TUTTI I DIRITTI RISERVATI

© I contenuti di questo blog, se non diversamente indicato, sono di proprietà esclusiva dell'autore/amministratore. Tutti i diritti sono riservati.
Per eventuali autorizzazioni su specifici contenuti effettuare apposita richiesta tramite email all'indirizzo pasplaca@gmail.com .
"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
NON CAPISCO...E NON MI ADEGUO!!!
su questo blog non si pubblicano commenti anonimi

giovedì 26 novembre 2009

Ponte sullo stretto: Comitati...concomitanti con le elezioni.


(foto da http://torredelfaro.wordpress.com/)

E' notizia di oggi:
-Nasce il Comitato “Ponte subito”: un movimento composto da quei reggini, messinesi, siciliani e calabresi che vogliono sostenere con forza e convinzione la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.-
Peccato che con le motivazioni addotte il comitato in questione non fa altro che confermare il fatto che motivazioni reali non ce ne sono (di quelle positive per le due regioni, intendo). Leggendo il comunicato stampa mi rendo sempre di più conto dell’inutilità di quest’opera mastodontica, di cui rimane dubbia sia la possibilità di realizzazione nei termini tanto declamati, che la vera entità dei costi e dei tempi di costruzione.
-Il 23 dicembre a Cannitello inizieranno i lavori preliminari per l’eliminazione delle interferenze alla costruzione del Ponte, e sarà il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a tagliare il nastro del cantiere di Cannitello. Poi, nei primi mesi del 2010, toccherà al Messinese con i primi lavori tra la città e la sua periferia settentrionale finché, a giugno 2010, con la presentazione del progetto esecutivo del Ponte, potrà finalmente iniziare l’iter dei lavori del tanto atteso collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.-
Ormai lo sanno tutti che la variante di Cannitello è stata deliberata nel marzo 2006 e non è opera legata alla costruzione del ponte sullo stretto ma necessaria per il miglioramento del tracciato ferroviario ai fini del trasporto regionale; tant’è che la spesa per la variante non è compresa in quel 1,3 miliardi di euro stanziati “per il ponte”. La precisazione che a tagliare il nastro ci sarà Berlusconi (presenza superflua ed ininfluente al buon esito del taglio!) è palese dimostrazione della natura propagandistica dell’annuncio a fini elettorali.
-Il Ponte, come rileva Giuseppe Zamberletti, padre della Protezione Civile italiana e Presidente del CdA della Stretto di Messina Spa, “è particolarmente strategico per il Sud perché, con il completamento del programma di alta velocità, il Mezzogiorno sarà collegato con il sistema ferroviario europeo rappresentando così un importante fattore di sviluppo per tutte le regioni meridionali”. La vera novità del Ponte, dichiara ancora Zamberletti, “è che si tratta di un ponte ferroviario, e non solo stradale, che permetterà ai porti siciliani di diventare porti europei strategici con un grande vantaggio per quanto riguarda i costi di trasporto delle merci. Le merci in partenza dalla Germania e dirette verso l'Oriente, ad esempio, guadagnerebbero cinque - sei giorni di navigazione se dopo un transito in treno venissero imbarcati in Sicilia”.-
Per completare il programma “alta velocità” ci vuole il ponte sullo stretto? Peccato che al momento l’alta velocità termini a Napoli, e che per l’orario invernale Trenitalia intenda anche tagliare i pochi Eurostar che terminano la corsa (a velocità normale, non alta) a Reggio Calabria, limitandoli a Lamezia Terme. Sul fatto che il ponte non sarà anche ferroviario i dubbi rasentano la certezza se basati sulle esperienze reali: l’unico ponte esistente che si possa (molto lontanamente) paragonare a quello sullo stretto era stato progettato per il transito dei treni ma la corsia ferroviaria è stata soppressa in corso d’opera perché risultata irrealizzabile a causa del fenomeno del “galloping”, si tratta del ponte sospeso a tre luci giapponese di Akashi-Kaikyō. Pittoresca la considerazione sui tempi di percorrenza per le merci provenienti dalla Germania e dirette in oriente: se ricordo bene da reminiscenze scolastiche l’oriente è ad est, o no? E la Calabria è più ad est della Sicilia, o no? Ed in Calabria c’è un porto (Gioia Tauro) che è classificato tra i più importanti del mondo ed il più grande d’Europa, o no ? E allora che senso avrebbe aumentare (non accorciare di cinque o sei giorni) le percorrenze delle merci imbarcandole in Sicilia? Su questa dichiarazione ufficiale d’intento di affossare il porto di Gioia Tauro a vantaggio dei porti siciliani c’è molto da riflettere, considerando gli attuali schieramenti politici e gli apporti in termini elettorali che i due schieramenti vantano nelle due regioni.
