCHIVI, ABUSIVAMENTE O MENO REPERITO E/O COMUNQUE CHE RISULTI ALLA DATA ODIERNA IN SUO POSSESSO, DANDO CONFERMA PUBBLICA DI ESECUZIONE DELLA CANCELLAZIONE SUL PRESENTE BLOG.
2) LE COMUNICO CHE NON OTTEMPERANDO A CIO' ENTRO GIORNI 15 DALLA PRESENTE DATA (MARTEDì 30 MARZO 2010), CI VEDREMO COSTRETTI A DENUNCIARLA A TERMINI DI LEGGE SEGNALATI,
3) AVENDO INOLTRE SERI DUBBI SULLA LICEITA' DELL'ATTIVITA' CHE LEI SVOLGE E AFFINCHE' SIANO CHIARITI I FINI DELLA STESSA ED EVENTUALI COINVOLGIMENTI PENALMENTE/CIVILMENTE RILEVANTI (ANCHE IN ASSOCIAZIONE O CONCORSO CON TERZE PERSONE, ART. 146 C.P. E SEGG.), TUTTA LA DOCUMENTAZIONE IN NS. POSSESSO VERRA' CONSEGNATA ALL'A.G. AFFINCHE PROVVEDA COME RITERRA' OPPORTUNO.
ERA CORTESIA AVVISARLA, L'ABBIAMO FATTO E, SPERANDO LE SIA TUTTO CHIARO, LA INVITO ANCORA A PROVVEDERE NEL PIU' BREVE TEMPO, COME DESCRITTO.IL PRESIDENTE ROBERTO MATTIONI. "

Forse il signor (non lo nomino) mentre scriveva l’ennesimo commento stavolta farcito di diffida pensava che non lo avrei pubblicato, un po’ come ha fatto lui con la mia email di cui non ha riscontrato la ricezione pur avendola ricevuta. Invece, perché non ho niente da nascondere e non ho problemi a confrontarmi ho pubblicato il commento ed adesso, visto che sono chiamato in causa stavolta pesantemente, dico due paroline anche io: a tal proposito vorrei evidenziare al signor (non lo nomino) che il suo nome e la carica che riveste sono presenti sul mio blog solo ed esclusivamente perchè li ha inseriti lui con i suoi commenti, e che i soli dati in mio possesso ad egli riconducibili sono proprio quelli che lui ha pubblicato; tra l'altro mi ero riproposto di non pubblicare commenti anonimi, come risulta  dall'intestazione del sito, e nel caso specifico per potere pubblicare il commento che lui stesso ha chiesto di inserire ho dovuto per forza verificare l'esistenza della persona, proprio per quelle norme di correttezza che egli adesso invoca. Il primo commento del signor (non lo nomino) mi era sembrato degno di attenzione, perchè al di là dei toni (scritto tutto in maiuscolo, praticamente urlante) comunque cercava di confutare quanto riportato nel post. Chiaramente ogni persona che scrive e si firma sul blog si prende la responsabilità di quello che dice, e per questo io ho il dovere morale, al di là di quello che mi impone la legge, di verificare l'esistenza della persona e la realtà dei dati a cui fa riferimento. Se avessi saputo (ma avrei dovuto capirlo dal tono) con chi avevo da fare, non avrei neanche pubblicato il commento. Successivamente al primo commento del signor (non lo nomino)  in cui si fa riferimento a denunce all'Autorità giudiziaria contro altra persona, a mia tutela in quanto titolare del blog ho fatto un'indagine con metodi leciti sull'argomento, e ne ho riportato l'esito nei commenti successivi sollecitato dalle reiterate note del signor (non lo nomino). Non sono in possesso di niente che riguardi il signor (non lo nomino) e la sua associazione (non la nomino) che non sia reperibile sul web per volontà stessa del signor (non lo nomino) e della sua associazione (non la nomino), materiale scaricabile dal sito web dell'associazione stessa, e sicuramente  in possesso di mezzo mondo, che tra l'altro ribadisco ho reperito al fine di tutelarmi in caso di mio coinvolgimento in eventuale procedimento legale che il signor (non lo nomino) ha dichiarato di avere avviato. I file in mio possesso, lecitamente reperiti, potrebbero servire per una mia difesa in un ipotetico procedimento giudiziario  e pertanto sono in pieno diritto a detenerli. Naturalmente altra cosa sarebbe se li avessi pubblicati, ma ciò non è stato fatto e non sarà fatto; i file saranno esibiti solo ed esclusivamente all’Autorità Giudiziaria in caso di necessità. Esistono tanti modi per impedire l'accesso ai file dei siti web, per esempio la possibilità di filtrarne l'accesso tramite l'autenticazione degli utenti, cosa che per il sito web dell'associazione (non la nomino) non è stata fatta. Pertanto, non vedo cosa dovrei  cancellare di riservato. Sarebbe come se io adesso chiedessi al signor (non lo nomino) di cancellare dal suo commento il mio nome e il dato che riferisce che sono macchinista di Trenitalia: ma se lo ho scritto io nei miei dati accessibili a tutti, come posso pretendere che il signor (non lo nomino) non citi il dato? In definitiva, il signor (non lo nomino) mi ha chiaramente comunicato di non gradire il mio interessamento per lui e la sua associazione, e su questo posso dire che la cosa è reciproca, ma non deve tentare come ha più volte fatto e sta ancora facendo di nascondere l'argomento iniziale da cui è scaturita questa bella discussione. Analizzando il suo ultimo commento, a parte le considerazioni sui dati a suo dire “in mio possesso” (da lui inseriti nel blog e comunque di dominio pubblico perchè sul web) a cui penso di avere già risposto, noto un riferimento a "potestà a decidere, giudicare, valutare o quant'altro" che francamente non riesco a collegare ad un concetto logico. Sembrerebbe che il signor (non lo nomino) intenda che io mi sia sostituito al giudice e lo abbia condannato; chiaramente ciò non è possibile e non traspare dai testi; traspare invece che io dichiaro di non potere entrare nel merito della paternità  dei testi oggetto di disputa con l'ingegner xxxx non avendone gli elementi; traspare anche che io sono  testimone (e adesso più che mai renderò testimonianza se richiesta) del fatto che i testi che il signor (non lo nomino) dice di non conoscere sono invece provenienti dal sito web della sua associazione (non la nomino) e come me anche decine di altri utenti del sito che eventualmente sarebbero  facilmente rintracciabili in caso di indagine fatta da chi ne è titolato. Traspare anche che il signor (non lo nomino) è a perfetta conoscenza (perché glielo ho comunicato io tramite questo blog ed anche per email) del fatto che i file provengono senza dubbio dal sito web della sua associazione, e che quindi non potrà dire di non  saperlo. È chiaro che quando si avvia un procedimento tramite l'Autorità giudiziaria, coinvolgendo altre persone, non si può poi fermarlo a comando, specialmente quando la persona che è stata coinvolta è in grado di dimostrare che il denunciante sapeva della infondatezza della denuncia. ….“chiunque, con denunzia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all'Autorità giudiziaria o ad un`altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni”… articolo 368 del Codice penale. In merito alle insinuazioni del signor (non lo nomino) sulla “liceità” (come la chiama lui) dell’attività che io svolgo e sui fini della stessa, non mi abbasserò certo a  minacciarlo di querele e denunce varie: sono chiacchiere da cortile. Le sue farneticazioni somigliano  tanto ai colpi di coda del tonno che è  caduto in rete  e non sa come fare ad uscirne. Il mio blog è pubblico, chiunque può prenderne visione, chiunque può commentare se non anonimo e se si mantiene nei giusti termini di correttezza e dai testi che vi sono esposti le finalità sono chiare ed inequivocabili. Non pubblicherò più alcun commento o nota del signor (non lo nomino) né su quest’argomento né su altro, visto che per sua esplicita richiesta non intende essere nominato. Naturalmente ho dovuto postare il suo commento esattamente come lo ha mandato lui, sempre per la famosa correttezza di cui parlavo prima; un commento a dir poco paradossale, dove mentre mi intima di cancellare il suo nome si firma per nome e cognome e qualifica, e inoltre mi intima di  dare pubblica notizia di avere cancellato il suo nome. Ve la immaginate una nota del tipo: "Comunico all’interessato ed ai lettori di questo blog che ho provveduto a cancellare il nome della persona di cui non vi posso dire il nome, a seguito della nota che mi ha spedito come commento ma che non potete leggere perché non la posso pubblicare in quanto c’è il nome della persona che non vuole essere nominata…..etc. etc…" Con questo  post mi auguro di avere dato un utile contributo a riordinare le idee del signor (non lo nomino) e del “CD” che nomina nel suo commento.

