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"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
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martedì 28 settembre 2010

PRONTO SOCCORSO SULLA CARTA

on. Doris Lo Moro...(sulla  carta)
La ''Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali'' ha fatto tappa a Reggio Calabria il 24 settembre 2010. Durante la conferenza stampa finale, tra le tante domande più o meno concordate, il giornalista David Crucitti di Newz.it chiede alla commissione una valutazione sul fatto che la città di Reggio Calabria è servita da un solo pronto soccorso situato presso gli Ospedali Riuniti nella zona nord della città, se non pensano che sarebbe il caso di istituirne un altro presso il presidio Morelli che è un vero  e proprio ospedale di nuova costruzione situato nella zona sud, e se tale necessità non è in contrasto con la paventata "bocciatura" del presidio Morelli con la prossima chiusura di alcuni reparti specialistici ed accorpamento ai Riuniti. La commissione barcolla, (le espressioni dei visi sono spettacolari) cerca di capire ma dimostra di non avere capito la domanda che invece è chiarissima: il presidente Leoluca Orlando, deputato di IDV, afferma che a Reggio il pronto soccorso c'è (il giornalista non lo ha negato; la domanda era se pensavano che ne bastasse uno). Prende la parola Doris Lo Moro, deputato del PD e componente la commissione, e praticamente risponde a tutt'altra domanda parlando dell'adeguatezza degli Ospedali Riuniti, della presenza di reparti di eccellenza (ma chi lo ha mai negato, peccato che i reparti menzionati non sono e non saranno mai interessati dalle operazioni di pronto soccorso) parla del pareggio di bilancio dell'Azienda Ospedaliera; alla fine, come ciliegina sulla torta, parla della presenza di altri pronto soccorso sul territorio provinciale: --"dovete tenere conto che ci sono altri pronto soccorso nell'ASP di Reggio Calabria, perchè il pronto soccorso, che poi non ci sia o sia inadeguato è un'altra conversazione (!?!?!?) ma c'è a Locri, c'è a Palmi, c'è a Melito Porto Salvo...SULLA CARTA" -- Che dire? Sulla carta siamo ben tutelati, secondo la dottoressa Lo Moro. Mi torna in mente una frase che ho letto da qualche parte, mi sembra che venga attribuita a Daniele Luttazzi: --In Italia mancano giornalisti che facciano la seconda domanda. Cosa intendo? Semplice: il giornalista intervista un politico, fa la sua domanda, il politico risponde. A questo punto il giornalista dovrebbe fare la seconda domanda: "scusi, ma lo sa che questa è una stronzata pazzesca!?" Invece la seconda domanda non viene mai fatta, in questo modo i politici sono lasciati liberi di dire tutte le cazzate che vogliono--. Se la Commissione d'inchiesta affronta le criticità come capisce (o fa finta di capire) ed affronta le domande dei giornalisti, siamo in una  botte di ferro. Il risanamento della sanità in Calabria è prossimo...SULLA CARTA!

Il video è tratto dal filmato completo della conferenza stampa pubblicato da www.mediterraneonline.it, che è visibile al link http://www.youtube.com/watch?v=EBDNQEhoxow

venerdì 24 settembre 2010

I professionisti dell’antimafia


(da "Il blog di Domenico Malara")
Venghino siori, venghino! Acrobati, saltimbanchi, domatori, banditori, clown, trapezisti, macchinisti, fuochisti, uomini di fatica, contorsionisti, nani, buffoni e ballerine: venghino siori, venghino a godere della magia dell’illusione al festival dell’ovvio, al circo del banale, alla sagra dell’ipocrisia.
Tutti insieme appassionatamente all’ennesima manifestazione antimafia, sabato 25 settembre a Reggio Calabria, città metropolitana, città “bella e gentile”, città della ‘ndrangheta a denominazione d’origine (in)controllata. Accorrete numerosi, donne, bambini, adulti e anziani. Sfileranno tutti quanti, dotti medici e sapienti.
Tutti hanno aderito, tutti partecipano, tutti sono onesti e tutti sono bravi. E tra i “tutti” ci sono decine di Comuni, amministratori locali, partiti e politici di ogni schieramento. Ma allora la criminalità con chi li fa gli affari? Con chi stringe accordi elettorali? Con chi si spartisce gli appalti?
Tutti in marcia contro la mafia. Eppure basterebbe davvero poco per non essere risucchiati dal vortice dell’ipocrisia. Basterebbe recarsi in Procura a denunciare nomi e personaggi che “tutti” conoscono. Allora c’è da chiedersi: quanti sono i commercianti che manifesteranno il 25 settembre e quanti coloro che realmente denunciano vessazioni e taglieggiamenti? Quanti gli amministratori che parteciperanno al corteo e quanti quelli che denunciano il mafioso di turno che lo avvicina per un appalto? Quante manifestazioni di questo genere sono state fatte negli anni e che cosa è cambiato? Tante per rimanere abbastanza nauseati.
Viste le “numerose e autorevoli” presenze, allora è meglio non esserci. Meglio non essere colluso con l’ipocrisia o prestare il fianco a coloro che non vedono l’ora che ci siano queste manifestazioni per mettersi in prima fila, possibilmente con bandieroni in mano, e fare bella mostra di sè. D’altronde, come disse qualcuno, il prodotto più redditizio che ha creato la mafia è proprio l’antimafia. Basta scorrere l’elenco di associazioni, parenti delle vittime, moglie, figli e nipoti che campano sulle ceneri del caro estinto per rendersene conto.
Sono i professionisti dell’antimafia, come li aveva definiti Leonardo Sciascia, coloro che appartengono prevalentemente a quella specie di persone dedite all’eroismo che non costa nulla o, peggio ancora, coloro che grazie all’antimafia ci campano, tanto da mutuare l’espressione icastica “tengo famiglia” in “tenevo famiglia”. Venghino siori, venghino!

Permettete una parola, io non sono mai andato a scuola
e fra gente importante, io che non valgo niente
forse non dovrei neanche parlare.
Ma dopo quanto avete detto, io non posso più stare zitto
e perciò prima che mi possiate fermare
devo urlare, e gridare, io lo devo avvisare,
di alzarsi e scappare anche se si sente male,
che se si vuole salvare, deve subito scappare...
Edoardo Bennato, Dotti, medici e sapienti

E io condivido totalmente quanto afferma Domenico Malara in questo post; non si può certamente fare di tutta l'erba un fascio ma il teatrino di questi giorni, con adesioni a pioggia alla manifestazione di domani (mancano solo le assemblee di qualche condominio), è semplicemente vergognoso. Non si offenda chi è in buona fede. Non ce l'abbiamo con lui.
Io sono contro la mafia 
e contro chi usa la mafia.




giovedì 23 settembre 2010

Calabria: senza trasporti efficienti non ci sarà mai sviluppo.

Tutti i settori critici dipendono dai trasporti.

