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giovedì 18 luglio 2013

Il cittadino



Io invece sono  un cittadino. Fare il cittadino è facile. Mica come fare il mafioso o lo Stato. Ma preferirei essere chiamato "essere umano". Sono nato da solo, morirò da solo, nel frattempo sono costretto a vivere insieme ad altri miei simili. Organizzato, mi dicono; io dico sottomesso. Sono un essere umano. Da solo sono in pericolo, insieme ad altri sono pericoloso per me. Penso di essere libero di fare quello che voglio, ma è un'illusione. Un bel giorno, dopo che sono stato neonato bambino e ragazzo, appena compiuti 18 anni vengo nominato cittadino con il diritto di voto. Posso eleggere i miei rappresentanti, i miei amministratori, i miei governanti. Praticamente i miei padroni. Lo stabilisco io chi mi deve rovinare la vita. E di solito non sbaglio. Scelgo sempre il meglio, i più bravi a rovinarmela. O delinquenti conclamati, o incapaci irrecuperabili. Magari li metto insieme, così si creano l’alibi a vicenda. Sono esseri umani come me, eppure non fanno mai quello che io vorrei. Non fanno neanche quello di cui ho bisogno. Non fanno niente di utile, e neanche di inutile. Di solito fanno danno. Io sono pericoloso, perché se sono tra quelli in malafede, la minoranza, prevalgo, se sono tra quelli che in buonafede lasciano correre faccio prevalere gli altri. E il danno me lo succhio tutto, sempre io. Sono l’unico essere vivente che è carnefice di se stesso. Fare il cittadino è facilissimo, basta non fare niente. 

i precedenti monologhi qui e qui

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