p.s. si scrive poTestà, non poDestà. il PODESTA' è un'altra cosa che forse risulta familiare al signor (non lo nomino).

venerdì 26 marzo 2010

CIALTRONI SUL WEB

 La cialtroneria purtroppo è una piaga che sta sempre più allargandosi anche nel mondo della cultura e dell'informazione, come diretta conseguenza delle nuove tecnologie (in primo luogo il web) che portano i cosiddetti "cialtroni" a trovare terreno fertile nel recuperare elaborati di qualsiasi tipo e riciclarli prendendosene la paternità, a loro uso e consumo senza sprecare una goccia di sudore. La stessa tecnologia, di contro, permette però a chiunque lo voglia, di verificare facilmente se i propri testi o elaborati vengono impropriamente utilizzati da persone non autorizzate, per fini illeciti o sconvenienti; basta inserire una frase abbastanza lunga in un motore di ricerca, scritta tra virgolette o nell'apposito spazio, per trovare eventuali siti che riportano lo stesso testo da noi prodotto, con un'approssimazione molto vicina al 100%. Sotto riporto il testo di una nota che l'ingegner Antonio Rotta, di Reggio Calabria, ha pubblicato in merito ad un "doppio caso" di plagio che ha interessato dei testi da lui redatti. L'autore della nota pone giustamente l'accento sulle ripercussioni negative del fenomeno sull'aspetto didattico,  che portano ignari studenti a fidarsi di pseudo-insegnanti che trasmettono loro elementi reperiti a casaccio senza conoscenza reale delle fonti. 
 
--Diffidate dalle imitazioni
Vagando in rete mi è capitato di imbattermi in un paio di articoli tecnici che hanno attirato la mia attenzione: uno riguardava il degrado del calcestruzzo, l'altro illustrava le varie tipologie di ponti ferroviari.
Cosa me li ha fatti notare? Si trattava di due vecchi articoli scritti da me diversi anni fa, pubblicati sul mio vecchio sito internet, uno dei due pubblicato anche su una rivista (Ingegnere Notizie, edita dall'Ordine degli Ingegneri di RC).
La cosa strana è però che li ho trovati su altri siti, spacciati per lavori di altre persone.
Nulla di così strano, la rete è piena di "copioni", ma in questo caso ci sono degli elementi che fanno riflettere.
1° caso
Si tratta di un articolo dal titolo "La durabilità e il degrado delle strutture in calcestruzzo armato", pubblicato nel 1992 sulla rivista "Ingegnere notizie" e contemporaneamente sul sito, all'indirizzo Articolo cls originale
Pensate che il "copione" di turno è un ricercatore del Dipartimento di Ingegneria delle Costruzioni, dell"Ambiente e del Territorio dell'Università di xxxx tale "dott ing." Antonio xxxxx che sul sito dello stesso Dipartimento, propone la copia integrale del mio articolo come "Lezione n. 5" del corso di Tecnica delle Costruzioni 2"  Lezione n. 5
La cosa grave non è tanto il "furto" di un articolo che ho scritto come passatempo qualche mese dopo essermi laureato, ma il fatto che questo "accademico" lo abbia riportato integralmente quale testo ufficiale del corso senza preoccuparsi minimamente di sapere se lo aveva scritto un luminare della materia o un buontempone che passava di lì per caso, e che non si sia preoccupato nemmeno di notare che al momento in cui ha effettuato il download le immagini riportate nel testo non risultavano disponibili, con il risultato che le immagini citate nell'articolo non sono in realtà presenti nel pdf che ha dato in pasto ai suoi studenti. Non oso immaginare cosa ci sia scritto nelle pubblicazioni che hanno permesso a questo signore di diventare ricercatore universitario ...
Ho gentilmente segnalato all'interessato che farebbe bene ad correggere la lezione aggiungendo le immagini che gli ho inviato per email, ed eventualmente citando l'autore ... ha ringraziato (forse non cogliendo il sarcasmo) e sto ancora attendendo la correzione.