L’argomento “risanamento della sanità” in Calabria sta assumendo aspetti negativi superiori per dimensioni al deficit dichiarato; tutte le parti in causa stanno cavalcando una tigre che porterà solo ed esclusivamente ulteriori danni alla nostra già ampiamente martoriata regione. Penso di interpretare il pensiero di molti quando dico che ormai siamo stufi di vedere comunicati (sia chiaro che mi riferisco ai comunicati delle parti politiche, non agli articoli) sugli organi di stampa relativi al “perché si è fatto/farà questo” o “perché non si doveva/dovrà fare”, con più o meno velate allusioni all’integrità morale degli attori delle varie vicende, e chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Fatti ben pochi, anzi niente. Sulla sanità, mi sembra che il problema sia affrontato, oltre che con molte chiacchiere e passerelle, con una visione troppo parziale dell’ampia panoramica che invece investe. Non saprei entrare nel merito dell’opportunità o meno di chiudere le singole strutture dal punto di vista strettamente produttivo, ma è certo che la soluzione del deficit non si può  ridurre ad un semplice taglio delle spese; per esempio, si parla del ridimensionamento del numero delle strutture ospedaliere, anche in ottemperanza alla disposizione che prevede la chiusura degli ospedali con meno di 120 posti letto, senza tenere conto del  problema dei collegamenti: in Calabria quasi dappertutto le distanze si misurano in ore, non in chilometri; la stessa distanza che in Lombardia si percorrerebbe in dieci minuti, da noi in certe zone si percorre in un'ora o più, e di questo si dovrà inevitabilmente tenere conto. Associato (anzi, precedentemente) al piano di soppressione delle strutture sanitarie "superflue" dovrebbe essere messo in atto e completato un efficace piano di sviluppo dei collegamenti viari nella regione che permetta lo spostamento veloce delle persone e dei mezzi anche e soprattutto in casi di emergenza. Di trasporti in Calabria  non si parla da anni, o meglio, se ne parla di solito in occasione di competizioni elettorali ma di fatti non se ne vedono. Ci sono paesi collegati con il resto della regione da una sola strada, e accade spesso che d'inverno la strada si interrompa per frana o neve o altri motivi. Una delle due strade più importanti della regione, la S.S. 106 che percorre tutta la Calabria sulla costa jonica, è soprannominata "la strada della morte" per la pericolosità e l'alto numero di vittime per incidenti stradali. L'autostrada A3 è famosa per i tempi di percorrenza ed i cantieri perenni. Le strade che collegano queste due "arterie" con l'interno a volte sono poco più che  strade interpoderali e comunque continuamente a rischio frane e interruzioni.  Senza parlare dei  collegamenti ferroviari pessimi: che fine ha fatto il contratto di pubblico servizio che la  regione Calabria era pronta a firmare con Trenitalia (firmare, non scrivere, da quanto mi risulta era già  pronto per la firma) che prevedeva l’acquisto di nuovi mezzi su rotaia ed una più efficiente programmazione dei collegamenti? I trasporti sono la spina dorsale della regione, non si può parlare di niente con un sistema di collegamenti pessimo  come il nostro: scuola, commercio, industria, sanità, sono tutti rami strettamente dipendenti dai trasporti delle persone, e delle merci. In una realtà del genere è normale e comprensibile che la popolazione si preoccupi della chiusura di strutture che seppur poco efficienti comunque garantiscono un presidio sanitario sul territorio in termini di  raggiungibilità. Sono decenni che i nostri amministratori si preoccupano di affrontare i problemi del momento senza una visione ampia della situazione, tamponando a destra e a manca, adesso è il momento di dire basta.  Vorremmo essere messi a conoscenza dell’ottica completa in cui vuole agire il governo della regione; per cominciare, anziché perdere tempo a  sfornare comunicati di solidarietà e di condanna, di autoincensamento e di accusa, che ormai non legge più  nessuno, i nostri amministratori potrebbero informarci sul progetto complessivo di interventi su tutte le criticità presenti in Calabria (sempre se esiste, il progetto). E sarebbe gradito anche (se esiste) un eventuale progetto complessivo “ombra” (come si diceva una volta) dell’opposizione. Troppo  facile stare a guardare e criticare a cose fatte.

martedì 21 settembre 2010

Bombe all'asilo e solidarietà "sgradita".


Il sit-in davanti alla scuola materna
A Reggio Calabria, qualche settimana fa, la notte  del 30/31 agosto un incendio doloso ha praticamente distrutto alcune aule dell'asilo “De Gasperi” di Condera; la notte del 13/14 settembre una bomba carta ha danneggiato un locale della parrocchia di Ortì attiguo ai locali ospitanti una scuola materna; il 15 settembre è stato ritrovato un pacco con materiale esplosivo nel cortile della scuola materna di San Cristoforo “Padre Gaetano Catanoso”: una bomba carta composta da abbastanza esplosivo da fare non solo rumore. Un fattore comune: l’obiettivo è sempre un asilo comunale. Il solo pensiero di cosa sarebbe successo se l’ordigno di San Cristoforo fosse stato rinvenuto da bambini anziché dagli operatori scolastici farebbe scattare in chiunque una rabbia incontenibile. Una rabbia che porta a volere fare qualcosa, ad essere presente, ad esplicitare il dissenso verso questi atti vergognosi e vili, commessi  da individui che non hanno niente di umano, se sono capaci di coinvolgere i bambini nei loro sporchi affari criminali. Da questo sdegno che ha preso tutti i cittadini onesti di Reggio Calabria è nata l’iniziativa su Facebook: “Non bombe ma caramelle, fiori e sorrisi per l'asilo di San Cristoforo” finalizzata appunto a concretizzare i sentimenti con un gesto significativo. Chiara e decisa la descrizione sul sito web del gesto da compiere: “Riteniamo che il modo migliore per esprimere la nostra stima, la solidarietà e l'affetto ai bambini, le loro famiglie e il personale docente e amministrativo di San Cristoforo sia quello di recarci presso l'asilo e donare loro ciò che meritano: non bombe ma caramelle, fiori e sorrisi.” All’appuntamento di stamattina 21 settembre 2010, alle 9,00 eravamo presenti in tanti, rappresentanti di associazioni varie, amministratori locali, un sacerdote, una suora, semplici cittadini anche di zone lontane della città, tutti determinati a portare un sorriso a dei bambini ed a riceverne uno in cambio come unica contropartita. Nessun discorso da fare, nessuna passerella da percorrere. Giunti davanti al cancello della scuola, la sorpresa: l’operatore scolastico al cancello con malcelato imbarazzo ci annuncia che la direttrice della struttura ha vietato l’ingresso alla delegazione, e che non condivide e di conseguenza vieta lo svolgersi dell’iniziativa di solidarietà all’interno della scuola. La direttrice non si scomoda neanche a venire di persona quanto meno a comunicare personalmente la sua decisione; raggiunta telefonicamente per vie traverse, conferma la sua scelta senza dare ulteriori spiegazioni. Naturalmente un movimento come il nostro, nato da un sentimento forte e motivato non si poteva fare smontare immediatamente da un semplice divieto. È iniziato una specie di sit in spontaneo, in attesa di uno sblocco della situazione che non è mai arrivato. Siamo riusciti a mandare dentro la struttura i fiori che avevamo preparato per le maestre, affidandoli a delle mamme che accompagnavano i loro bambini; una mamma fortemente imbarazzata è venuta  a ringraziarci a nome delle maestre e di tutti i genitori, ed a lei abbiamo consegnato le  caramelle che erano state preparate appositamente per l’evento, con la preghiera di consegnarne una busta ad ogni singolo bambino. Le altre confezioni di dolci sono state consegnate in beneficenza alla parrocchia del posto. Dopo qualche ora il gruppo si è sciolto lentamente, con l’amaro in bocca per la pessima esperienza vissuta: il comportamento della direttrice della scuola non è stato solo incomprensibile, ma, lasciatemelo dire, anche poco riguardoso nei nostri confronti, che non abbiamo neanche avuto la soddisfazione di vederla in faccia. Successivamente, a seguito di ulteriori pressioni da parte di organi di stampa, la direttrice ha rilasciato la seguente dichiarazione: --“Non voglio che l’intimidazione venga strumentalizzata – ha dichiarato la direttrice a Strill.it – solo i genitori possono accedere all’interno dell’asilo e non posso permettere che i nostri allievi vengano a contatto con degli sconosciuti, tanto più che vengano loro offerte delle caramelle. E’ mio compito garantire l’incolumità e la sicurezza dei bambini che frequentano l’asilo”-- Sulla consistenza delle giustificazioni addotte dalla direttrice mi sembra ci sia poco da dire; certo non è bello sentirsi descrivere come “sconosciuti che offrono caramelle a dei bambini”, anche se la descrizione è frutto dell’arrampicata sui vetri di chi non sa cosa dire. Alla signora direttrice, così solerte paladina a difesa della tranquillità dei bambini vorrei solo chiedere se provvederà presto a chiedere la rimozione della scritta che campeggia da tempo davanti al cancello della sua scuola all’attenzione dei bambini che lei protegge dagli sconosciuti,  che non può non avere visto e che tutto è meno che educativa; sul muro di fronte alla scuola, in bella vista c’è scritto: -KU SAPI E TACI AVI SEMPRI PACI, KU SAPI E DICI AVI SEMPRI NEMICI- per chi non conosce il nostro dialetto: “chi sa e tace ha sempre pace, chi sa e dice ha sempre nemici”. Se la nostra iniziativa servirà anche solo a fare cancellare quella scritta, oggi avremo ottenuto già un buon risultato.
Pasqualino Placanica
(pubblicato su costaviolaonline.it)

