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"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
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martedì 28 aprile 2020

Pandemia e libertà

Mi è stato chiesto (in privato, su una chat) di spiegare come la penso sui provvedimenti presi dal governo per fronteggiare la crisi sanitaria in atto. La condizione di dovere rispondere per iscritto mi ha permesso di mettere in ordine le mie idee sull’argomento (poche e abbastanza confuse).
Virus e pandemia: la discussione sull’argomento non mi appassiona, com’è ormai per quasi tutte le discussioni che abbracciano l’interesse generale; troppi esperti in giro, titolati o presunti tali, io non posso discutere di ciò che non conosco. La discussione, dico; l’argomento invece m’interessa assai. Per potermi spiegare bene devo fare una premessa, che forse riterrete noiosa, ma per me è necessaria. 
Io ho 58 anni di età, per ben 31 di essi ho svolto il mestiere di macchinista dei treni; in prima fila, responsabile ogni giorno di centinaia di persone che, senza conoscermi, mi hanno affidato la loro sicurezza, il loro tempo, volendo essere romantici anche il loro destino. 
Poi un malore inaspettato mi ha relegato in ufficio, togliendomi la possibilità di fare ciò che mi è sempre piaciuto: partecipare attivamente. 
Adesso, in questo brutto momento, sono l’unico della mia famiglia che vegeta aspettando che tutto finisca. Mia moglie è infermiera, mio figlio è OSS, mia figlia è volontaria e svolge servizio civile tutti i giorni, anche adesso. 
Io no. Io non posso più neanche donare il sangue, non mi è permesso. 
Sono amareggiato, perché non posso partecipare fisicamente alla lotta contro questo nemico infido e pericolosissimo. 
Sono un soggetto a rischio a causa della mia patologia. La mia possibilità di partecipare attivamente è ridotta al rispetto delle norme, dichiarate e/o intuite personalmente, che servono a me per evitare di contrarre la malattia, per interesse personale ma anche per evitare di diventare veicolo di contagio per altri. 
Non sono terrorizzato,  sono consapevole: non ho il diritto di espormi al naturale corso della vita per come è adesso, perché non sono solo, abito in una città, ho una famiglia. Devo dare conto delle mie azioni alla società. Certo, le limitazioni hanno un costo per tutti, capisco bene che c’è chi se non lavora non mangia e penso che la società, nelle sue variegate forme di rappresentanza, debba farsi carico delle necessità di queste persone (ma dovrebbe farlo sempre, non solo durante una pandemia). 
Non sono esperto di virus e pandemie, ci capisco poco o niente, quindi mi devo affidare a chi sa come fare, come facevano con me i viaggiatori dei miei treni. 
Sono però esperto praticante, permettetemi, di comportamento civico e ho una idea personalissima sul significato di democrazia. Per come sono percepiti in genere, i concetti di democrazia e libertà molto spesso non vanno d’accordo, questo non lo dice mai nessuno. 
Non si può essere liberi a costo della libertà di altri. Non si possono reclamare presunti diritti individuali a discapito di quelli di altri individui. E per tutto, diritti e libertà, c'è una scala d'importanza con al primo posto la vita umana e la salute.
Ecco come la penso ma, scusatemi, come dicevo la discussione non mi appassiona, alla mia età sono giunto a una conclusione: l’uomo tiene presente una piccolissima parte delle sue esperienze ma non ne fa tesoro, al massimo appunto le discute e poi, sventolando un malinteso concetto di libertà che va per la maggiore da millenni, fa come gli pare. 

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