-Il professor Bruno Sergi, titolare della cattedra di Economia Internazionale della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina è uno dei fondatori del Comitato ‘Ponte Subito’ e interviene dall’European Trade Union Institute di Bruxelles.: “La portata economica del Ponte – dichiara il professore dell’ateneo Messinese - deve portarci a considerarlo come strumento di crescita di tutta l’area dello Stretto e del mezzogiorno, come vero e proprio volano con un ritorno economico, sociale, culturale e turistico che è a dir poco enorme e incalcolabile. L’indotto che il nostro territorio potrebbe avere non si ferma certo al Ponte in sé. Il ponte non deve necessariamente autofinanziarsi. Diventerebbe famoso e conosciuto nel mondo molto più della Tour Eiffel, molto più del Ponte di Brooklyn e del Tower Bridge londinese. Milioni di persone arriverebbero nello Stretto per visitare e fotografare il Ponte più grande e lungo del mondo, e con questa scusa scoprirebbero tutti gli altri tesori del territorio dello Stretto in primis, e di Calabria e Sicilia in secundis che dobbiamo essere altrettanto bravi a valorizzare. L’indotto che ne ricaveremmo sarebbe tale da garantire lavoro, benessere e ricchezza a questo territorio oggi economicamente depresso, che deve puntare sul turismo per rialzarsi. Inoltre – continua il professore Sergi - decine di migliaia di persone, da manovali a eccellenze di qualità, troverebbero lavoro facilmente in un periodo di crisi internazionale. E, oltre ai circa dodicimila operai che per sei anni lavoreranno alla costruzione dell’opera, altri due/tre mila tecnici specializzati (e nel posto ne abbiamo tante, di eccellenze sfornate dalle nostre università!) troverebbero un posto di lavoro nel territorio in cui sono nati a tempo indeterminato. Scusate se è poco”.-
Sul ritorno economico dell’opera a favore delle regioni interessate ho già detto la mia opinione e la ripeto: quasi zero se rapportato ai lati negativi. Che il ponte se costruito (speriamo di no) sarà famoso in tutto il mondo non ci sono dubbi; non credo invece che ci siano persone che vanno a Parigi esclusivamente a vedere la Torre Eiffel, oppure a Londra solo per vedere il Tower Bridge, o a New York per il Ponte di Brooklyn. Il ponte sullo stretto sarebbe inserito in percorsi turistici prevalentemente in crociere dove gli introiti derivanti andrebbero a finire nelle tasche delle società di navigazione. Bello il passaggio sull’occupazione: prima decine di migliaia di persone troveranno lavoro, poi le decine di migliaia diventano quindicimila tra operai e tecnici specializzati (una decina di migliaia, quindi). Il bello è che altri grandi propagandisti del ponte parlavano di 40.000 posti di lavoro (ma qui devono avere fatto marcia indietro quando si sono accorti che i conti non tornano: i costi della manodopera assorbirebbero quasi tutti i 6 miliardi spacciati per il costo del ponte e non rimarrebbero fondi per il materiale!) Ma i nostri disoccupati hanno le referenze necessarie per operare in cantieri del livello di cui si parla? I nostri ragazzi appena usciti da scuola pur se bravi e volenterosi saranno competitivi con i tecnici “veterani” provenienti dal resto d’Europa ed in possesso di esperienze documentate sulla materia? Chiaramente e logicamente no! Chi potrà imporre alle ditte costruttrici di assumere manodopera inesperta a fronte di altra con ben altri requisiti? Tra i tecnici qualificati di calabresi e siciliani ce ne saranno sicuramente, ci mancherebbe altro, ma le attuali norme non permetteranno discriminazioni sui cittadini europei, e probabilmente i soggetti privati fornitori dei capitali (stranieri) avanzeranno le loro (comprensibili) pretese in termini di impiego di loro operai, magari in esubero in altri cantieri nel mondo.
- Anche Massimiliano Ferrara, presidente del corso di laurea in Scienze economiche dell’Università ‘Mediterranea’ di Reggio Calabria, pro-rettore dell’Università per Stranieri ‘Dante Alighieri’ di Reggio Calabria e membro dell’Advisory Committee of the Indian Academy of Mathematics, sostiene fortemente la realizzazione della Grande Opera dello Stretto: “il Ponte – dice il professore - ha una grande ricettività turistica, e rappresenta un episodio unico e straordinario, quantitativamente e storicamente, dell’erogazione di spesa pubblica. E’ quello ‘shock’ economico che serve per dare linfa importante al territorio, che è chiamato a creare un indotto intorno alla realizzazione di questa grande opera. Certamente i tantissimi turisti attirati dal Ponte, non vengono a vedere il Ponte, fare una foto e andare subito via, anzi … il Ponte è un’attrazione moderna in un territorio dal grande background storico, artistico, monumentale e culturale. Quindi se i reggini e i messinesi sapranno valorizzare le grandi risorse turistiche del territorio delle due città e delle due Province, i turisti avranno modo di scoprire tutti quei favolosi tesori oggi semi-sconosciuti e poco valorizzati. Il Ponte fornirebbe al territorio dello Stretto quella svolta economica che serve a Reggio e Messina per crescere e svilupparsi. L'opera,unica nel suo genere,sarebbe un grande stimolo per l'area dello Stretto e rappresenterebbe una grande opportunità per tutti i settori, non solo per quello edilizio e turistico, ma anche per quello della formazione e dell’università. L’approccio del territorio – conclude il prof. Ferrara - dev’essere quello della progettualità, non quello della critica aprioristica. Le barricate, ideologiche e non solo, non servono a nulla e non fanno altro che posticipare il problema e prolungare i tempi per la realizzazione dell’opera”.
Ma è possibile che un territorio come l'antica Magna Grecia abbia bisogno di un mostro di ferro per essere visitato? Sono altre le iniziative che occorrono per rendere appetibile turisticamente il nostro territorio e occorre investire per valorizzare quello che già abbiamo: lo stretto di Messina, per esempio, è favoloso senza ponte!