lunedì 20 settembre 2010

Coerenza è sinonimo di convenienza?

Presunta aggressione a Scopelliti: il PDL chiede la testa di Salvato e Trento. In realtà il comunicato sotto riportato si riferisce a due episodi differenti anche se riconducibili ad un unico argomento. L'aggressione ad un giornalista dell'ufficio stampa del Presidente del Consiglio Regionale, e le contestazioni al governatore Scopelliti in occasione della sua visita all'ospedale "Annunziata" a Cosenza. L'argomento è la chiusura (o riconversione) dell'ospedale di Cariati (CS), non gradita ai cittadini.

"Il Pdl calabrese chiede le immediate dimissioni del sindaco di Scala Coeli Mario Salvato (Cs) e del consigliere provinciale di Cosenza, Leonardo Trento. Il primo cittadino, giovedì scorso, si è reso protagonista di un’aggressione a palazzo “Alemanni” nei confronti di un giornalista dell’ufficio stampa della Giunta regionale al termine di un incontro nel quale si è discusso sul futuro del nosocomio di Cariati, mentre l’esponente politico provinciale avrebbe organizzato l’incivile protesta andata in scena, venerdì pomeriggio, all’ospedale “Annunziata” di Cosenza contro il Governatore Giuseppe Scopelliti fomentando dietro le quinte i manifestanti. Questi episodi vanno fermamente condannati, anche perché uomini delle istituzioni, di qualsiasi colore politico, non possono permettersi il lusso di diventare improvvisamente dei rivoltosi. Salvato e Trento, se avessero un pò di buon senso, dovrebbero farsi da parte recitando il mea culpa. Le scene accadute la scorsa settimana non devono più ripetersi. Ci sono infatti rappresentanti delle istituzioni che non sono degni di indossare la fascia tricolore perché con i loro comportamenti alimentano l’odio e la violenza. Diciamo, quindi, basta a questo clima da “guerriglia” venutosi a creare puntando, invece, a costruire una Calabria migliore, partendo proprio dal delicato settore della sanità." 

Ora, io non voglio difendere nessuno, perchè non conosco i fatti se non dalle rispettive versioni e non mi sento in grado di giudicare. Evidenzio solo che nel caso del consigliere provinciale Leonardo Trento nel comunicato si legge "avrebbe organizzato...";  avrebbe è condizionale, mi sembra, non indica certezza. Sicuramente, però, dal comunicato stampa del PDL viene fuori un concetto sacrosanto, al di là del fatto se sia applicabile al caso in questione o no: gli uomini delle istituzioni "di qualsiasi colore politico" non possono commettere atti violenti nè azioni che alimentino l'odio e la violenza; la pena sono le dimissioni dall'incarico, praticamente per indegnità, mi pare. Bene, qualora ci fossero ancora dubbi, ora è chiaro che evidentemente nel PDL la coerenza non è di casa. Se non sbaglio Ignazio La Russa è ancora ministro della difesa, eppure si è reso responsabile dell'aggressione fisica ad un giornalista..o no?

...hai aperto la parentesi? Chiudila!


A Reggio Calabria attualmente va di moda esprimere solidarietà "a prescindere". Tra gli innumerevoli comunicati di solidarietà a questo e a quello che in questi giorni spuntano come funghi sui giornali locali, cartacei ed online, ve ne sono alcuni veramente graziosi, direi che fanno tenerezza per lo sforzo intellettuale che deve avere fatto l’autore per scriverli. Sotto riporto il testo, così come è stato pubblicato comprese le virgole (e non è poco, sono 61) di quattro esemplari veramente degni di attenzione.

--“Esprimo totale solidarietà all’avv. Oreste Romeo, Presidente provinciale della Lista “SCOPELLITI PRESIDENTE”, per il vile atto intimidatorio di cui è stato oggetto nelle scorse ore. Ci troviamo dinanzi all’ennesimo atto della criminalità organizzata, di chi altro mezzo non ha, che quello della violenza e delle intimidazioni, per far valere le proprie posizioni. Questi atti non fanno altro che buttare fango sull’immagine della nostra terra. Fiducioso che le forze dell’ordine e la magistratura sapranno fare luce e chiarezza su questo ennesimo vile atto intimidatorio.” (qualifica e firma)--

--"Esprimo la mia solidarietà, per l’inaudito atto d’intimidazione cui è stato destinatario il presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti. Ancora una volta, si conferma quanto sia concentrata l’attenzione di quelle forze negative, che non intendono condividere il percorso di risanamento e di impedire la realizzazione di cambiamento, svolta impressa dal Governatore. Non saranno questi atti deprecabili, ad intimidire una persona, di indiscusso coraggio, che si sta’ adoperando,  per lo sviluppo, la crescita e il cambiamento di questa terra, della nostra gente, e per il futuro dei nostri figli. Con il sostegno e l’aiuto delle Istituzioni, cittadini, amministratori, amici, la gente di Calabria che vuole il cambiamento contribuirà a sconfiggere queste forze negative".
E’ quanto afferma in una nota il….(qualifica e nome)--