2° caso
Questo è l'articolo originale Articolo ponti originale e questo è il clone Studio tarocco
In questo caso non è solo riportato integralmente, ma vi è stato aggiunto il logo di una "Associazione xxxxxxxxxx" e la firma di due tali "Architetto xxxxxx" e "Architetto yyyyy" ... perché non bastava un solo "copione" avevano bisogno di essere in 2 (Uno dei due avrà fatto il palo?? :) ).
Il tutto è stato pomposamente intitolato come "Studio sui ponti ferroviari".
La ciliegina sulla torta è una la parte di studio che riguarda i costi di costruzione con i relativi grafici, non è stato riportato nel testo, ma c'è la possibilità per gli interessati di richiederlo alla "Presidenza" (Perchè evidentemente si tratta di dati riservati ... non c'è bisogno di dire che nel mio articolo, pubblico, erano presenti)...
Qualora ce ne fosse ancora bisogno vi invito ancora una volta a prendere con cautela qualunque documento si trova in rete, perché la sua origine è spesso ignota, anche se presentato con firme altisonanti.
Antonio Rotta

(mi ha contattato l'autore della nota, Ingegner Rotta, il quale, pur confermando la paternità degli scritti oggetto della stessa, mi ha comunicato di non avere alcuna intenzione di accusare l'associazione citata nel post, ritenendo la stessa in buona fede ed attribuendo le responsabilità ai "copiatori"; pertanto, mi ha anche chiesto di eliminare dal post la denominazione della stessa. Sperando che ciò contribuisca a rasserenare gli animi delle persone coinvolte, aderisco volentieri alla richiesta. il post viene modificato alle ore 20,21 del 28 marzo 2010)

giovedì 25 marzo 2010

Asfalto elettorale


In queste fotografie sono rappresentati due siti "storici" delle strade di Reggio Calabria; per meglio dire, "storiche" sono le pessime condizioni del manto stradale. I due siti sono l'incrocio tra vico Itria ed il Viale Calabria, e l'incrocio tra via Botteghelle e via Messina.  Le foto sono state scattate qualche settimana fa ed oggi. Da mesi e mesi i due incroci, e per quanto riguarda la via Botteghelle anche l'intera sede stradale, sono stati trascurati, e le buche si sono sempre più allargate anche a seguito delle piogge. Come i due esempi sopra citati, ce ne sono molti altri in situazioni anche peggiori. Eppure proprio oggi girando per la città si può notare un particolare fenomeno, riguardante tra l'altro uno dei due esempi: di colpo, le buche sono state riempite di asfalto, ed il manto stradale è stato quanto meno reso percorribile. Ma ci voleva tanto? Evidentemente si, visto che mentre l'incrocio tra  tra via Botteghelle e via Messina ed addirittura l'intera via Botteghelle sono stati completamente normalizzati, l'altro esempio si trova in condizioni ancora peggiori di quelle di qualche settimana fa, e non ci sono segni d'interventi in corso. E così per altri siti analoghi, qualcuno si, altri no. Mi sono domandato quale potrebbe essere il meccanismo logico che stabilisce la priorità negli interventi del genere, e non sono riuscito a trovarne uno (logico, intendo dire). L'unica cosa che mi viene da dire (ma forse sono paranoico) è che, guarda caso, in prossimità dell'incrocio di via Botteghelle c'è la scuola media Larizza, che è sede di seggio elettorale, mentre nell'altro sito scuole non ce ne sono.  Certo che, andando a votare, un cittadino che si trovi a dovere percorrere una strada completamente dissestata potrebbe essere tentato anche di tornarsene a casa, per non dire altro. Ma forse sono paranoico, ripeto. Fate voi.

Reggio Calabria: presentazione del romanzo “Un libro ci salverà”, di Antonio Calabrò