I capoversi in corsivo compresi tra i trattini sono estratti da Strill.it

martedì 24 novembre 2009

Prescrizione breve e giustizia lenta


La politica, la magistratura, i giornali, tutti continuano a discutere dell'argomento "giustizia" basandosi sui numeri: il governo dichiara che la prescrizione breve interesserebbe solo l'1% dei processi, come se tale percentuale in Italia corrisponda ad un numero ad una cifra, e non a quattro o cinque; la magistratura ribatte che la percentuale è molto più alta, ed i giornali come al solito continuano a riportare le dichiarazioni di questo e quello senza minimamente ragionarci sopra. Su questo argomento nessuno di loro ha capito che per quanto minimo sia il numero di processi coinvolti nella prescrizione, per ognuno di questi oltre ad un imputato c'è sempre una parte offesa, che corrisponde quasi sempre ad uno o più esseri umani che attendono giustizia (quella vera, non quella tanto menzionata in questi giorni), che per la parte offesa di "quel processo" esiste solo "quel processo" e che "quel processo" molto spesso corrisponde al 100% dei processi che la coinvolgono. Personalmente ritengo la prescrizione un male necessario ma sempre un male, andrebbe rivisto il concetto da cui la stessa scaturisce e non i termini temporali, che invece andrebbero allungati. Per velocizzare la giustizia (la chiamano così ma giusta non è) occorrono più operatori e mezzi sanzionatori più efficaci, oltre ad una più attenta selezione degli operatori stessi. Occorre che gli operatori giudiziari che rallentano il corso dei processi per loro colpa siano sottoposti a sanzioni efficaci e pesanti, e che la procedura per determinare tale condizione sia snella ed immediata. Occorre eliminare tutti quei lacci e lacciuoli a cui si aggrappano i mariuoli ed i loro difensori per potere farla franca, rivedere i Codici e soprattutto evitare che chi un giorno si trova a fare il Pubblico Ministero possa poi passare a fare il Giudice, per garantire l'imparzialità del Giudicante. E parliamoci chiaro, occorre che non sia più permesso ad alcuno di coinvolgere l'opinione pubblica nelle sue beghe personali, destabilizzando il paese solo per risolvere i suoi guai. Non è che chi ricopre alte cariche dello Stato non deve essere processato...chi ricopre alte cariche dello Stato non deve commettere reati, piccoli o grandi che siano. ...e neanche averli commessi in precedenza.