--“Questo nuovo vile atto, conferma ancora una volta, quanto sia concentrato l’attenzione di quelle forze destabilizzanti, atte a impedire la realizzazione del progetto di cambiamento, che ha bisogno questa nostra terra, e, che il Governatore Scopelliti, fortemente cerca di portare avanti, assieme a tutti quei Calabresi, che l’hanno scelto. Sappi Presidente, che non sarai solo ad andare avanti, non saranno questi atti deprecabili, a intimidire noi, e la TUA PERSONA, coraggio, perché, tutti coloro, che credono nella volontà di migliorare i problemi, culturali, politici, sociali, del Lavoro, della legalità, che ha questa nostra Calabria, Ti sono tutti vicini.
Come Amico, come rappresentante politico, sono personalmente vicino alla tua famiglia, al tuo fianco, esprimendovi tutta la mia solidarietà.” (qualifica e firma)--

--“La vile armata aggressione, manovrata contro il presidente Giuseppe Scopelliti,  è la conferma di quelle forze negative che sono contro il cambiamento, il coraggio dimostrato dal  nostro Presidente, non è altro che il superamento di vecchie logiche che hanno portato allo sfascio la sanità nella nostra regione. Il problema della sanità in Calabria è un percorso talmente prioritario, delicato quanto prezioso. Codesto Governo Regionale, eletto dalla stragrande maggioranza dei cittadini, ha il dovere, e il mandato, nell’attuazione del programma ( il Governo del fare),  affinché, nella sanità, si facciano scelte di qualità, sicurezza, professionalità, garanzia, innovazione medica, a tutela dei pazienti e dei cittadini tutti.” (qualifica e firma)--

Giuro che non ho cambiato niente dei testi, che sono realmente stati pubblicati sui giornali. Punto, due punti, punto e virgola…..senza nulla a pretendere!


sabato 18 settembre 2010

Governatore della Calabria Scopelliti: "aggredito" o duramente contestato?


Certo, l'argomento sanità è già di per se delicato, specialmente in Calabria, e quando poi all'interno dell'argomento si va a toccare il tasto risanamento, ecco che le reazioni non possono mancare. Troppi interessi sono stati foraggiati negli anni (soprattutto dai due precedenti governi regionali, uno di centrodestra ed uno di centrosinistra) con sprechi e clientelismi, per poter pensare che un qualsiasi tentativo di far rientrare nella normalità il settore sia gradito a tutti (è l'esatto contrario, è sgradito a molti). Ma questo non deve far confondere eventuali azioni criminali di tipo intimidatorio con le proteste legittime dei cittadini, per quanto dure esse siano. Il concetto "devo risanare e quindi chi è contro di me è contro il risanamento" non è un concetto assoluto, è il caso che il governatore se lo metta  bene in testa. Le proteste di Cosenza potrebbero essere state organizzate in malafede oppure no, ma se Scopelliti pensa di potere andare in giro a chiudere strutture sanitarie in zone dove per percorrere 20 chilometri ci si può mettere anche 40/50 minuti senza che la gente si preoccupi e protesti,  allora vuol dire che non ha capito niente e non conosce la realtà della regione che governa. In Calabria quasi dappertutto le distanze si misurano in ore, non in chilometri; la stessa distanza che in Lombardia si percorrerebbe in dieci minuti, da noi in certe zone si percorre in un'ora, e di questo il governatore dovrà tenere conto. Associato (anzi, precedentemente) al piano di soppressione delle strutture sanitarie "superflue" dovrebbe essere messo in atto un efficace piano di sviluppo dei collegamenti viari nella regione che permetta lo spostamento veloce delle persone e dei mezzi anche e soprattutto in casi di emergenza. Di trasporti in Calabria non si parla da anni, o meglio, se ne parla di solito in occasione di competizioni elettorali ma di fatti non se ne vedono. Ci sono paesi collegati con il resto della regione da una sola strada, e accade spesso che d'inverno la strada si interrompa per frana o altri motivi. Una delle due strade più importanti della regione, la S.S. 106 che percorre tutta la Calabria sulla costa jonica, è soprannominata "la strada della morte" per la pericolosità e l'alto numero di vittime per incidenti stradali. L'autostrada A3 è famosa per i tempi di percorrenza ed i cantieri perenni. Le strade che collegano queste due "arterie" con l'interno a volte sono poco più che  strade interpoderali e comunque continuamente a rischio frane e interruzioni.  Senza parlare dei  collegamenti ferroviari pessimi. In un contesto del genere dichiarare di voler chiudere presidi che garantiscono una certa tranquillità alla popolazione in termini di presenza e di raggiungibilità non può non destare proteste, al di là della possibile malafede di chi potrebbe cavalcare la tigre del malcontento. Nessuno dei politici attualmente presi dalla frenesia di risanare ha detto una parola su  questa piaga secolare. Detto questo, mi voglio soffermare sull'episodio di Cosenza per evidenziare che i soliti giornali hanno ben pensato di titolare a casaccio con la versione più "succulenta" dei fatti, senza verificarli. Titoloni oggi sui giornali e sul web (1, 2, 3, 4) sulla presunta "aggressione" subita ieri  dal governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti in occasione della visita all’ospedale dell’Annunziata, a Cosenza. Le dettagliate descrizioni dei fatti e i comunicati di solidarietà per il governatore e condanna per i manifestanti non si contano. Peccato che le descrizioni dei fatti con violenze e lanci di pietre non trovino riscontro nè nei filmati nè, cosa più importante, nell'interrogazione parlamentare che alcuni senatori del PDL hanno rivolto al ministro dell'interno Roberto Maroni: nel testo dell'interrogazione si parla di "gazzarra vergognosa", ma non un accenno a violenze o lanci di pietre, come d'altronde non potrebbe essere visto che non ce ne sono stati. La richiesta dei senatori calabresi di indagare su chi abbia sobillato i dimostranti e su chi abbia pagato i pullman mi da da pensare. I dimostranti sono facilmente identificabili dai filmati, lo erano anche sul posto, nessuno era  a volto coperto, non sono stati commessi reati e l'assenza di fermi o denunce lo dimostra. Qual'è il motivo dell'indagine richiesta dai senatori del PDL? Scoraggiare eventuali altri casi del genere per il futuro? Chi protesta deve essere indagato? Il prossimo passo allora potrebbe essere la schedatura, ed eventualmente si potrebbe riaprire il campo di Ferramonti di Tarsia, che è in zona.
Ecco uno dei video registrati durante la protesta a Cosenza.

venerdì 17 settembre 2010

Reggio Calabria: bombe contro gli asili nido. Ma non è una notizia da giornale serio.