Il 23 marzo 2010, si è tenuta presso l’aula “Italo Falcomatà” dell'Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria la presentazione del romanzo: “Un libro ci salverà” edito dalla Casa Editrice Leonida, dello scrittore reggino Antonio Calabrò. L’autore, ferroviere di professione, ha presentato il suo terzo libro in un’atmosfera veramente calda ed accogliente, in una sala piena in ogni ordine di posti alla presenza di un pubblico qualificato e competente che ha accolto con visibile piacere l’opera proposta. Il professor Vincenzo Crupi, docente di letteratura all’Università “Dante Alighieri” ha salutato e ringraziato il pubblico presente, seguito da un intervento del Direttore editoriale della Casa Editrice Leonida dottor Domenico Polito, che ha illustrato le attività dell’azienda, assicurando particolare attenzione ai rami della narrativa e della poesia. Ma la vera presentazione è iniziata con l’intervento della dottoressa Francesca Rappoccio direttrice della Collana di Narrativa: “…un inno alla lettura..” così (ed a nostro parere, con ragione) la dottoressa Rappoccio definisce il libro di Antonio Calabrò: “…è un libro destinato a scatenare discussioni e clamori, a spiazzare il pubblico. Si tratta del racconto, in prima persona, di un percorso esistenziale sempre segnato dalla necessità concreta, reale e fisica del contatto con i libri. Fin da subito Calabrò si palesa come voce narrante spoglia da remore nel rivelare ai lettori dubbi ed interrogativi sul mestiere dello scrittore……Calabrò immagina di aggirarsi nei meandri oscuri dell’iter letterario accompagnato da Melville, sua guida alla maniera di Virgilio: sempre pronto a aiutarlo e in alcuni casi a spronarlo lungo la via da seguire per realizzare il suo soggetto. Melville però non sarà l’unico a essere presente. Le voci di tanti autori fungono infatti da prefazioni a ogni capitolo: Calasso, Tolstoj, Stendhal, McCarthy, Bulgakov; Borges (ciascuno di essi ha contribuito a rendere Calabrò un intellettuale in perenne stato di osservazione)...”. Al termine della presentazione si sono succeduti numerosi interventi da parte del pubblico presente, tutti finalizzati ad interrogare l’autore su particolari aspetti del libro; nessun intervento banale a riprova della solidità dell’opera, che veramente apre orizzonti immensi a chiunque ne volesse discutere. Nel libro si trovano anche riferimenti a fatti storici realmente accaduti, come la peste a Reggio Calabria del 1740, le vicende di Galla Placidia, di Eleonora D’Aquitania ed altri ancora, ed è scritto con una forma particolare, una vera novità: frasi breve e secche, metafore, cambi improvvisi di registro che coincidono con i cambi di narrazione; a tal proposito l’autore (capotreno delle ferrovie) dice di aver avuto l’idea osservando gli “scambi” ferroviari, ed anche da questa affermazione appare palese l’originalità della persona al di là dei suoi scritti. Auguriamo all’autore di vedere, tramite il consenso dei lettori, riconosciute le caratteristiche e soprattutto le finalità didattiche che l’opera si propone; ed un po’ ce lo auguriamo anche noi, come calabresi figli di una terra bistrattata che nonostante tutto (per fortuna) continua a sfornare eccellenze in tutti i campi della cultura e del lavoro.

Pasqualino Placanica

(pubblicato su costaviolaonline.it)

martedì 23 marzo 2010

Manifestazione contro i tagli dei treni a Reggio Calabria

Come annunciato si è svolta oggi 23 marzo a Reggio Calabria la manifestazione indetta da tutte le sigle sindacali dei trasporti finalmente ricompattate (FILT-CGIL, FIT-CISL, Uiltrasporti, Orsa, UGL-AF e FAST-Ferrovie) per protestare contro l’eliminazione da parte di Trenitalia dei treni a lunga percorrenza che collegavano il nord Italia con la Calabria. La manifestazione, tenutasi alla stazione centrale ha visto la partecipazione di numerosi ferrovieri e cittadini, segnale di una forte volontà dei lavoratori e degli utenti di non sottostare alle penalizzanti decisioni di ridimensionamento del traffico ferroviario in Calabria. Al termine della manifestazione i massimi responsabili regionali delle Organizzazioni Sindacali hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno ribadito la ferma intenzione di continuare ad oltranza la lotta con incisive azioni anche di astensione dal lavoro, ed hanno preannunciato un primo sciopero di otto ore da tenersi il 23 aprile prossimo. In tale data si svolgerà su tutto il territorio nazionale uno sciopero di 24 ore indetto dalle Segreterie Nazionali dei sindacati, riguardante gli addetti al trasporto locale, ferroviario e servizi, finalizzato al riavvio delle trattative per il Contratto Nazionale di Lavoro della Mobilità, ormai ferme da tempo. Contestualmente a questa grande iniziativa nazionale, in Calabria quindi i ferrovieri calabresi sciopereranno anche per difendere la realtà locale, come già detto oggetto di decisi tentativi di ridimensionamento da parte di Trenitalia. È intenzione delle Segreterie Regionali di prevedere, in caso di mancato riscontro positivo alle legittime richieste dei cittadini e dei lavoratori interessati, anche ulteriori azioni di sciopero di 24 ore. Al termine della conferenza stampa le delegazioni sindacali si sono recate presso l’ufficio del dirigente responsabile di Trenitalia, occupandolo virtualmente, in attesa di ricevere risposte chiare e precise dall’azienda. Il Segretario Generale Fast-Confsal Calabria Enzo Rogolino ha dichiarato che non esclude “che l’escalation di azioni di protesta possa culminare con una manifestazione sindacale da tenersi a Roma, per sollecitare una chiara presa di responsabilità da parte della politica nazionale”.

Pasqualino Placanica
(pubblicato su costaviolaonline.it)

lunedì 22 marzo 2010

Taglio dei treni a lunga percorrenza: occorre compattare le forze sociali.