sabato 21 novembre 2009

MARCHIONNE VOLTAGABBANA ED IL POPOLO BUE


Come dicevo in un post precedente, l’attendibilità degli organi d’informazione è praticamente uguale a zero, sia per la poca (o nulla) competenza specifica nelle varie materie, sia per la faziosità palese di quasi tutte le testate giornalistiche nazionali. Se all’inattendibilità dei giornali e telegiornali aggiungiamo quella dei vari personaggi protagonisti delle notizie, otteniamo un cocktail di falsità tale da ubriacare anche il più scafato lettore. E’ notizia di ieri che l’amministratore delegato di FIAT ha dichiarato che chiuderà alcuni stabilimenti in Italia: "Abbiamo in Italia sei stabilimenti - ha dichiarato Marchionne - e produciamo l’equivalente di quello che si realizza in una sola fabbrica in Brasile. Questo non ha nessuna logica industriale, riflette una realtà che non c’è più”. Evidentemente se ne è accorto solo ora, perchè qualche mese fa lo stesso Marchionne aveva garantito al Ministro Scajola (almeno a suo dire) che gli stabilimenti in Italia non erano a rischio chiusura. La cosa che mi preoccupa veramente non è che i politici ed i grandi manager continuano a propinarci tramite i giornali favole e barzellette (lo hanno sempre fatto), ma è che gli stessi giornali non fanno una piega quando si ritrovano a dovere divulgare il contrario di quanto hanno già pubblicato qualche tempo prima. Non c’è una nota, non dico un articolo, che evidenzi il fatto che Marchionne ai tempi della scalata alla Crysler (meno di un anno fa) garantiva che l’acquisizione della casa straniera non avrebbe influito negativamente sull’occupazione in Italia; non c’è nessuno che evidenzi che nonostante gli incentivi erogati a spese della comunità su richiesta proprio della FIAT pena la perdita di posti di lavoro, adesso il voltagabbana Marchionne intende licenziare a spron battuto. Dopo una dichiarazione come quella di ieri mi sarei aspettato una levata di scudi generale, da parte di sindacati, politici, organi d’informazione; ed invece, abbiamo il silenzio assoluto. La notizia viene lasciata decantare piano piano fino a quando sarà metabolizzata e non sarà più una notizia, sarà la normalità. Allora il voltagabbana Marchionne si siederà ad un tavolo con quelli che fino ad oggi gli hanno lasciato dire quello che voleva e fare l’esatto contrario (politici e sindacati), e contratterà un piano di salvataggio (l’ennesimo) dell’occupazione a carico della comunità ed a “scarico” della FIAT. Quando il piano sarà stato “concordato”, sarà trasmesso ai giornali che provvederanno a fare copia-incolla del comunicato e senza neanche controllarne i dati lo pubblicheranno con titoloni soddisfatti. Sono decine di anni che i padroni della FIAT continuano ad accumulare ricchezza nonostante contemporaneamente l’azienda sia in crisi cronica (dichiarata), e nessuno si preoccupa di andare a scavare nei conti di questi signori per controllare dove vanno a finire i soldi. Anzi, veramente dove vanno a finire ormai si sa, visto che i signori Agnelli sono stati capaci di avere l’arroganza di contendersi pubblicamente il denaro che hanno a suo tempo illegalmente portato all’estero. Sopporteremo ancora per molto?