Qualche settimana fa, la notte  del 30/31 agosto un incendio doloso ha distrutto alcune aule dell'asilo “De Gasperi” di Condera; la notte del 13/14 settembre una bomba carta ha danneggiato un locale della parrocchia di Ortì attiguo ai locali ospitanti una scuola materna; ieri è stato ritrovato un pacco con materiale esplosivo nel cortile della scuola materna di San Cristoforo: una bomba carta composta da abbastanza esplosivo da fare non solo rumore. Se ci sia o no un nesso tra i tre episodi non sta a me dirlo con certezza, anche se il fattore comune "asilo" lo lascerebbe pensare; l'aspetto che intendo evidenziare in questa vicenda è l'assoluta inerzia degli organi d'informazione locali e delle organizzazioni "antimafia" presenti sul territorio. Non voglio pensare che l'argomento "bombe all'asilo" viene messo da parte perchè non dà visibilità, ma il dato reale è questo: sul web è praticamente silenzio da parte dei giornali online; gli unici pezzi presenti sono alcuni comunicati di personalità politiche particolarmente impegnate in queste "piccole faccende" e gli articoli del giorno dopo che per dovere raccontano la notizia. E anche in giro non se ne parla quasi per niente. Dov'è la solidarietà delle organizzazioni, dov'è l'indignazione della popolazione, dov'è il diritto di cronaca tanto sbandierato dai giornali quando fa comodo? In una città come Reggio Calabria non parlare nella dovuta dimensione di fatti del genere equivale a ritenerli di nessuna o poca importanza. Per una busta piena di borotalco con una lettera di minacce farneticanti sono stati versati fiumi d'inchiostro, tutti si sono sentiti in dovere di manifestare solidarietà al personaggio che l'ha ricevuta, mentre episodi ripetuti nel tempo che potrebbero vedere coinvolti i nostri bambini vengono tranquillamente archiviati. Quand'è la prossima manifestazione contro la 'ndrangheta? Fatemelo sapere, che quel giorno me ne andrò al mare, da noi il tempo ancora lo permette.

ROM: in Italia la responsabilità penale è personale, non collettiva.

Sull'espulsione di massa in atto in Francia nei confronti di un popolo intero l'unico leader europeo che si è dichiarato  d'accordo con il francese Sarkozy è quello italiano; è palese che le dichiarazioni che Berlusconi  sta rilasciando all'estero attualmente hanno l'obiettivo di accattivarsi i consensi dell'elettorato di destra italiano in vista di probabili elezioni a breve termine. È così da sempre; Berlusconi dice quello che pensa sia gradito a chi lo dovrebbe sostenere con il voto: tutto e il suo contrario, e successivamente, a grazia fatta, se necessario eventualmente smentisce. Altra cosa sono le esternazioni di personaggi che hanno sempre sostenuto tesi simili, e che in una situazione del genere trovano terreno fertile per sostenere le proprie idee: «La maggior parte dei furti li fanno i rom. Certo non sono il demonio, però per la gente che trova la casa buttata per aria, non è molto allegro» La dichiarazione del "ministro  delle riforme per il federalismo di una nazione che non riconosce" Umberto Bossi mi inquieta, ma non perché non sapessi già cosa ne pensasse di tutti gli esseri umani non "di razza pura" (!), bensì perché mi è venuto in mente che l'associare una etnia o un popolo ad un comportamento dannoso per la società è una pratica che si è ripetuta spesso nel corso della storia del mondo, e non ha portato mai niente di buono all'umanità.  Superfluo elencare i casi del genere. Tra l'altro in un paese come il nostro dove la responsabilità penale è personale (articolo 27 della Costituzione) chi pensa di  estenderla a famiglie, gruppi o etnie/popoli interi di fatto si pone fuori dal rispetto della Costituzione Italiana.  Ma per Bossi non è una novità, questa.  Vorrei sapere però se il leader del partito xenofobo/razzista/secessionista della "Lega Nord per l'indipendenza della padania" ha intenzione, una volta ottenuto il risultato di eliminare l'etnia prima nella sua speciale classifica di chi "ruba di più", di rivolgere la sua attenzione agli attuali secondi che naturalmente eliminati i primi ne prenderebbero il posto. Dopo di che, terminato il procedimento rivolto ai ladri "semplici", potrebbe attenzionare, che so, per esempio gli evasori fiscali, che di fatto sono una categoria di ladri più evoluta; oppure i corrotti, altra categoria di ladri. Ma tra queste categorie di stranieri se ne troverebbero ben pochi. A me sembra che, se vogliamo  applicare il ragionamento "selettivo" del leader del Carroccio, dobbiamo dare atto che il popolo che commette più  reati in Italia è sempre e comunque quello italiano. Che facciamo, ci espelliamo tutti?

martedì 14 settembre 2010

Gheddafi ci mitraglia....ma è un errore.

il motopesca Ariete, mitragliato dai libici (foto da il Messaggero.it)
Una motovedetta libica spara su un peschereccio italiano. Qual'è  la novità? Sono decenni che questa storia va avanti, una volta si pensava che fosse una strategia di Gheddafi finalizzata ad ottenere il "rimborso" dei danni di guerra.  Adesso che l'accordo sembra sia stato concluso con tanto di foto dell'evento sui passaporti libici, questa presunta motivazione viene a cadere (chi ci ha mai creduto?). In realtà una novità c'è: la motovedetta che ha sparato è stata fornita dall'Italia ed a bordo vi erano militari italiani. Tecnici, operativi, in assetto di guerra o no, erano militari italiani. Le balle che racconta il governo libico si possono anche capire, pur considerandole sempre balle, ma quelle che intende propinarci il ministro Maroni sono non solo inaccettabili, ma soprattutto intollerabili. Si vorrebbe fare passare la cosa per un errore: il ministro degli Interni Maroni, che ha aperto un'inchiesta sull'accaduto, nel riferire che la Libia si e' scusata ha detto: "immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini". Praticamente ha detto che sui clandestini si può sparare. Sul concetto di clandestini, poi, ci sarebbe molto da dire: il clandestino dovrebbe essere quello che  si trova in una località senza permesso, senza avere diritto a starci, e per questo si nasconde o si camuffa. Ma chi è che stabilisce che un individuo non possa stare su una barca anche sovraffollata in mezzo al mare in acque internazionali? Lo status di "clandestino" lo si dovrebbe acquisire nel momento in cui l'individuo concretizza materialmente la sua azione: si introduce in modo illegale all'interno dei confini di una nazione. Secondo Maroni, l'errore quindi non sarebbe aver sparato, ma l'aver scambiato il peschereccio per una barca di clandestini.  Da questa affermazione oltre allo sdegno che scaturisce automaticamente in ogni persona che si possa definire civile,  viene fuori un altro concetto secondo me importante: il flusso dei clandestini si muove dalla Libia verso l'Italia e non viceversa, quindi la Libia non si troverà mai a dovere respingere nessuna barca di migranti; allora se la motovedetta libica  ha sparato su presunti clandestini (che si allontanavano dai suoi confini, non si avvicinavano) vuol dire che l'accordo prevede che il lavoro sporco lo facciano i libici? E noi abbiamo fornito le motovedette ed il personale istruttore per agevolare una strage? Caro ministro (dei miei) Maroni, l'atto compiuto dalla motovedetta libica (ex italiana) è stato commesso in acque internazionali che solo la Libia (Gheddafi) considera sue, ed è un vero e proprio atto di guerra da corsa ;  e forse tutto sommato è meglio inquadrarlo così, perchè nel caso in cui le cose fossero andate come Maroni vuol farci credere, allora non si tratterebbe di errore, ma di vera e propria mancata strage degna dei peggiori crimini contro l'umanità.   
Penso che l'Italia stia vivendo veramente il momento più vergognoso della sua storia dall'Unità, superiore anche alla vergogna della fuga dei reali a seguito dell'armistizio con  gli alleati nella seconda guerra mondiale. Siamo una nazione senza spina dorsale,  con un governo che riceve i dittatori e i terroristi con tutti gli onori e permette poi agli stessi di umiliarci e ricattarci. Siamo un popolo che accetta un governo di avventurieri che in nome degli interessi finanziari di pochi permette a dei criminali di venire a dettare legge a casa nostra. Siamo un popolo che accetta governanti che ammettono che è lecito prostituirsi per fare carriera in politica; governanti che giudicano normale che in una scuola pubblica possano essere esposti come fregio i simboli di un partito, come faceva il regime fascista con il fascio littorio; siamo un popolo che accetta che il premier vada in giro a fare dichiarazioni da leccaculo in favore del dittatore di turno, che definisca l'ex capo del KGB un dono di Dio, che baci le mani ad un dittatore terrorista responsabile di genocidio. Siamo un popolo che permette che un partito che non riconosce l'unità della nazione, che non riconosce ed offende i simboli nazionali, che puntualmente minaccia la guerra civile alla prima occasione, stia al governo di quella stessa nazione che disconosce. Siamo un popolo che permette che risorse immense siano sprecate per escogitare e portare avanti un piano destinato a decretare l'impunità di un pluriaccusato, pluriprescritto, pluriamnistiato presidente del consiglio.  Sembra un incubo....ma dagli incubi prima o poi ci si sveglia.