La problematica relativa alla soppressione dei treni a lunga percorrenza che collegavano la Sicilia e la Calabria al nord Italia ha origini antiche, risalenti a circa un decennio fa. È nata contestualmente al processo di “societarizzazione” delle Ferrovie dello Stato, frutto della politica scellerata attuata dai vari governi che si sono succeduti da allora, di prematura rincorsa alla liberalizzazione dei servizi; in pratica le vecchie Ferrovie dello Stato sono state divise in varie società: di trasporto (Trenitalia), di gestione dell’infrastruttura ferroviaria (Rete Ferroviaria Italiana, RFI) ed altre società minori di gestione dei beni immobili e di servizi. All’interno di Trenitalia è avvenuto un ulteriore processo di divisione; sono state create tre divisioni commerciali: trasporto regionale, passeggeri a lunga percorrenza e cargo. Di fatto, all’avvio del processo di divisionalizzazione all’interno di Trenitalia, dei vari politici ed addetti ai lavori solo chi non voleva capire non si è subito reso conto che la conseguenza logica di tale processo era che i servizi forniti da Trenitalia di qualsiasi tipo essi fossero avrebbero dovuto da quel momento in poi essere necessariamente produttivi; avrebbero dovuto cioè garantire un guadagno al fornitore del servizio (la cosiddetta logica di mercato). Da ciò è scaturita tutta una serie di situazioni che hanno portato ad avere: un trasporto regionale necessariamente finanziato dalle varie regioni “a perdere”, poiché non è possibile ripagare neanche i costi con gli introiti dei biglietti; un trasporto passeggeri a lunga percorrenza con un gruppo consistente di treni eccezionalmente redditizi ed altri in perdita secca su tutto il territorio nazionale; un trasporto cargo (merci) trascurato dalla dirigenza di Trenitalia al punto da divenire un peso insopportabile quasi in tutta l’Italia. Sul trasporto passeggeri a lunga percorrenza sono stati individuati due ulteriori filoni di servizi: quelli redditizi (eurostar ed assimilati) e quelli definiti “servizi di base” per esempio gli intercity notte,  che dovrebbero essere finanziati dallo Stato. In definitiva Trenitalia intende che qualsiasi servizio prestato debba corrispondere ad un introito quanto meno pari alle spese sostenute per l’effettuazione; legittima pretesa da parte di una società per azioni. In questa ottica, che come già detto era già chiara fin dall’inizio, si colloca la situazione attuale che non riguarda solo la Calabria ma anche altre regioni d’Italia. Il 28 luglio 2009 (badate bene, 2009) la dirigenza di Trenitalia ha consegnato alle organizzazioni sindacali un “progetto di esercizio” relativo alla divisione passeggeri in cui si individuano quattro linee di prodotto su tutto il territorio nazionale, delle quali due interessanti la nostra regione: Frecciargento, i cosiddetti “eurostar” di nuova concezione, ed i “Servizi di base”, che riguarda proprio i treni interessati dai tagli attuali. Già da allora dai grafici consegnati era chiara l’intenzione di tagliare i servizi considerati non remunerativi. Come si può vedere dal grafico dei “servizi di base” (foto 1), la linea jonica viene riportata tratteggiata, cioè con i servizi relativi in fase di totale soppressione, mentre la linea tirrenica non viene riportata con il tratteggio solo perché di fatto ancora esistono su tale linea treni operativi. Per il servizio Frecciargento viene addirittura prevista la soppressione per la tratta Reggio Calabria – Lamezia Terme (foto 2), per potere rientrare nel concetto del collegamento “entro 4 ore” pallino dell’amministratore delegato del Gruppo F.S. ingegner Moretti; da notare questo concetto tutto italiano dell’adeguamento della tratta all’orario prefissato e non viceversa: “poiché l’obiettivo è  effettuare i collegamenti in meno di 4 ore, dove non riusciamo ad aumentare la velocità, riduciamo la percorrenza”; su quest’altro obiettivo al momento Trenitalia è in stand-by, ma non ha assolutamente accantonato il progetto. Nonostante questo palese campanello d’allarme, solo il 30 agosto 2009, un mese dopo la consegna del documento le organizzazioni sindacali denunciano il pericolo. Sottovalutandolo comunque, perché a seguito di incontri con la dirigenza di Trenitalia, ricevute assicurazioni praticamente verbali in merito ed il ritiro di alcuni provvedimenti di secondaria importanza, l’argomento viene lasciato decantare fino a giungere ai nostri giorni con le conseguenze che tutti vediamo:  mentre la disorganizzazione delle forze sociali lascia al caso le varie iniziative di lotta, Trenitalia continua imperterrita ad attuare i suoi progetti senza una controparte efficace nell’azione di contrasto. La buona notizia, in questa vicenda, è che le organizzazioni sindacali si sono ricompattate dopo mesi di spaccatura ed hanno organizzato una serie di azioni di lotta unitaria. Il primo appuntamento è per il 23 marzo alle ore 10,00 presso la Stazione Centrale di Reggio Calabria, con un sit-in dei lavoratori e conseguente conferenza stampa, oltre alla previsione di uno sciopero regionale generale dei trasporti da definire in tempi brevi. La sensazione è però che per un’azione veramente incisiva occorra un coordinamento tra le varie forze sociali interessate, sia quelle in rappresentanza dei lavoratori che quelle in rappresentanza dei cittadini, oltre ad una conseguente presa di posizione del nostro corpo politico, che vada al di là dei semplici proclami e comunicati stampa, poiché è ormai chiaro che la reintegrazione dei  treni soppressi dipende principalmente dalla volontà o meno del governo di finanziarne l’effettuazione.

Pasqualino Placanica

(pubblicato su costaviolaonline.it)

domenica 21 marzo 2010

Lo stadio di Tropea

Sono anni che, passando con il treno da Tropea,  una delle città calabresi più famose nel mondo, mi domando quale sarà il destino finale della struttura che vedete nelle foto. Uno stadio fornito di tutto, dalle tribune coperte, alle panchine, agli spogliatoi, che non ho mai visto funzionare per qualche ragione che non è dato sapere, almeno a chi non è  del posto. Certamente è un pessimo spettacolo, quel campo di calcio infestato dalle erbacce (ma anche da piccoli arbusti), trascurato e lasciato all'azione del tempo che se lasciato fare distrugge qualsiasi cosa. Non conosco, ripeto, i motivi di questo scempio, anche facendo qualche ricerca in rete non si riesce a sapere nulla o quasi; il mio rammarico è proprio questo: nonostante ormai la rete permetta a chiunque lo voglia di farsi sentire, su quest'argomento vige il silenzio più assoluto. A Tropea nessuno protesta. Mah! probabilmente avranno problemi  più gravi da seguire.

lunedì 15 marzo 2010

Non prendiamoci in giro

Come sempre, quando trovo chi ha già scritto quello che voglio dire io, preferisco riportarne le parole, anzichè trovarne diverse per dire le stesse cose.


