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mercoledì 12 marzo 2014

Serra San Bruno: vogliono tagliare l'abete bianco più grande d'Europa


La Calabria è una penisola bagnata da due mari e dal piagnisteo dei suoi abitanti. In Calabria si praticano due attività principali: la distruzione e il piagnisteo. La distruzione di ciò che è o potrebbe essere, il piagnisteo su ciò che sarebbe potuto essere o ciò che è stato. L’amministrazione comunale di Serra San Bruno, sembra per sanare i debiti creati dalla cattiva azione amministrativa ha ben pensato di deliberare la vendita del legname ricavato dal taglio di più di duemila alberi appartenenti alle foreste secolari dei dintorni. Tra gli alberi da tagliare per ricavarne denaro ci sono molti esemplari unici tra cui, sembra, il più antico Abete bianco europeo, alto ben 55 metri. Un piano diabolico che, se andrà in porto, riempirà sicuramente le casse del comune trattandosi di legname pregiato, ma contemporaneamente azzererà un patrimonio naturale insostituibile, irripetibile, di valore ben superiore al denaro ricavato. 
Provengo da una famiglia che per decenni ha lavorato nei boschi, il mio bisnonno, mio nonno, mio padre, erano commercianti di legname. Compravano i boschi, li tagliavano secondo le regole e quando era previsto li ripopolavano. Non ho mai sentito raccontare di un albero tagliato senza che ce ne fosse reale necessità, o che non facesse parte di un programma. L'uomo una volta proteggeva il suo patrimonio, e vi attingeva per lo stretto necessario. Adesso lo sta depredando. 
Niente di strano, quando le cose vanno male si vendono i gioielli di famiglia, poi i mobili e le suppellettili, magari si mandano i figli a rubare in giro e perché no, a prostituirsi. Vorrei tornare indietro ai tempi, se mai sono veramente esistiti, dei cavalieri che vendicavano i torti fatti ai deboli. A quei tempi tutto andava male per il popolo, c’era fame, povertà, soprusi. Ma c’era sempre la speranza che giungesse il cavaliere di turno che uccideva il drago, oppure la strega cattiva, o il Re tiranno. O almeno ci provava. Adesso non abbiamo neanche quella, di speranza. Invidio Don Chisciotte, la pazzia fu la sua vita, e quando rinsavì, morì.

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