lunedì 13 settembre 2010

Stracquadanio: ma lui è bello o è intelligente?


"E' assolutamente legittimo che per fare carriera ognuno di noi utilizzi quel che ha, l'intelligenza o la bellezza che siano. E' invece sbagliato pensare che chi è dotato di un bel corpo sia necessariamente un cretino. Oggi la politica ha anche una dimensione pubblica. Ci si presenta anche fisicamente agli elettori. Dire il contrario è stupido moralismo" Firmato: Giorgio Clelio Stracquadanio. Tutto sommato le affermazioni di questo novello "filosofo" della politica, se messe nel giusto contesto sarebbero anche passabili: se un individuo utilizza la bellezza per competere in campo estetico, il discorso fila. Il problema che "Stracquadanius" finge di non capire (spero per lui, che finga) si pone nel momento in cui  la bellezza (o comunque la disponibilità sessuale) viene usata per ottenere in modo fraudolento dei vantaggi che  altrimenti non si potrebbero avere. Ancora più grave, in questo caso, è l'incrocio di vantaggi che ottengono reciprocamente i due truffatori*: l'uno/una ottiene favori sessuali dall'altro/altra che a sua volta ne riceve in cambio la possibilità di ricoprire una carica amministrativa o politica con i vantaggi che ne derivano. È vero anche che questo perverso meccanismo è possibile anche e soprattutto grazie alla scellerata legge elettorale in vigore, che in pratica permette di designare gli eletti ancor prima dello spoglio delle schede; in caso contrario le garanzie di riuscita di un accordo “do ut des” del genere sarebbero molto minori. È comunque strano che in un partito politico formato e supportato in larga parte da imprenditori, si giustifichi ritenendola “legittima” la pratica della "spintarella" per fare carriera. In un'azienda privata difficilmente una persona bella ma di scarse capacità lavorative riuscirebbe a "fare carriera" come dice "Stracquadanius"; al massimo una bella donna "ochetta" potrebbe fare la segretaria "d'immagine" del capo, ma non certo la manager d'azienda. Secondo "Stracquadanius", invece, se una donna è bella può tranquillamente fare politica e arrivare anche a fare il ministro perché si presenta bene fisicamente agli elettori (e notare che esclude l'intelligenza lui stesso, quando dice l'intelligenza “o” la bellezza che siano). Se poi non ci capisce niente della materia, o se comunque pur essendo competente, con la spinta che ha avuto a seguito dello scambio di favori ha estromesso un altro individuo (uomo o donna che sia) che avrebbe potuto ricoprire con più competenza la carica, non fa niente. La politica dovrebbe essere materia per intellettuali o tecnici, magari anche belli, ma intellettuali e soprattutto competenti in materia; è giusto che alle competizioni ci si presenti e si partecipi con i titoli richiesti per ricoprire il posto in palio! E solo con quelli! Gli altri eventuali titoli non dovrebbero contare. Nel PDL, invece no!  “O” belli – “o” intelligenti, e  sarebbe "legittimo" utilizzare i mezzi che si hanno per fare carriera (legittimo...è una parola che secondo me nel PDL ha un significato particolare).  Bella poi la frase finale del discorso di “Stracquadanius”: "Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza  non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato". Qualcuno dovrebbe spiegare a questi signori che ormai l’intelligenza del Popolo è stata offesa abbastanza. Il vaso è colmo. IN ITALIA NON È PERMESSO AD ALCUNO COMMETTERE IMPUNEMENTE AZIONI IN CONTRASTO CON LA LEGGE, E SOPRATTUTTO NON SARA' PERMESSO AD ALCUNO FARE LEGGI CHE RENDANO LEGALE QUELLO CHE DI FATTO È UN REATO, NE DI LEDERE I DIRITTI DI TUTTI A VANTAGGIO DI POCHI.

*parlavo di due truffatori: naturalmente in tal caso i truffati siamo noi: il Popolo.

C'è voragine e voragine.

Che le strade della nostra "città metropolitana" fossero ridotte a colabrodo, con buche evidenti sul manto stradale e caverne insidiose sotto la sede pronte ad aprirsi alla prima pioggia, ormai è cosa risaputa, ma quello che è successo a Pentimele supera veramente l'immaginabile: una voragine  di dimensioni tali  da poter inghiottire comodamente un'utilitaria, si è aperta nei giorni scorsi al centro di una traversa che collega la via Provinciale Vecchia alla via VecchiaPentimele a Reggio Calabria

Visualizza Pentimele in una mappa di dimensioni maggiori       
Le immagini lasciano veramente interdetti: la voragine (non si può parlare di buca) è profonda più di tre metri, e la cosa che più impressiona è il fatto che del materiale crollato non c'è più traccia. L'asfalto che si è aperto ed è crollato sul fondo della voragine non c'è più, è stato portato via dalle acque che hanno  creato il dissesto. In compenso si vedono un sedile (sembra di automobile) e un telaio di stendibiancheria, che, a meno che non siano dei reperti archeologici di qualche sconosciuta ma avanzata civiltà antica venuti alla luce a seguito dello smottamento, sono il risultato dell'alto impegno intellettuale di qualche intelligentone che ha ben pensato di andare a giocare sul posto, senza rendersi conto tra l'altro dei rischi che correva. La strada è transennata da entrambi i lati, e secondo me c'è il fondato pericolo che la voragine si allarghi o peggio ancora si allunghi soprattutto in caso di forti temporali. Ma che ve lo dico a fare? Ci penseranno i nostri solerti tecnici comunali a risolvere in tempi brevi il problema. Non si può certo pensare che non siano al corrente della situazione. 
E poi, dopo tutto non ci possiamo lamentare: come in tutte le cose c'è sempre chi sta peggio.
Voragine aperta a Città del Guatemala che ha inghiottito un palazzo a 3 piani

domenica 12 settembre 2010

Emergenza rifiuti a Reggio Calabria: si opera male.