NO MAFIA DAY: REGGIO CALABRIA RESTA A CASA
13 marzo a Reggio Calabria: No Mafia Day. Ennesima manifestazione antimafia promossa in questa città, ennesima conferma di quanto sia complicato scalfire il diamante con le unghie. Negli ultimi dieci anni ho partecipato a svariate iniziative contro la mafia, la ‘ndrangheta e il pizzo, sia come manifestante che come organizzatore, ma bisognava attendere il 2010, l’anno della bomba alla procura, della rivolta degli schiavi a Rosarno e delle intimidazioni ai giornalisti locali per registrare l’adesione più imbarazzante e vergognosa. C’è chi dà subito la colpa alla pioggia, in verità una pioggia molto lieve; altri fanno notare che la scarsa adesione, soprattutto di reggini, è dovuta alla manifestazione che contemporaneamente si svolge a Roma (…); e qualcuno ricorda che allo stadio gioca la Reggina. Il fatto è che il settanta percento dei partecipanti al corteo vengono dalla Sicilia, dal resto della Calabria, dalla Puglia e qualcuno persino dal Lazio, dalla Romagna… L’appuntamento era alle 15 a Piazza Garibaldi. I più puntuali sono stati alcuni noti politici, candidati per le imminenti elezioni regionali, accompagnati da un manipolo di cinque o sei giovani militanti del loro partito che gli ronzano attorno. In questo periodo pre elettorale i candidati con i loro fedelissimi si aggirano per la città elemosinando voti, presenziando anche alle assemblee condominiali, promettendo aiuti, favori, considerazione e offrendo cene, a prescindere dal colore della loro parte politica. C’è anche una formale e ristretta delegazione dell’amministrazione comunale. Per la verità tra patrocini concessi ma mai richiesti dagli organizzatori, partecipazioni solo sulla carta, rivendicazioni e puntualizzazioni, non si è bene capito chi, e in che misura abbia preso parte attivamente all’iniziativa. All’inizio sembrava ci fossero più bandiere che persone. Alcuni militanti di qualche sigla politica ne tenevano in mano più di una. Per fortuna dopo un po’ sono arrivati i siciliani con i loro striscioni, seguiti da gruppi di altri partecipanti che lentamente confluiscono verso la stazione centrale. E’ il momento della partenza in direzione Lungomare e il numero totale di persone coinvolte si aggira intorno alle poche centinaia, mentre la pioggia gradualmente diminuisce. Contiamo i nostri concittadini ad uno ad uno, mentre in testa al corteo a dare energia e consistenza ai cori ci sono giovani e meno giovani con accenti poco familiari. E’ bello constatare come persone provenienti dal nord Italia vengano ad insegnarci la resistenza alla mafia. Un fatto emblematico ed eloquente, anche se occorre ricordare che, malgrado l’apatia generale e la rassegnazione diffusa, in questa terra c’è chi si spende quotidianamente in prima persona per la causa. Ma probabilmente non è abbastanza, fin tanto che la resistenza non si elevi a rango di sentimento popolare. Si parte, compatti, e dalla Villa Comunale alcuni fotografi scattano foto per poi restituire le immagini a qualche giornale o sito locale. Giunti a Piazza Italia, di fronte a Palazzo San Giorgio (portone chiuso e sprangato, con la luce accesa dietro, ndr.), facciamo la sosta più lunga, ma i ripetuti inviti alla partecipazione rivolti a gran voce alla gente che scruta curiosa da una distanza di sicurezza, risultano inutili. Lungo il Corso Garibaldi, facce di indigeni con risatine inebetite viaggiano in senso contrario, mostrando eventualmente disapprovazione, e probabilmente non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi in una città come Reggio, se non fosse per il fatto che stavolta non si tratta di una manifestazione politica ma del No Mafia Day. La Reggio bene, quella dei circoli culturali, quella antimafiosa, civile e progressista non è presente, mentre una giovane ragazza con il megafono scandisce a gran voce i cognomi di alcune note famiglie malavitose. Naturalmente non è una nostra conterranea. A Piazza Duomo siamo decimati, mentre sul palco si susseguono importanti testimonianze di impegno serio contro la mafia e la ‘ndrangheta. Fortunatamente gli applausi fanno più rumore del silenzio, almeno in questo frangente. Ma la delusione è percepibile, e dal palco qualcuno non ci mette troppo a ricordare che Reggio non ha aderito: “parliamoci chiaro, qui di Reggio non c’è nessuno!”. E ci si ritrova a ripetere sempre le stesse cose, a fare sempre le stesse considerazioni… Povera città, città che si affaccia all’Europa, città metropolitana, città in crescita; città i cui giovani continuano ad emigrare con un tasso in crescita, generando un esodo su cui le statistiche più recenti sono molto chiare; città umiliata da politiche statali e locali indegne, privata dell’acqua corrente in gran parte dei suoi quartieri, beffata dai lidi e dal Tapis Roulant; città sedata da promesse inutili, irrealizzabili e fantasiose che parlano di ponti magici e centrali a carbone. E in queste condizioni, oserei dire vegetative, cosa aspettarsi quando si presenta un’occasione del genere? La partecipazione, il senso critico, la coscienza civile e l’indignazione non sono virtù ma motivo di vergogna da queste parti. I reggini amano farsi pilotare su binari morti. Vogliono promettere voti in cambio di favori, vogliono farsi i fatti loro, stare tranquilli, fiutare spazzatura, spendere mille euro di serbatoio per l’acqua e andare allo stadio. Popolo miserabile, che si sente quasi orgoglioso dello schifo che ci identifica in tutto il mondo, che non ama ribellarsi ma che vive nella paura e nell’intimidazione permanente, che paga il pizzo, che subisce scorrettezze, ingiustizie e sopraffazioni, che si rassegna in modo disinvolto alla logica mafiosa, fino a considerarla quasi un patrimonio culturale, uno strumento di equilibrio sociale. Al No Mafia Day i reggini non hanno aderito, e quelli che lo hanno fatto, se pur volenterosi, non potevano considerarsi un campione rappresentativo. Naturalmente saranno in molti ad irrigidirsi per queste parole, ma c’è un momento in cui fare finta che tutto vada un po’ meglio non serve a nulla. Bisogna fare i conti con la realtà dei numeri, perché è l’unico modo per ripartire correggendo gli sbagli e drizzando il tiro. La stragrande maggioranza dei miei cittadini non sente di doversi ribellarsi alla mafia, non ne avverte la necessità, non ne capisce il senso, ed io non posso biasimarli, perché da noi è tutto così normale. E’ normale chiedere raccomandazioni; è normale dover pagare il doppio delle tasse se si ha un’attività commerciale; è normale avere timore di pronunciare nomi, di inimicarsi con qualcuno. E poi diciamocelo chiaramente: il vero test si è tenuto il giorno prima del No Mafia Day. “Al funerale di un noto mafioso erano il 2500” ricorda dal palco Antonino Monteleone. Nella vita si fanno scelte…e noi abbiamo fatto una scelta di campo. Un plauso va agli organizzatori, che si sono dati da fare ai limiti delle loro possibilità, e nella speranza che alla prossima occasione ci sia il cielo sereno, non ci resta che amarezza.
Nicola Casile