domenica 15 novembre 2009

Il paradosso del giornalismo moderno


E’ purtroppo una costante: l’argomento del giorno viene ripreso continuamente perché l’opinione pubblica ne vuole sentire parlare, e questo aumenta l’audience per la TV e le vendite per i giornali; non ha nessuna importanza se parlandone (spesso a vanvera) si aumenta l’ignoranza, anziché la conoscenza del problema. Ma chi è che stabilisce quale deve essere l’argomento del giorno, o della settimana, o del mese? Accade spesso che si parli e si scriva per giorni di una certa notizia (cronaca, politica, attualità, sport), che poi ad un certo punto sulla stessa cali il silenzio senza che i dubbi siano stati risolti e che successivamente, con il silenzio degli organi d’informazione la voglia di sapere dell’opinione pubblica si spenga, magari anche perché distratta da un altro “scoop”. Gli organi d’informazione hanno un potere enorme sulle masse che se non gestito in modo corretto (farlo totalmente è cosa praticamente impossibile) apporta danni incalcolabili alla comunità a vantaggio dei pochi che veramente gestiscono le notizie: i grandi gruppi industriali ed i centri politici di potere. Per fare un esempio (fantasioso ma non tanto) prendiamo la crisi economica mondiale; i dati negativi che hanno sancito l’inizio della crisi sono numeri che qualcuno ha comunicato ai giornali e che hanno scatenato una reazione sui mercati tale da rendere il processo inarrestabile. Erano semplici numeri scritti su un pezzo di carta! Probabilmente il frutto di calcoli difficilissimi e (spero) fondati, ma sempre numeri; e se chi doveva comunicare i numeri (ammesso che dovesse assolutamente farlo) avesse comunicato numeri non rispondenti alla realtà? Chi è, tra noi semplici mortali, in grado di capire se i dati economici pubblicati ogni giorno sui giornali rispondono al vero? Nessuno, perché non ne abbiamo le conoscenze necessarie; ci dobbiamo perciò fidare di questi “giornalisti” che spesso riportano, chi per ignoranza della materia specifica e chi perché in malafede, quello che altri enti “qualificati” gli comunicano. Chi ha la mia età si ricorderà il periodo dell’ “AUSTERITY”, compreso tra il 1973 ed il 1974, quando si circolava a targhe alterne a causa della crisi petrolifera. La crisi era dovuta alla chiusura del Canale di Suez ed alla posizione dei paesi produttori di petrolio a causa della guerra del Kippur, ma tra i dati che venivano diffusi vi era quello dell’esaurimento certo dei giacimenti di petrolio sull’intero pianeta entro dieci anni; era una notizia che veniva riportata da tutti i giornali. Naturalmente la stima era fatta sulla base dei consumi del momento che erano irrisori se paragonati a quelli attuali; ebbene, se è vero come è vero che sono trascorsi trentacinque anni e che le attuali scorte sono stimate sufficienti per i prossimi cento anni e valutate sui consumi attuali, come si spiega tutto ciò? A qualcuno evidentemente in quel momento conveniva così. (Da dire però che in questo caso c’è stato qualcosa di positivo, perché la bufala ha stimolato la ricerca sulle fonti di energia alternativa e l’adozione di misure volte ad evitare sprechi di energia). Fatto sta che nessuno ha detto "allora abbiamo sbagliato" e che nessuno gli ha chiesto di farlo. Sulla sanità: ricordate la SARS, l’Influenza Aviaria, l’Encefalopatia Spongiforme Bovina (la famosa Mucca Pazza)? All’inizio avrebbero dovuto causare chissà quale enorme disastro mondiale, a sentire chi ci informava giornalmente; ma quanti decessi ci sono stati in Italia e nel mondo? Se ne è parlato fino a quando lo hanno stabilito i giornali; le malattie sono ancora presenti sul pianeta in misura pari a tante altre, e non è che siano diventate meno pericolose di prima; probabilmente in questo momento non c'è l'interesse (economico o politico) affinché se ne parli. Di ciò la maggior parte di noi non è cosciente e si fa indirizzare a sua insaputa verso questo o quell’argomento a discrezione di chi manovra l’informazione. E gli indirizzi non sono dettati solo per aumentare le vendite o l’audience: spesso la tale notizia (che molte volte si rivela successivamente una bufala) viene costruita ad arte per spostare
l’attenzione da altro o ancora peggio per favorire grandi gruppi economici. Sul virus A/H1N1 si è raggiunto un livello vergognoso: le problematiche derivanti dalla diffusione della malattia sono state ingigantite ad arte, i governi sono stati costretti ad acquisire enormi scorte di vaccino di cui ancora è dubbia anche l’efficacia (oltre che la relativa pericolosità) ed i giornali continuano a pubblicare notizie che non servono ad altro che a diffondere allarmismo e paura. In Italia in un anno muoiono (purtroppo) ben più di 365 persone per l’influenza “normale” che risulta fatale perché il paziente è affetto da altre patologie. Esistono decine di altre malattie (contagiose e non) che causano una media di due o più morti al giorno. Ma un organo d’informazione che non parli ogni giorno dell’influenza suina non sarebbe all’altezza degli altri. E poiché sulla materia non è che ci sia poi molto da dire senza ripetersi continuamente, ecco che occorre aggiornare il bollettino dei caduti, che è l’unica cosa che cambia giornalmente sia pure di uno o due individui, purtroppo e per fortuna. Comunicare in tempo reale il decesso di pazienti affetti da virus A/H1N1 non solo non ha alcuna utilità, ma è anche dannoso perché chi legge la notizia non lo fa con la lucidità necessaria a capire che il significato della stessa è l’esatto contrario di quello che appare: in realtà, se ci fermiamo un attimo a riflettere ci accorgiamo che il dato di uno o due morti al giorno per una patologia, quale che sia, è al di sotto dei valori medi riferiti a buona parte delle malattie mortali e anche non direttamente mortali; sarebbe palese a tutti se giornalmente venisse pubblicato l’elenco dei deceduti per tutte le malattie, ma in questo caso la notizia non sarebbe più tale. Siamo quindi giunti all’assurdo: nonostante l’inattendibilità dei giornali, non possiamo comunque fare a meno di leggerli, perché è da loro che dobbiamo acquisire i dati da elaborare per ottenere con i nostri mezzi (il ragionamento) la giusta (o almeno più equilibrata) valutazione della notizia.....se davvero di notizia si tratta.