La Leonia al lavoro; a sinistra dietro ai cassonetti si notano le lastre di eternit
Egregio Direttore,
devo dare (parzialmente) atto che ieri pomeriggio 11 settembre, intorno alle 15,00, una squadra della Leonia munita di appositi mezzi è intervenuta per ripulire il sito sul viale Europa oggetto di continui depositi illegali di rifiuti ingombranti; non so se l’intervento è dovuto alla lettera pubblicata da Strill (non è che sia una bella cosa, se per ottenere il dovuto occorre scrivere ai giornali) oppure se è stato spontaneo o addirittura inserito in un programma; l’importante è che le cose si facciano, e si facciano bene. Appunto, si facciano bene. In realtà, al termine delle operazioni, sul posto sono rimasti vari cumuli di rifiuti, un materasso, una bicicletta da camera, e, cosa gravissima, una catasta di lastre di eternit. Il tutto su un marciapiede sul quale dovrebbero poter transitare i pedoni tranquillamente. Non riesco a capire il motivo per cui il materasso e gli altri rifiuti non sono  stati  raccolti (c’erano già, non sono stati messi dopo, ho le prove fotografiche), la cosa mi ricorda tanto quando da ragazzi i nostri genitori ci obbligavano a  svolgere qualche lavoro a noi sgradito: lo facevamo di mala voglia e male, a ‘rrunzari”, come diciamo noi; ma allora eravamo  ragazzi, e soprattutto non eravamo stipendiati. Sull’eternit, capisco che non si possa pretendere che i lavoratori sprovvisti di apposite protezioni maneggiassero l’amianto; ma non capisco come è possibile che adesso, quasi 24 ore dopo l’intervento della Leonia (che suppongo, anzi spero, abbia segnalato la presenza di rifiuti pericolosi) l’eternit è ancora sul posto, su un marciapiede dove continuano a transitare pedoni. Come dicevo nella precedente lettera, l’inciviltà di alcuni cittadini si ripercuote su tutti. Il fatto è che sono cittadini anche quelli che operano (evidentemente male) nel settore e quelli che dovrebbero controllarne i risultati.
Pasqualino Placanica
Il sito al termine dei lavori, con le lastre di eternit in bella vista

sabato 11 settembre 2010

Gli sproloqui del "mini"-stro alla confusione mentale.

Non so più come definire le immense stupidaggini che con cadenza periodica ci propina il mini-stro alla "confusione mentale" Renato Brunetta. Anche "immense stupidaggini" non mi sembra all'altezza (!) del personaggio e delle sue elucubrazioni.  Nonostante ogni volta  si trovi puntualmente costretto dal suo padrone a dichiarare di essere stato frainteso, continua a dire quello che pensa...senza pensarci.  A suo tempo ha auspicato una legge che "obblighi i nostri figli a diventare indipendenti, tutti fuori casa a 18 anni per legge!", poi ha proposto di "tagliare le pensioni di anzianità per dare 500 euro ai giovani"; nel frattempo ha proposto di "abolire l'Articolo 1 della Costituzione" (quello che dice che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro). A tutte queste farneticazioni ha messo una pezza (sporca e puzzolente) dichiarando di essere stato frainteso o di avere voluto lanciare una provocazione. Non immagino come potrà giustificare quest'ultimo suo sproloquio: secondo un'intervista pubblicata da "Il Giornale", il mini-stro alla "confusione mentale" avrebbe dichiarato che «se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l'Italia sarebbe il primo Paese in Europa». Spiegando (secondo lui) l'importanza del federalismo il mini-stro evidenza l'esistenza di un sistema malato ben rappresentato dalla «conurbazione» Napoli-Caserta che è «un cancro sociale e culturale. Un cancro etico, dove lo Stato non c'è, non c'è la politica, non c'è la società» (fonte L'Unità). In pratica questo signore dai freni inibitori inesistenti non ha alcuna remora a dichiarare ufficialmente la sua opinione sul metodo da adottare per eliminare il male: lo chiama cancro, e si sa che il cancro, purtroppo, non si cura, si estirpa. Peccato per lui (e vergogna per noi) che senza i voti ottenuti nell'area infettata dal cancro, come lo definisce, difficilmente lui ed i suoi sodali sarebbero seduti sulle poltrone che riscaldano ogni giorno. Ma, come dicevo in altro post, ogni popolo ha (abbiamo) il governo (ed i mini-stri) che si merita.

venerdì 10 settembre 2010

Emergenza rifiuti a Reggio: che fine ha fatto la Task Force?


Egregio Direttore,
Tra i tanti proclami che l’amministrazione comunale in carica ha emesso negli ultimi tempi, prima di esplodere e successivamente fingere di ricomporsi nel modo che tutti abbiamo visto, c’era l’annuncio della costituzione di una Task force per il controllo e la repressione dell’abbandono dei rifiuti solidi ingombranti. In data 1 luglio 2010 il sito del Comune annunciava con entusiasmo l’evento: “Dopo la task force per prevenire e reprimere l’uso improprio ed i furti d’acqua,  il Comune di Reggio Calabria si è fatto promotore di un’analoga iniziativa  sul fronte  dell’abbandono indiscriminato di rifiuti e di materiali ingombranti. A tal proposito,  promotori il sindaco Giuseppe Raffa e l’assessore alle Tematiche Ambientali Giuseppe Plutino, si è svolta una riunione informale per  creare un pool di agenti delle polizie municipale e provinciale e,  con il supporto della Prefettura che quanto prima verrà investita del problema,  si spera, del Corpo Forestale dello Stato.” Sarebbe interessante conoscere l’esito definitivo del progetto, se è vero com’è vero che mai come in questi giorni si vedono in giro per la città tanti rifiuti ingombranti abbandonati sui marciapiedi. Non sto parlando, chiarisco, di mancato prelievo dei rifiuti, ma di illecito deposito degli stessi da attribuire in pieno all’inciviltà di alcuni  elementi che fatico a definire cittadini di Reggio Calabria. Solo come esempio, allego alcune foto scattate oggi pomeriggio 10 settembre 2010 sul viale Europa, in uno dei siti maggiormente usati per lo scarico illecito dei rifiuti ingombranti. Tanto usato che la Task force, se veramente esistesse non dovrebbe fare altro che attendere un paio di ore (non di più) sul posto per sanzionare i colpevoli. Se esistesse, dicevo, e non fosse invece uno dei tanti bluff ai quali ci ha abituato la classe politica che dice di amministrare la città. D’altronde, se i cittadini sono (siamo) quelli che buttano la spazzatura in mezzo alla strada, non si può pretendere di avere di meglio, come governanti.
Pasqualino Placanica

La scorta di Cossiga

Il Presidente Emerito della Repubblica  Francesco Cossiga è morto da 24 giorni e sembra che la scorta sia ancora sotto casa sua; scrivo "sembra" solo perché non l'ho vista personalmente,  l'ho appreso dal post di "Diritto di critica" a firma Paolo Ribichini che sta girando sul web. In realtà non ho alcun bisogno di vedere niente: è logico che la casa di Cossiga sia ancora presidiata (non sotto scorta). È logico che non sia permesso avvicinarsi alla casa di chi ha custodito per decenni segreti che se resi pubblici farebbero tremare molta gente; è logico che ci voglia tempo per "bonificare dai documenti pericolosi" l'appartamento dell'ex ministro dell'interno degli anni di piombo. Un po' come quando i carabinieri non entrarono  nella villa di Riina subito dopo l'arresto, ma molti giorni dopo. Il presidio sotto la casa di Cossiga sarà tolto a tempo debito, quando i preposti avranno la certezza di avere eliminato tutte le carte compromettenti. Probabilmente ci vorrà ancora tempo, ma mai quanto ce ne vorrà quando verrà a mancare il divo Giulio, che ha un archivio di tre stanze (quelle che ha dichiarato ufficialmente).

giovedì 9 settembre 2010

..."Se l'andava cercando"...