-Oggi non sono in vena di scrivere, su questo argomento purtroppo altri hanno già detto, ed altri avevano capito prima di noi. Nicola Giunta, riferendosi a Reggio Calabria, la sua città, diceva:

sabato 13 marzo 2010

L'affare della variante ferroviaria di Cannitello

"Il Ministro Roberto Maroni ha voluto sottoscrivere un protocollo d'intesa per prevenire gli interessi mafiosi sul primo cantiere legato alla costruzione del Ponte, quello della Variante di Cannitello aperto lo scorso 23 dicembre".  La variante di Cannitello non è opera legata alla realizzazione del ponte sullo Stretto, ma era già stata progettata in tempi precedenti per migliorare la comunicazione ferroviaria, autorizzata con delibera del CIPE del 2006, ed assegnazione dei lavori ad RFI - Rete Ferroviaria Italiana (ma questo ormai è cosa risaputa); a parte questo nulla da eccepire nel merito specifico: se il protocollo firmato sarà applicato probabilmente le organizzazioni mafiose non riusciranno ad entrare nell'affare dell'appalto. Quello che sfugge (forse) al Ministro Roberto Maroni e (sempre forse) anche ai vari enti e politici che si stanno vantando dell'accordo è che il vero affare che si prospetta con la variante ferroviaria di Cannitello non è l'appalto, che come era prevedibile vista la situazione attuale sarà blindato (almeno questo), ma, a seguito dello spostamento del tracciato la disponibilità di decine di ettari di terreno posti in posizione ottimale con vista sullo Stretto di Messina (speriamo per sempre senza ponte). Del destino di quest'area che sarà liberata dai binari, nessuno dice niente, e soprattutto nessuno stipula accordi a tutela da eventuali interessi affaristici/mafiosi. Staremo a vedere.

mercoledì 10 marzo 2010

La buca "highlander".

La buca nella sede stradale che vi propongo si trova ormai stabilmente  (la foto sopra è del 15 febbraio scorso) in via Francesco Fiorentino a Reggio Calabria ed ha una inquietante caratteristica, è una "buca-highlander"; praticamente resuscita ogni volta che viene uccisa, e riprende la sua  destabilizzante funzione più vigorosamente di prima. Non avendo una testa e non potendo essere quindi eliminata definitivamente con il taglio della stessa, prevedo che sopravviverà alla "qualificata e tenace" azione dei tecnici preposti alla sua eliminazione, e probabilmente anche ai tecnici stessi. Dopo mesi di interventi inutili, con i tecnici della "Multiservizi" risoluti a riempire di sabbia ed altri materiali inerti la buca e poi coprire la  sabbia di asfalto, e con la buca che sistematicamente ricompare senza allargarsi di un centimetro, ma sempre con l'aspetto di una voragine senza fondo, ieri l'ennesimo intervento, che stavolta sarebbe dovuto essere "decisivo" stando a quanto ho sentito affermare da uno degli specialisti della "Multiservizi"; "l'asfalto si rinforzerà sempre di più con il passaggio delle autovetture, fino a diventare durissimo", diceva il tecnico alla gentile vigilessa che  ne aveva richiesto l'intervento. Ho scattato alcune fotografie del risultato dell'intervento. 
Oggi sono tornato sul posto e nonostante me lo aspettassi visti i precedenti, sono comunque rimasto a bocca aperta: in un giorno la buca è risorta anche questa volta con la medesima circonferenza, ed anche questa volta con l'aspetto di una voragine senza fondo. 
Ora mi domando: ma è mai possibile che chi di dovere non capisca che il problema non si risolverà mai cercando di riempire una specie di pozzo che si è creato con lo scorrimento delle acque piovane e che probabilmente ha messo in contatto la parte in vista della buca con chissà quale anfratto del sottosuolo? Possibile che non si capisca che permanendo tale condizione a lungo andare potrebbero crearsi altre voragini in qualsiasi parte della sede stradale, non necessariamente piccole come quella di cui parliamo oggi?  E per finire: chi paga tutti gli interventi inutili della Multiservizi?...Ah! Dimenticavo...quest'altra fotografia è estratta da Google Street View, che ha effettuato le riprese a Reggio Calabria due anni fa.

lunedì 8 marzo 2010

Il Club della Libertà..di fare i comodi propri

Il giorno 4 marzo 2010 ho partecipato a questo sondaggio del sito del Club della Libertà: sopra potete vedere la schermata che è stata generata dal sito dopo la mia votazione. Non so perché ma mi è venuto in mente di fotografarla. I SI erano al momento quasi il 98%. Si nota anche che il sondaggio sarebbe terminato il 7 marzo 2010.