domenica 8 novembre 2009

IL PROGETTO ESECUTIVO DEL PONTE SULLO STRETTO





COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA
Esito della seduta del 6 novembre 2009
Su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Comitato ha:
…..omissis…
determinato la 1^ quota annua del contributo in conto impianti di 1.300 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo Infrastrutture ai sensi dell’art.4 c.4quater del D.L. n. 78/2009 e preso atto della Relazione sulle attività svolte dal Commissario straordinario del Ponte sullo Stretto di Messina ai sensi del medesimo articolo……omissis…


E’ notizia di ieri che il CIPE ha approvato la spesa di 1,3 miliardi di euro per la progettazione del ponte sullo stretto di Messina. E io mi domando come si fa a continuare a sostenere tutto ed il contrario di tutto su questo argomento. Il CIPE è il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, e non può certo programmare l’economia dei privati; quindi i soldi stanziati sono pubblici. Ma fin qui poco male, perché non credo che sarebbe sostenibile pensare che i capitali impegnati possano essere interamente di investitori privati. Il bello è che con la delibera del CIPE si è dato il via alla “progettazione esecutiva del ponte”! Infatti il progetto esecutivo del ponte ancora non esiste, come è stato denunciato più volte. Ma in cosa consiste il progetto esecutivo?
Il progetto esecutivo rappresenta una delle fasi della progettazione nell'ambito dell'ingegneria civile, ed in particolare è la terza ed ultima delle fasi in cui è comunemente suddiviso un progetto e la sua stesura. Esso rappresenta l'ingegnerizzazione di tutti gli interventi previsti nelle precedenti fasi di progettazione in ogni particolare, rappresentando così la fase tecnicamente più definita dell'intera progettazione. Da esso risulta esclusa solo la progettazione del cantiere e delle relative opere provvisorie. Il progetto esecutivo è redatto sulla base delle direttive fornite dal progetto definitivo e si compone dei seguenti elementi:
* una relazione generale;
* le relazioni specialistiche;
* gli elaborati grafici, anche quelli relativi alle strutture, agli impianti ed alle opere di risanamento ambientale;
* i calcoli esecutivi delle strutture e degli impianti;
* i piani di manutenzione dell'opera nel suo complesso e nelle parti di cui è composto;
* i piani di sicurezza e coordinamento;
* il computo metrico estimativo definitivo ed il quadro economico;
* il cronoprogramma dei lavori;
* elenco dei prezzi unitari ed eventuali analisi;
* il quadro dell'incidenza di manodopera per le diverse categorie di cui si compone la lavorazione;
* lo schema di contratto ed un capitolato speciale d'appalto.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.)


