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mercoledì 17 ottobre 2012
Reggio Calabria, scioglimento dell'amministrazione comunale. La Genesi
Non si contano le reazioni variegate scaturite dalla relazione della Commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria ed al conseguente commissariamento del Comune stesso. L’unico punto su cui concordano tutti è che il commissariamento recherà un grave danno all’economia cittadina. Se questo danno avrà dimensioni maggiori o minori del danno che ci sarebbe stato continuando nelle condizioni descritte dalla Commissione, è cosa difficilmente verificabile. Acclarato quindi che il commissariamento danneggerà la città almeno per un aspetto, mi vorrei soffermare sui fatti precedenti all’invio della Commissione d’accesso, che secondo me ne hanno in un certo senso velocizzato l’avvento, tenendo presente che parallelamente a ciò che sto per esporre era (ed è) in corso l’attività d’indagine dell’Autorità Giudiziaria in merito ai reati penali. Per anni gli esponenti dell’opposizione hanno martellato la maggioranza chiedendo chiarezza sui conti del Comune, e per anni hanno ricevuto per risposta parole; pochi documenti, nessun atto ufficiale, nessuna benché minima apertura alla trasparenza che eppure per legge è dovuta. Dai propri amministratori i reggini non hanno mai saputo la verità, ma hanno ricevuto menzogne per risposta. Quando il sindaco facente funzioni Raffa ha timidamente cercato di intervenire in una situazione che si rivelerà successivamente (carte alla mano) di sfascio totale, è stato praticamente messo in croce dai suoi stessi alleati e sostenitori. Ha dovuto arrendersi alle enormi pressioni che riceveva, rinunciando ad agire. Dai fatti che ho descritto, inconfutabili e certificati da decine e decine di comunicati stampa emessi dai vari attori della vicenda, oltre che da qualche querela, il messaggio che è allora scaturito era chiaro. E il nuovo sindaco eletto, Demetrio Arena, ha iniziato il suo mandato in sintonia con le consegne: negare il buco nei conti comunali, non penalizzare gli alleati. Seppur visibilmente a disagio Demetrio Arena ha cercato di tenere botta, ma le due inchieste parallele sui conti del Comune svolte dai Periti della Procura e dagli Ispettori del Ministero delle Finanze, hanno scoperchiato la bolgia di malaffare diffuso sempre menzionato ma mai fino ad ora dimostrato. I periti della Procura hanno rilevato 80 milioni di euro di buco derivanti da fatti di rilevanza penale; ma la somma totale è risultata molto superiore, ben oltre il centinaio di milioni di euro. In definitiva, mentre gli amministratori reggini mentivano ai propri concittadini, è risultato decisivo l’intervento di un ente esterno per aprire uno squarcio su questa scabrosa vicenda. Ed è questo il punto che secondo me ha definitivamente condannato questa città alla venuta della Commissione d’accesso: i reggini non hanno saputo autogovernarsi. Se a suo tempo qualcuno, Scopelliti, Raffa o Arena che fosse, prima che intervenissero i periti della Procura e gli Ispettori del Ministero, avesse ammesso la situazione che si era creata anzichè negarla, probabilmente i due filoni principali, quello penale e quello riguardante l’aspetto amministrativo, sarebbero rimasti divisi agli occhi e nelle intenzioni del Governo. Reggio si sarebbe autoregolata politicamente, avrebbe eletto nuovamente i suoi amministratori due anni fa o prima ancora in piena coscienza e conoscenza della realtà; i nuovi amministratori avrebbero avuto uno “status” morale ben più solido di quelli precedenti, perché eletti con la fiducia di un popolo consapevole della situazione, e sarebbe stato molto più difficile anche solo pensare di sciogliere un’amministrazione del genere. Contemporaneamente, come tutt’ora succede, le indagini della Magistratura avrebbero seguito il suo corso. Questo non è stato reso possibile per prima cosa dall’esistenza stessa del dissesto finanziario (responsabilità da attribuire a chi lo ha generato) e poi per l’ostinato atteggiamento di chiusura degli amministratori. Sul perché dell’ostinazione della maggioranza di centrodestra credo non ci siano dubbi: per tutti la necessità di salvarsi politicamente, per alcuni quella di mantenere i privilegi leciti, per altri ancora (spero pochi) la connivenza con ambienti della criminalità che è provato abbia interessi all’interno delle attività comunali. Recentemente, prima del commissariamento ma dopo aver conosciuto l’entità del deficit, i politici calabresi del centrodestra hanno espresso stupore e indignazione per la disparità di trattamento ricevuto da Reggio rispetto ad altri comuni con difficoltà finanziarie: il Governo ha deliberato un intervento di sostegno finanziario che riguarda ben 1200 comuni, da cui Reggio è esclusa. Si chiedevano: “Perché Reggio Calabria non riceve il medesimo trattamento degli altri comuni?”. La risposta è semplice, e la sapevano anche loro: perché gli amministratori reggini in carica, a differenza di quelli degli altri comuni, avevano sempre negato la situazione ed erano quindi inaffidabili. Voi dareste in mano dei soldi a chi ha sperperato decine e decine di milioni, e non solo per anni ha negato di esserne responsabile, ma addirittura ha negato che quei milioni mancassero? Gli amministratori reggini tutti hanno messo i propri interessi, leciti o illeciti che siano, al di sopra dell’interesse della città, questa è la verità, e la città, a seguito del comportamento dei suoi amministratori (e purtroppo rappresentanti) ha prestato non il fianco, ma il petto, all’azione governativa.
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