Ho letto e riletto il
testo della Relazione della Commissione d’accesso che ha valutato il caso Reggio. Un massacro, uno tsunami di malaffare e connivenze che
rappresentano la vera vergogna per la città. Ho letto e riletto vari
commenti, pro e contro l’esito dell’inchiesta, e continuo a chiedermi
come si possa ancora sostenere che azzerare l’amministrazione comunale
di Reggio Calabria sia stato un atto antidemocratico, inopportuno, o
addirittura illegale. Si gioca con la parola contiguità, distinguendola
da infiltrazione, ma io dico anche da affiliazione.
Nella relazione la parola
“contiguo” appare 22 volte, “contigua” appare 1 volta, “contiguità”
appare 11 volte. E la maggior parte dei casi si riferiscono ad elementi
già indagati, spesso condannati per reati di stampo mafioso, che vengono
definiti “contigui” ad una determinata cosca; ciò perché non esistono
elementi che ne possano accertare l’affiliazione, ma non si discute la
natura criminale del soggetto. Un elemento contiguo ad una cosca mafiosa
non è un elemento che è vicino ad una specifica persona perché ci va al
bar insieme, ma che è vicino all’attività della cosca. Ed essere vicini
all’attività di una cosca mafiosa, permettetemi, è da censurare come
minimo.
È veramente triste leggere
lettere e comunicati vari che si arrampicano sugli specchi per cercare
di demolire un documento talmente serio e preciso da avere al suo
interno alcuni passaggi che definirei quasi comici, seppur giustamente
inevitabili. Mi riferisco per esempio al punto in cui il consigliere
Eraclini viene segnalato come “controllato” in compagnia di Alberto
Sarra, indagato in un procedimento penale; è normale che due esponenti
politici, della stessa parte o anche opposta si frequentino, e ci
mancherebbe altro. Stessa cosa per il Presidente del Consiglio
provinciale Eroi, inserito nella relazione come dipendente comunale,
anche lui “pizzicato” con Alberto Sarra. Il problema è che oltre a Sarra
c’erano da elencare altre frequentazioni. Un elenco minuzioso e
dettagliato di fatti e persone coinvolte.
Nessuno però si permette
di dire che i fatti elencati nella relazione non sono veri, e tanto
dovrebbe bastare. Invece i difensori dell’indifendibile si appigliano a
giochi di parole, a vere e proprie capriole da circo per potere
argomentare, e parlano di stravolgimento della volontà popolare, di
un’amministrazione eletta dal popolo. Ma era un popolo che non era a
conoscenza dei fatti. Un popolo ingannato. Direi che le chiacchiere
stanno a zero, chi vuole veramente che questa città riparta, adesso deve
dare una mano a spingere il carro, invece di continuare a frenare. Chi
frena è un “avversario della città”!
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