Vediamo quindi che tra gli elementi che devono essere definiti nel progetto esecutivo vi sono il computo metrico estimativo definitivo, il quadro economico, l’elenco dei prezzi unitari ed il cronoprogramma dei lavori. In definitiva, una valutazione reale dei tempi e dei costi. Ne deriva che fino ad oggi i nostri governanti ci hanno propinato balle, visto che i dati definitivi saranno sicuramente molto più corposi rispetto a quelli ipotizzati, ed avranno valore effettivo per il solo primo anno, calcolando gli altri 5 anni su proiezioni teoriche (basti pensare all’aumento del costo dell’acciaio negli ultimi cinque anni); senza contare che da conteggi sommari, il solo costo delle manodopera impegnata dichiarata (40.000 operai) per il tempo presunto (6 anni) dovrebbe assorbire circa il 70% del costo totale dell’opera di 6,1 miliardi di euro (costo sempre dichiarato fin dal 2002, sia chiaro) e non credo proprio che con il rimanente 30% si possa pagare il materiale. A questo punto dovremmo decidere se classificare i nostri attuali governanti come enormi incompetenti in materia oppure come immensi delinquenti consapevoli del disastro verso cui ci stanno portando. Fate voi, io la mia opinione ce l’ho. Quello che però più di tutto m’indispone, in questa faccenda, è il comportamento di certa stampa. Esistono da sempre due linee ben decise su quest’argomento, una favorevole ed una contraria alla costruzione del ponte; la differenza sta nel comportamento: mentre i favorevoli al ponte sostengono “a prescindere” la positività dell’opera senza minimamente analizzare i dati diffusi dal governo, i contrari supportano la loro opinione con dati alternativi, perizie, opinioni di tecnici qualificati e ragionamenti articolati. In definitiva ad “…il ponte si può fare e si deve fare perché lo diciamo noi…”, si contrappone “…il ponte è inutile e dannoso perché lo dice la logica secondo questi dati….”; più o meno, semplificando, è sempre stato così. La cosa che mi indispone, dicevo, è che quei giornali che fino ad oggi hanno incensato i dati del governo senza controllarli (come si è visto non è difficile avere dubbi su quei dati, anche non essendo un tecnico del settore) neanche adesso che viene fuori che non esiste un progetto esecutivo, fanno una piega. A questo punto non si può più parlare di opinione, perché l’opinione è qualcosa che viene fuori da un ragionamento, si suppone. Ritengo che sia più appropriato parlare di verità assoluta da accettare per fede (scrivo fede minuscolo, ma pensandoci bene la parola starebbe bene anche con l’iniziale maiuscola).

martedì 3 novembre 2009

SILVIO NON PUO'...


Viaggiamo a velocità supersonica verso livelli di assurdità mai visti in Italia e nel mondo. Avevo già, fra me e me, disapprovato il conferimento del premio Nobel per la pace a Barak Obama, non tanto per la persona, quanto perché non ha ancora avuto il tempo di meritarselo; l’ho considerato per quello che secondo me è: un incoraggiamento a fare bene da parte di alcuni, e nel progetto di altri un modo subdolo di legargli le mani su certi aspetti della politica estera USA; ve lo immaginate un Premio Nobel per la pace che dichiara guerra? Inconcepibile! Adesso dovrà aspettare (o fare in modo) che gliela dichiarino. Poi in questi giorni ho pensato che anni fa è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura a Dario Fo; qualcuno avrà sostenuto la sua candidatura, in Italia, qualcuno che probabilmente parteciperà anche ai funerali di Alda Merini, la più grande poetessa italiana del 900 morta il 1 novembre scorso in condizione praticamente di povertà. Detto questo, oggi mi ribalto sulla sedia apprendendo che esiste un comitato istituito per candidare al Premio Nobel per la pace 2010 nientedimenoche……..lo volete sapere…..ve lo dico….tenetevi forte…SILVIO BERLUSCONI! L’ho detto! Giuro che mentre lo scrivevo ho avuto un leggero giramento di testa. Esiste un inno che sponsorizza il cavaliere, con un sito su internet e chissà quali risorse economiche pronte ad essere spese su questo obiettivo. Poiché ormai da tempo è chiaro che negli ambienti del PDL e dei simpatizzanti di Silvio non si muove foglia che Egli non voglia, non ci sono dubbi sul fatto che la sua è una AUTOCANDIDATURA, mascherata da movimento spontaneo. Ormai non c’è limite alla spudoratezza di questo signore che cerca in tutti i modi di acquisire titoli planetari per rafforzare il piedestallo su cui poggia. Adesso ci mancherebbe solo che il Premio Nobel gli fosse conferito veramente, così in caso di condanna penale il Grande Silvio nella sua ormai farneticante mente si potrà paragonare ai VERI GRANDI della storia, come Aung San Suu Kyi, Rigoberta Menchú Tum o Nelson Mandela, perseguitato per i principi che professa. Come inno per la candidatura di Berlosconi al Nobel preferisco questo: "Silvio non può". In questo post devo fare pubblica ammenda per avere più volte votato questo signore. PERDONATEMI, VI GIURO CHE NON LO FARO' PIU'!

