Questo edificio è a Reggio Calabria, in città vicino al centro storico, dove di preciso non ha importanza. Ha importanza l’immagine, che rappresenta perfettamente il modo di fare del reggino standard, che (come cita giustamente il professore Castrizio nel suo video “Il paradosso del gatto di Giufà”) applicando il teorema di Nicola Giunta pensa di potere fare quello che vuole, qualche volta anche a proprio danno senza rendersene conto. L’edificio rappresentato è un unico corpo di fabbrica, anche se si propone esternamente come due enti distinti; è chiaro, e si deduce dalla piccola edicola sacra posta esattamente al centro della facciata, che una volta il palazzotto era uniformemente rifinito. Probabilmente, per qualche motivo (vendita, eredità, o altro) il palazzo è stato oggetto di divisione e adesso ha diversi proprietari. Il risultato è quello che si vede: una facciata a dir poco raccapricciante, frutto dell'evidente disaccordo tra i proprietari sul da farsi. Così una parte del palazzo è dipinta di bianco ed è in ordine, con un profilo lineare, mentre l’altra è palesemente trascurata, e presenta i resti di antichi disegni ed ornamenti che una volta erano sicuramente estesi a tutto il fabbricato. L’edicola cade proprio a metà, e neanche per lei il disaccordo dei proprietari ha avuto pietà: la linea divisoria della proprietà segna inesorabilmente il confine, esattamente a metà.
"Ma che me ne frega a me"?... direte voi! Niente, se non fosse che anche io la guardo quando ci passo e non posso fare a meno di pensare ogni volta all’immagine sacra che una volta era esposta all’interno di quella edicoletta; non so chi rappresentasse, ma mi piace pensare che non sia stata tolta dagli uomini, ma che invece se ne sia andata spontaneamente, nauseata, prima di essere anch’essa dipinta bicolore.
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