In questo crudo commento del senatore a vita Giulio Andreotti su Giorgio Ambrosoli, liquidatore della banca privata italiana di Michele Sindona assassinato nel 1979, c'è una grande verità; come sempre, quando parla Andreotti le parole non si riducono all'interpretazione più ovvia. Come Cossiga, anche il divo Giulio con l'età sta perdendo i freni inibitori e se interpellato dice (un po') quello che pensa veramente. In realtà tutti quelli che agiscono (realmente) contro l'illegalità "se la vanno cercando"; Ambrosoli è uno di quelli che l'ha trovata. Insieme a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, a Antonino Scopelliti, Carlo Alberto Dalla Chiesa, e tanti altri, ultimo in ordine cronologico Angelo Vassallo, sindaco di Pollica. Tutti  semplici uomini ma contemporaneamente eroi che "se la sono cercata e se la sono trovata" al posto nostro. La storia di questi uomini dovrebbe essere parte di quel bagaglio di esperienza per una generazione futura che non deleghi a pochi il compito di tutti, come invece hanno (abbiamo) fatto le ultime generazioni. A proposito...anche Michele Sindona e Salvo Lima, dato che "l'hanno trovata", evidentemente "se l'andavano cercando," ma per motivi diametralmente opposti.

lunedì 6 settembre 2010

Collegamenti sullo Stretto: telenovela infinita


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METROMARE
Sembra una maledizione! Da sempre, quando si parla di collegamenti nello Stretto di Messina l’argomento è fonte di polemiche e scontri anche duri. Mettendo da parte il ponte, di cui si parla tanto ma si vede poco, attualmente la realtà dei collegamenti vede tre “filoni” di utenti: i pendolari dello Stretto, che ogni giorno si spostano da una costa all’altra per motivi di lavoro o di studio di solito a piedi, gli attraversatori “occasionali” che attraversano lo Stretto a piedi o con il loro mezzo di trasporto privato, auto o moto, e i mezzi pesanti che giornalmente vanno e vengono dalla Sicilia sulla penisola trasportando merci di tutti i tipi. A risolvere le problematiche relative al trasporto dei pendolari dello Stretto, avrebbe dovuto provvedere il nuovo servizio di collegamento veloce gestito dal “Consorzio Metromare dello Stretto”, joint-venture  tra la società privata Ustica Lines (60%) e la pubblica RFI-Bluvia del Gruppo Ferrovie dello Stato (40%), che ad oggi garantisce 14 corse di andata e ritorno tra Messina e Reggio Calabria (28 in tutto), 13 corse di andata e ritorno tra Messina e Villa San Giovanni (26 in tutto), 5 corse di andata ritorno tra Messina e l’Aeroporto dello Stretto (10 in tutto) utilizzando otto unità navali, due di RFI-Bluvia e sei di Ustica Lines. “Avrebbe”, il condizionale è d’obbligo quando si parla di collegamenti sullo stretto, ma mai come in questo  caso. Appena avviato il servizio un coro di proteste ha investito le autorità delle città interessate ed i vertici del Consorzio Metromare. In effetti, da una verifica da noi fatta risulta che specialmente sul fronte tariffe la cosa non è chiara, anzi da adito a numerosi interrogativi: le nuove tariffe imposte da Metromare, a parità di utilizzazione rispetto al servizio precedente comportano un notevole aumento di spesa per il pendolare; la sola soppressione della tipologia di biglietto “andata e ritorno” contestuale ad un aumento del biglietto di sola andata, causa un incremento di spesa del 60% sulla tratta Reggio–Messina. In pratica, il pendolare che con il servizio precedente pagava tra Reggio Calabria e Messina 4,50 € andata/ritorno, adesso, con la soppressione della tipologia andata/ritorno si trova a dovere acquistare due biglietti di corsa semplice al prezzo di 3,50 € l’uno, per una spesa di 7 €. 7 €, quindi, a fronte dei 4,50 € precedenti. E sulla tratta Villa San Giovanni–Messina le differenze sono maggiori. Anche per gli abbonamenti  aumenti e nuove condizioni che penalizzano l’utenza, per esempio la non validità nei giorni di sabato e domenica, che comporta ulteriori spese per chi ha bisogno di spostarsi anche in quei giorni. Aumenti che appaiono ingiustificati a tutti, meno che logicamente alla dirigenza di Metromare, che difende a spada tratta il proprio operato, devo dire con scarsi risultati. È stranamente coincidente anche il tempestivo contemporaneo adeguamento delle tariffe passeggeri della società Caronte a quelle di Metromare; nel momento in cui Metromare ha reso insoddisfatti i suoi utenti e Caronte in una normale logica avrebbe potuto approfittarne per acquisire clientela, ecco che invece adegua i prezzi rendendosi non competitiva a causa dei tempi di trasporto; se si considera che contestualmente all’acquisizione del mercato di trasporto dei pendolari con Metromare, RFI-Bluvia sta praticamente abbandonando il trasporto dei mezzi pesanti lasciandolo di fatto a Caronte, qualche dubbio è più che giustificato. Considerando la premessa da cui è partito il progetto, le condizioni poste nella gara di aggiudicazione dell’appalto, la notevole cifra stanziata dal Ministero delle infrastrutture (circa 30 milioni di euro in tre anni), gli aumenti apportati hanno, per chi è costretto ad usufruire del servizio, il sapore di una beffa ed a parere di molti anche di una truffa. Il sito web Trasportisullostretto.it ha proposto un sondaggio in merito al gradimento del servizio offerto da Metromare, ed anche in questo caso i risultati non danno ragione al Consorzio: mentre scrivo la percentuale dei “per niente soddisfatti” è del 80% dei votanti. Le proteste dei comitati dei pendolari e delle associazioni dei consumatori sono supportate da interrogazioni parlamentari ed esposti all’Autorità giudiziaria. Il PDCI di Reggio Calabria ha presentato tramite il segretario Ivan Tripodi un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica. E c’è anche chi, come il consigliere regionale calabrese Candeloro Imbalzano della lista Scopelliti Presidente, paventa la possibilità di una class action degli utenti nei confronti del consorzio Metromare. Un fronte bipartisan, quindi, che vista l’attuale situazione politica non fa altro che confermare ulteriormente la fondatezza delle proteste dei pendolari dello stretto.

Pasqualino Placanica per COSTAVIOLAONLINE

(il pezzo è stato chiuso in data 13 agosto 2010)
Aggiornamento:
Il sito web trasportisullostretto.it ha terminato il sondaggio in data 6 settembre 2010: la percentuali di utenti insoddisfatti risulta del 85% dei partecipanti, a fronte di un dato completamente opposto diffuso da Metromare tramite il direttore generale del Consorzio Giuseppe Massa  che dichiara una percentuale del 90% di clienti soddisfatti del servizio reso. Dati chiaramente incompatibili tra di loro, che però non tarderanno ad essere verificati sul campo, entro la fine di settembre, quando il traffico di pendolari sullo stretto sarà tornato a pieno regime.