 
Il giorno dopo (sempre non so perchè) sono andato a vedere l'andamento del sondaggio: l'ho trovato prematuramente chiuso. Le motivazioni sono riportate nelle due schermate sopra e sotto.
  
Per finire, a seguito delle polemiche scaturite sui giornali e sul web ecco il comunicato dei responsabili del sito: 
In pratica il sondaggio è stato sospeso perchè il risultato scaturito non era di gradimento dei signori che lo hanno proposto. Perciò per giustificarsi si aggrappano a concetti farneticanti del tipo: ...era solo per i simpatizzanti... oppure ....un attacco di hacker.... Mi domando come si possa pensare di far credere che un sondaggio del genere che si rivolge esclusivamente a simpatizzanti possa essere attendibile in ogni caso; tra l'altro il risultato in percentuale è talmente alto che comunque dimostra che i simpatizzanti non hanno partecipato (forse perchè non gli interessa l'argomento) oppure sono d'accordo anche loro con il risultato. Oppure potrebbe dimostrare che simpatizzanti non ce ne sono. In ogni caso è sicuro che per l'ennesima volta  questi "signori" hanno dimostrato la considerazione che hanno per la gente e per la sua opinione.

venerdì 5 marzo 2010

Scherza coi fanti, ma lascia stare i Santi

Questo edificio è a Reggio Calabria, in città vicino al centro storico, dove di preciso non ha importanza. Ha importanza l’immagine, che rappresenta perfettamente il modo di  fare del reggino standard, che (come cita giustamente il professore Castrizio nel suo video “Il paradosso del gatto di Giufà”) applicando il teorema di Nicola Giunta pensa di potere fare quello che vuole, qualche volta anche a proprio danno senza rendersene conto. L’edificio rappresentato è un unico corpo di fabbrica, anche se si propone esternamente come due enti distinti; è chiaro, e si deduce dalla piccola edicola sacra posta esattamente al centro della facciata, che una volta il palazzotto era uniformemente rifinito. Probabilmente, per qualche motivo (vendita, eredità, o altro) il palazzo è stato oggetto di divisione e adesso ha diversi proprietari. Il risultato è quello che si vede: una facciata a dir poco raccapricciante, frutto dell'evidente disaccordo tra i proprietari sul da farsi. Così una parte del palazzo è dipinta di bianco ed è in ordine, con un profilo lineare, mentre l’altra è palesemente trascurata, e presenta i resti di antichi disegni ed ornamenti che una volta erano sicuramente estesi a tutto il fabbricato. L’edicola cade proprio a metà, e neanche per lei il disaccordo dei proprietari ha avuto pietà: la linea divisoria della proprietà segna inesorabilmente il confine, esattamente a metà.
"Ma che me ne frega a me"?... direte voi! Niente, se non fosse che anche io la guardo quando ci passo e non posso fare a meno di pensare ogni volta all’immagine sacra che una volta era esposta all’interno di quella edicoletta; non so chi rappresentasse, ma mi piace pensare che non sia stata tolta dagli uomini, ma che invece se ne sia andata spontaneamente, nauseata, prima di essere anch’essa dipinta bicolore.    

mercoledì 3 marzo 2010

No Razzismo Day

Non sono parole scritte da me, ma è come se lo fossero. Non è il caso che ne trovi di nuove per dire la stessa cosa:
--"Finalmente una manifestazione nazionale contro il razzismo, il NO RAZZISMO DAY.
Nel nostro paese è da tempo in atto un preciso piano, preordinato e sistematico, per attentare al nostro sentimento di fratellanza verso chi proviene da altri paesi ed ha un diverso colore della pelle. Un sistema informativo diabolico confeziona ogni giorno articoli di giornale e servizi televisivi studiati apposta per presentare gli stranieri come la causa di tutti i mali che affliggono il paese, primi fra tutti la delinquenza e la disoccupazione.
Il No Razzismo Day è una grande occasione che abbiamo per testimoniare tutta la nostra vicinanza e solidarietà agli stranieri in Italia, sia a quelli che hanno lasciato il proprio paese per fuggire alla morte e sia a quelli che hanno semplicemente scelto di vivere nel nostro paese per migliorare le proprie condizioni di vita, sia a quelli che oggi sono costretti a vivere una esistenza clandestina fatta di abusi, sfruttamento e umiliazioni, sia a quelli che pur riuscendo a trovare una collocazione nel tessuto produttivo sono comunque costretti a vivere in un clima di denigrazione e che li fa sentire indesiderati.
La manifestazione è in programma Sabato 6 Febbraio 2010 a Milano. La partenza del corteo, prevista per le ore 14.00, sarà dalla grande Piazza Duca D’Aosta, proprio di fronte alla stazione centrale. Il corteo si dipanerà per le strade del centro di Milano per poi tornare allo stesso punto di partenza dove ci saranno gli interventi ed un concerto di solidarietà che si protrarrà fino alle 23.
Io, con anche il mio Blog, aderisco a questa manifestazione per affermare con forza la mia ferma convinzione che l’unica razza esistente su questo pianeta è quella umana."--