TUTTI I DIRITTI RISERVATI

© I contenuti di questo blog, se non diversamente indicato, sono di proprietà esclusiva dell'autore/amministratore. Tutti i diritti sono riservati.
Per eventuali autorizzazioni su specifici contenuti effettuare apposita richiesta tramite email all'indirizzo pasplaca@gmail.com .
"passo la vita fuggendo dalla mia ignoranza"
NON CAPISCO...E NON MI ADEGUO!!!
su questo blog non si pubblicano commenti anonimi

domenica 11 ottobre 2009

In Calabria c'è cultura.


Vorrei dire la mia opinione su alcuni punti della polemica in corso tra la Calabria intera da un lato ed Antonello Venditti e i (pochi) suoi difensori. Premesso che le parole dette da Venditti sulla Calabria sono assolutamente chiare e che nel filmato sono precedute e seguite da diversi secondi di ulteriore discussione, tali da potere chiaramente inquadrarne il contesto a differenza di quanto vorrebbe fare credere arrampicandosi sugli specchi il signor Venditti, egli ha esternato una sua (non richiesta) opinione su un'intera regione. Non si capisce (o si capisce troppo bene) perché Venditti a un certo punto, mentre parlava della situazione siciliana, è passato a parlare (male) della Calabria. “In Calabria non c’è niente”. Che vuol dire? Cosa intende l’intellettuale Venditti con "niente"? Cos’è che lo porta a fare le sue qualificate affermazioni? I problemi che ha la Calabria (riconosciuti anche e soprattutto dai calabresi) sono la disoccupazione, lo scempio del territorio, la corruzione, la ndrangheta, la sanità, le comunicazioni, etc. etc.. Gli stessi di Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata. Se volesse riguadagnare un minimo, ma proprio minimo di credibilità, il signor Venditti dovrebbe almeno raccontare i fatti che lo hanno portato a dire quello che ha detto. Alle sue parole, dette per ottenere in quel momento un consenso che gli serviva per andare avanti nel monologo, non ha appoggiato un concetto sensato che sia uno, non ha raccontato una sua esperienza personale che possa averlo indotto a conclusioni di quel tipo. Si è limitato a citare un non meglio identificato ragazzo che “gli ha confidato....”. Comunque il punto principale secondo me non è ciò che ha affermato, poiché non ha fatto altro che ripetere quanto altri “illuminati” come lui hanno già detto (da tenere presente che in giro si sente dire la stessa cosa anche di altre regioni ritenute, per così dire, sottosviluppate). La cosa che ha dato "fastidio" (lo dico con un eufemismo) è che il signor Venditti, nonostante la sua opinione chiaramente esposta, ha ritenuto di venire in Calabria successivamente alle sue esternazioni ad ususfruire del “niente” e della “mancanza di cultura” effettuando concerti, incassando applausi e compensi, e soprattutto recitando (false) attestazioni di affetto verso la Calabria ed i calabresi. Non è che di colpo ci siamo accorti che in Italia c’è una piccolissima minoranza di cerebrolesi che ritengono come concetto assoluto la Calabria (ed altre regioni) una specie di ghetto di derelitti, ignoranti e delinquenti; lo sapevamo già, lo sapeva ogni calabrese ed ogni meridionale che ha girato l’Italia. Non può essere che le parole di Venditti ci abbiano detto qualcosa di inaudito: il problema è che sono state dette da chi non ce lo aspettavamo. Da un traditore che è venuto fino a casa nostra a prenderci in giro, ad usufruire della nostra proverbiale ospitalità, e a lavorare guadagnando profumatamente in una terra dove di lavoro purtroppo non ce n’è molto. Per quanto riguarda coloro che ritengono esagerate le reazioni, evidentemente non si rendono conto che quando si offendono due milioni di persone, poi è normale che ci siano due milioni di reazioni; ognuno di noi ha il diritto di dire la sua su un argomento che ha aperto il signor Venditti, l’onda durerà ancora molto tempo. Il fatto che le reazioni non siano da ignoranti, e che per questo facciano molto male, dovrebbe far riflettere il signor Venditti sul livello culturale dei calabresi. Non ci interessa rivendicare il passato, Pitagora, la Magna Grecia, sarebbe come dire che se il padre ha dieci lauree il figlio non ha bisogno di andare a scuola per sapere. Non è così. I calabresi hanno la loro cultura intesa come tradizioni e storia, ma sono anche presenti oggi a livello mondiale in tutti i campi della scienza e della cultura in generale, oltre a contribuire con il semplice onesto lavoro alle ordinarie necessità della nostra società.

Nessun commento:

Posta un commento