di Antonio Calabrò*
Finalmente la città di Reggio ha uno scatto d'orgoglio. Uno scatto degno
dei migliori centometristi, uno scatto di rabbia verso il cielo, di
dignità contro un destino baro e infame.
Stanchi di essere accusati di connivenza e convivenza con la Mafia, tutti i reggini hanno firmato un “Manifesto” dove si respingono al mittente le accuse spregevoli di cui sono fatti oggetto. Basta, si è urlato in coro. Questa diffamazione deve terminare !
La dovete finire di dire che c'è il buco di bilancio. I buchi di bilancio ci sono in tutte le città, anzi il nostro è piccolo, è un buchino, una misera inezia di quasi duecento milioni di euro. Che c'è di male?
La dovete smettere di dire che le aziende miste sono state infiltrate. Lo sappiamo tutti che i mariuoli ci sono dappertutto. Cosa viene a significare che la Multiservizi è stata sciolta per mafia? O che anche la Leonia è indagata? Sono cose normali, accadono in ogni luogo d'Italia.
Basta con questa criminalizzazione. Reggio è una città di grande cultura e storia. Ha i Bronzi. Sono orizzontali da qualche tempo, ma presto si rialzeranno. Il museo è chiuso, ma riaprirà. Si vuole forse negare che le ultime amministrazioni non abbiano fatto cultura? E come la mettiamo con RTL? E con Lele Mora e la sua scuderia? E la notte Bianca? E i salsicciai di festa di Madonna? Non è forse cultura questa?
Che vuol dire che la città è sporca come una casbah ottocentesca? La colpa mica è di chi deve pulire. Sono solo pochi sporcaccioni, sempre i soliti, che producono pattume a non finire. Lo fanno apposta.
E i problemi dell'acqua? Non sapete che ci sono sempre stati? Il problema dell'acqua al Sud dura da secoli. Mica è colpa di noi reggini. E i buoni libri tagliati? Mica si possono mantenere tutti i lussi, adesso. E i trasporti che non funzionano, le aziende sul lastrico, la disoccupazione giovanile a livelli mai raggiunti? Sono tutti argomenti che non dipendono da noi. La città è sana e forte, queste sono faccende secondarie.
Così i reggini hanno fatto un manifesto, e l'hanno firmato, tutti. Operai, studenti, classi dirigenti, professionisti. Tutti concordi nel sostenere questa reazione alla diffamazione continua che getta fango sulla nostra antica civiltà.
“Reggio è una città normale”, si ribadisce. E con questa frase si compie la migliore delle operazioni possibili. Non è un manifesto politico. Neanche un manifesto sociale. In realtà è un manifesto funebre.
Oggi a Reggio è morta la verità. Questa è la realtà. Oltre le parole, è il vero significato del manifesto.
Le associazioni antimafia che hanno sottoscritto, quelle nate con la volontà di contrastare l'evidente anormalità della città, vista la situazione tranquilla e florida, dovrebbero sciogliersi. Che senso hanno?
A Reggio è morta la verità. Tutti gli altri firmatari, in buona fede e non, sono come quei parenti degli annunci mortuari che “ne danno il triste annunzio”.
(In realtà il manifesto è stato firmato da circa 400 notabili. Meno dello 0,25 %, Tutti gli altri reggini non sono stati interpellati. Tutti gli altri reggini non contano).
Stanchi di essere accusati di connivenza e convivenza con la Mafia, tutti i reggini hanno firmato un “Manifesto” dove si respingono al mittente le accuse spregevoli di cui sono fatti oggetto. Basta, si è urlato in coro. Questa diffamazione deve terminare !
La dovete finire di dire che c'è il buco di bilancio. I buchi di bilancio ci sono in tutte le città, anzi il nostro è piccolo, è un buchino, una misera inezia di quasi duecento milioni di euro. Che c'è di male?
La dovete smettere di dire che le aziende miste sono state infiltrate. Lo sappiamo tutti che i mariuoli ci sono dappertutto. Cosa viene a significare che la Multiservizi è stata sciolta per mafia? O che anche la Leonia è indagata? Sono cose normali, accadono in ogni luogo d'Italia.
Basta con questa criminalizzazione. Reggio è una città di grande cultura e storia. Ha i Bronzi. Sono orizzontali da qualche tempo, ma presto si rialzeranno. Il museo è chiuso, ma riaprirà. Si vuole forse negare che le ultime amministrazioni non abbiano fatto cultura? E come la mettiamo con RTL? E con Lele Mora e la sua scuderia? E la notte Bianca? E i salsicciai di festa di Madonna? Non è forse cultura questa?
Che vuol dire che la città è sporca come una casbah ottocentesca? La colpa mica è di chi deve pulire. Sono solo pochi sporcaccioni, sempre i soliti, che producono pattume a non finire. Lo fanno apposta.
E i problemi dell'acqua? Non sapete che ci sono sempre stati? Il problema dell'acqua al Sud dura da secoli. Mica è colpa di noi reggini. E i buoni libri tagliati? Mica si possono mantenere tutti i lussi, adesso. E i trasporti che non funzionano, le aziende sul lastrico, la disoccupazione giovanile a livelli mai raggiunti? Sono tutti argomenti che non dipendono da noi. La città è sana e forte, queste sono faccende secondarie.
Così i reggini hanno fatto un manifesto, e l'hanno firmato, tutti. Operai, studenti, classi dirigenti, professionisti. Tutti concordi nel sostenere questa reazione alla diffamazione continua che getta fango sulla nostra antica civiltà.
“Reggio è una città normale”, si ribadisce. E con questa frase si compie la migliore delle operazioni possibili. Non è un manifesto politico. Neanche un manifesto sociale. In realtà è un manifesto funebre.
Oggi a Reggio è morta la verità. Questa è la realtà. Oltre le parole, è il vero significato del manifesto.
Le associazioni antimafia che hanno sottoscritto, quelle nate con la volontà di contrastare l'evidente anormalità della città, vista la situazione tranquilla e florida, dovrebbero sciogliersi. Che senso hanno?
A Reggio è morta la verità. Tutti gli altri firmatari, in buona fede e non, sono come quei parenti degli annunci mortuari che “ne danno il triste annunzio”.
(In realtà il manifesto è stato firmato da circa 400 notabili. Meno dello 0,25 %, Tutti gli altri reggini non sono stati interpellati. Tutti gli altri reggini non contano).
* scrittore
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