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domenica 15 novembre 2009

Il paradosso del giornalismo moderno


E’ purtroppo una costante: l’argomento del giorno viene ripreso continuamente perché l’opinione pubblica ne vuole sentire parlare, e questo aumenta l’audience per la TV e le vendite per i giornali; non ha nessuna importanza se parlandone (spesso a vanvera) si aumenta l’ignoranza, anziché la conoscenza del problema. Ma chi è che stabilisce quale deve essere l’argomento del giorno, o della settimana, o del mese? Accade spesso che si parli e si scriva per giorni di una certa notizia (cronaca, politica, attualità, sport), che poi ad un certo punto sulla stessa cali il silenzio senza che i dubbi siano stati risolti e che successivamente, con il silenzio degli organi d’informazione la voglia di sapere dell’opinione pubblica si spenga, magari anche perché distratta da un altro “scoop”. Gli organi d’informazione hanno un potere enorme sulle masse che se non gestito in modo corretto (farlo totalmente è cosa praticamente impossibile) apporta danni incalcolabili alla comunità a vantaggio dei pochi che veramente gestiscono le notizie: i grandi gruppi industriali ed i centri politici di potere. Per fare un esempio (fantasioso ma non tanto) prendiamo la crisi economica mondiale; i dati negativi che hanno sancito l’inizio della crisi sono numeri che qualcuno ha comunicato ai giornali e che hanno scatenato una reazione sui mercati tale da rendere il processo inarrestabile. Erano semplici numeri scritti su un pezzo di carta! Probabilmente il frutto di calcoli difficilissimi e (spero) fondati, ma sempre numeri; e se chi doveva comunicare i numeri (ammesso che dovesse assolutamente farlo) avesse comunicato numeri non rispondenti alla realtà? Chi è, tra noi semplici mortali, in grado di capire se i dati economici pubblicati ogni giorno sui giornali rispondono al vero? Nessuno, perché non ne abbiamo le conoscenze necessarie; ci dobbiamo perciò fidare di questi “giornalisti” che spesso riportano, chi per ignoranza della materia specifica e chi perché in malafede, quello che altri enti “qualificati” gli comunicano. Chi ha la mia età si ricorderà il periodo dell’ “AUSTERITY”, compreso tra il 1973 ed il 1974, quando si circolava a targhe alterne a causa della crisi petrolifera. La crisi era dovuta alla chiusura del Canale di Suez ed alla posizione dei paesi produttori di petrolio a causa della guerra del Kippur, ma tra i dati che venivano diffusi vi era quello dell’esaurimento certo dei giacimenti di petrolio sull’intero pianeta entro dieci anni; era una notizia che veniva riportata da tutti i giornali. Naturalmente la stima era fatta sulla base dei consumi del momento che erano irrisori se paragonati a quelli attuali; ebbene, se è vero come è vero che sono trascorsi trentacinque anni e che le attuali scorte sono stimate sufficienti per i prossimi cento anni e valutate sui consumi attuali, come si spiega tutto ciò? A qualcuno evidentemente in quel momento conveniva così. (Da dire però che in questo caso c’è stato qualcosa di positivo, perché la bufala ha stimolato la ricerca sulle fonti di energia alternativa e l’adozione di misure volte ad evitare sprechi di energia). Fatto sta che nessuno ha detto "allora abbiamo sbagliato" e che nessuno gli ha chiesto di farlo. Sulla sanità: ricordate la SARS, l’Influenza Aviaria, l’Encefalopatia Spongiforme Bovina (la famosa Mucca Pazza)? All’inizio avrebbero dovuto causare chissà quale enorme disastro mondiale, a sentire chi ci informava giornalmente; ma quanti decessi ci sono stati in Italia e nel mondo? Se ne è parlato fino a quando lo hanno stabilito i giornali; le malattie sono ancora presenti sul pianeta in misura pari a tante altre, e non è che siano diventate meno pericolose di prima; probabilmente in questo momento non c'è l'interesse (economico o politico) affinché se ne parli. Di ciò la maggior parte di noi non è cosciente e si fa indirizzare a sua insaputa verso questo o quell’argomento a discrezione di chi manovra l’informazione. E gli indirizzi non sono dettati solo per aumentare le vendite o l’audience: spesso la tale notizia (che molte volte si rivela successivamente una bufala) viene costruita ad arte per spostare
l’attenzione da altro o ancora peggio per favorire grandi gruppi economici. Sul virus A/H1N1 si è raggiunto un livello vergognoso: le problematiche derivanti dalla diffusione della malattia sono state ingigantite ad arte, i governi sono stati costretti ad acquisire enormi scorte di vaccino di cui ancora è dubbia anche l’efficacia (oltre che la relativa pericolosità) ed i giornali continuano a pubblicare notizie che non servono ad altro che a diffondere allarmismo e paura. In Italia in un anno muoiono (purtroppo) ben più di 365 persone per l’influenza “normale” che risulta fatale perché il paziente è affetto da altre patologie. Esistono decine di altre malattie (contagiose e non) che causano una media di due o più morti al giorno. Ma un organo d’informazione che non parli ogni giorno dell’influenza suina non sarebbe all’altezza degli altri. E poiché sulla materia non è che ci sia poi molto da dire senza ripetersi continuamente, ecco che occorre aggiornare il bollettino dei caduti, che è l’unica cosa che cambia giornalmente sia pure di uno o due individui, purtroppo e per fortuna. Comunicare in tempo reale il decesso di pazienti affetti da virus A/H1N1 non solo non ha alcuna utilità, ma è anche dannoso perché chi legge la notizia non lo fa con la lucidità necessaria a capire che il significato della stessa è l’esatto contrario di quello che appare: in realtà, se ci fermiamo un attimo a riflettere ci accorgiamo che il dato di uno o due morti al giorno per una patologia, quale che sia, è al di sotto dei valori medi riferiti a buona parte delle malattie mortali e anche non direttamente mortali; sarebbe palese a tutti se giornalmente venisse pubblicato l’elenco dei deceduti per tutte le malattie, ma in questo caso la notizia non sarebbe più tale. Siamo quindi giunti all’assurdo: nonostante l’inattendibilità dei giornali, non possiamo comunque fare a meno di leggerli, perché è da loro che dobbiamo acquisire i dati da elaborare per ottenere con i nostri mezzi (il ragionamento) la giusta (o almeno più equilibrata) valutazione della notizia.....se davvero di notizia si tratta.

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