Leggendo la lettera che Pier Paolo Pasolini scrisse a Maria Franco nel 1970, più delle parole, mi ha colpito l’immagine.*
Scritta a macchina, magari
con una gloriosa Lettera Olivetti, firmata a mano, con un inchiostro
blu. I caratteri quasi incerti, più chiari o più scuri a seconda del
nastro, una S maiuscola sfalsata rispetto agli altri caratteri, una
correzione a penna, due virgole aggiunte successivamente...E la carta,
un foglio di carta Fabriano, con la filigrana trasparente.
Quella lettera non dice
solo quello che vi è scritto; è una testimonianza di un periodo, di un
modo di vivere, del pensiero e dello stile di chi l’ha scritta. Quella
lettera è unica, non c’è un altro originale.
Ed ho pensato a come
avrebbe scritto Pasolini oggi. Sarebbe stata una email, un SMS oppure un
messaggio su Facebook? Senza errori, i caratteri perfetti, allineati al
millimetro, e la firma in stampatello, come il resto della lettera. La
carta, poi... quale carta? L’originale non esisterebbe, tutte le copie
sarebbero originali, tutti gli originali sarebbero copie.
Penso che riprenderò ad usare la penna, che troppo tempo ho lasciato nel cassetto.
*La scrittrice e giornalista reggina Maria Franco ha recentemente resa pubblica sul giornale online Zoomsud una lettera
che ricevette da Pier Paolo Pasolini nel 1970. Il poeta, dopo aver
letto alcune sue poesie, la invitò a leggere, per ampliare i suoi
orizzonti, alcuni autori tra i quali Elsa Morante.
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