lunedì 2 novembre 2009

Sulla nave di Cetraro - 2


Come avevo già evidenziato nel post precedente, la vicenda della nave di Cetraro, presunta Kunsky o “Città di Catania “ che dir si voglia non è affatto definita. Dai dati pubblicati a seguito dell’ispezione effettuata dalla nave “Coopernaut Franca” per conto di Arpacal e della Regione Calabria, riportati ampiamente dai giornali e reperibili facilmente in rete (che sia benedetto questo aspetto di internet), troppe cose non coincidono con la successiva ispezione del Ministero dell’ambiente. Adesso viene fuori anche che le coordinate dei rilievi fatti dalla nave “Mare Oceano” per conto del Ministero dell’ambiente non coincidono con quelle dei rilievi forniti dalla nave “Coopernaut Franca” per conto di Arpacal e della Regione Calabria. I dati del relitto della nave Catania sono reperibili all’indirizzo http://www.wrecksite.eu/wreck.aspx?136076. Come si può vedere dalla cartina sopra pubblicata, le due posizioni indicate non coincidono neanche lontanamente. Tra i due punti vi è una distanza di ben 3,5 miglia nautiche, equivalenti a 6,5 chilometri. A complicare ancora di più le idee la presenza in zona di un terzo relitto: il "Cagliari", anch'esso evidenziato nella cartina sopra. Tralasciando inutili polemiche che servono solo ad aumentare la confusione, e ragionando solo ed esclusivamente sui fatti, viene fuori che è palesemente necessaria una comparazione dei due video girati, per verificarne la corrispondenza. E’ notizia di oggi che il WWF Italia ha chiesto al Ministero per l’ambiente una perizia pubblica comparata sulle due indagini svolte.



NAVE VELENI:WWF, INCONGRUENZE SU PUNTI NAVE, COMPARARE VIDEO

(ANSA) - ROMA, 2 NOV - Una ''urgente'' perizia pubblica comparata dei video ''per fugare ogni dubbio e accertare appieno la verita' sull'identita' e il contenuto della nave affondata a Cetraro''. Lo chiede il presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni, in una lettera inviata questa mattina al ministro dell' Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. Il Wwf intende cosi' riaprire il caso della cosiddetta 'nave dei veleni', caso chiuso per il ministero e per la Dna visto che in base ai risultati delle verifiche si tratta di una nave passeggeri affondata nel 1917 e non contenente fusti. Nella lettera il Wwf segnala che, riferisce una nota, ''da alcune verifiche compiute dall'associazione esisterebbero delle incongruenze sui punti nave su cui hanno operato le due indagini filmate, ovvero, quello utilizzato dalla Mare Oceano e quello su cui ha indagato la stessa Regione Calabria circa un mese fa. Secondo queste analisi il punto su cui ha operato la Mare Oceano sarebbe a tre miglia e mezzo (6,5 km circa di distanza) dal luogo dove era stato individuato dalla Regione Calabria il relitto della sospetta nave dei veleni (le coordinate fornite dalla Regione di quest'ultima sono: 39 gradi 28,50 primi nord, 15 gradi 41,57 primi est; mentre quelle della nave mercantile Catania, come risulta da dati tratti dall'Ufficio idrografico del Regno Unito, sono: 39 gradi, 32 primi nord, 15 gradi, 42 primi est)''. Per questo il Wwf chiede una perizia pubblica comparata tra i due video girati dal Rov della nave Coopernaut Franca della societa' Nautilus, che ha agito su incarico della Regione Calabria, e dell'Arpacal e dal Rov della nave Mare Oceano della societa' Geolab incaricata dal ministero dell'Ambiente.(ANSA). COM-GU
02/11/2009 13:41


altri link sull'argomento:
http://www.comitatodegrazia.org/Blog/non-e-la-cunsky-ma-i-conti-o-meglio-le-coordinate-non-tornano.html
http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=15769