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lunedì 15 marzo 2010

Non prendiamoci in giro

Come sempre, quando trovo chi ha già scritto quello che voglio dire io, preferisco riportarne le parole, anzichè trovarne diverse per dire le stesse cose.


NO MAFIA DAY: REGGIO CALABRIA RESTA A CASA
13 marzo a Reggio Calabria: No Mafia Day. Ennesima manifestazione antimafia promossa in questa città, ennesima conferma di quanto sia complicato scalfire il diamante con le unghie. Negli ultimi dieci anni ho partecipato a svariate iniziative contro la mafia, la ‘ndrangheta e il pizzo, sia come manifestante che come organizzatore, ma bisognava attendere il 2010, l’anno della bomba alla procura, della rivolta degli schiavi a Rosarno e delle intimidazioni ai giornalisti locali per registrare l’adesione più imbarazzante e vergognosa. C’è chi dà subito la colpa alla pioggia, in verità una pioggia molto lieve; altri fanno notare che la scarsa adesione, soprattutto di reggini, è dovuta alla manifestazione che contemporaneamente si svolge a Roma (…); e qualcuno ricorda che allo stadio gioca la Reggina. Il fatto è che il settanta percento dei partecipanti al corteo vengono dalla Sicilia, dal resto della Calabria, dalla Puglia e qualcuno persino dal Lazio, dalla Romagna… L’appuntamento era alle 15 a Piazza Garibaldi. I più puntuali sono stati alcuni noti politici, candidati per le imminenti elezioni regionali, accompagnati da un manipolo di cinque o sei giovani militanti del loro partito che gli ronzano attorno. In questo periodo pre elettorale i candidati con i loro fedelissimi si aggirano per la città elemosinando voti, presenziando anche alle assemblee condominiali, promettendo aiuti, favori, considerazione e offrendo cene, a prescindere dal colore della loro parte politica. C’è anche una formale e ristretta delegazione dell’amministrazione comunale. Per la verità tra patrocini concessi ma mai richiesti dagli organizzatori, partecipazioni solo sulla carta, rivendicazioni e puntualizzazioni, non si è bene capito chi, e in che misura abbia preso parte attivamente all’iniziativa. All’inizio sembrava ci fossero più bandiere che persone. Alcuni militanti di qualche sigla politica ne tenevano in mano più di una. Per fortuna dopo un po’ sono arrivati i siciliani con i loro striscioni, seguiti da gruppi di altri partecipanti che lentamente confluiscono verso la stazione centrale. E’ il momento della partenza in direzione Lungomare e il numero totale di persone coinvolte si aggira intorno alle poche centinaia, mentre la pioggia gradualmente diminuisce. Contiamo i nostri concittadini ad uno ad uno, mentre in testa al corteo a dare energia e consistenza ai cori ci sono giovani e meno giovani con accenti poco familiari. E’ bello constatare come persone provenienti dal nord Italia vengano ad insegnarci la resistenza alla mafia. Un fatto emblematico ed eloquente, anche se occorre ricordare che, malgrado l’apatia generale e la rassegnazione diffusa, in questa terra c’è chi si spende quotidianamente in prima persona per la causa. Ma probabilmente non è abbastanza, fin tanto che la resistenza non si elevi a rango di sentimento popolare. Si parte, compatti, e dalla Villa Comunale alcuni fotografi scattano foto per poi restituire le immagini a qualche giornale o sito locale. Giunti a Piazza Italia, di fronte a Palazzo San Giorgio (portone chiuso e sprangato, con la luce accesa dietro, ndr.), facciamo la sosta più lunga, ma i ripetuti inviti alla partecipazione rivolti a gran voce alla gente che scruta curiosa da una distanza di sicurezza, risultano inutili. Lungo il Corso Garibaldi, facce di indigeni con risatine inebetite viaggiano in senso contrario, mostrando eventualmente disapprovazione, e probabilmente non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi in una città come Reggio, se non fosse per il fatto che stavolta non si tratta di una manifestazione politica ma del No Mafia Day. La Reggio bene, quella dei circoli culturali, quella antimafiosa, civile e progressista non è presente, mentre una giovane ragazza con il megafono scandisce a gran voce i cognomi di alcune note famiglie malavitose. Naturalmente non è una nostra conterranea. A Piazza Duomo siamo decimati, mentre sul palco si susseguono importanti testimonianze di impegno serio contro la mafia e la ‘ndrangheta. Fortunatamente gli applausi fanno più rumore del silenzio, almeno in questo frangente. Ma la delusione è percepibile, e dal palco qualcuno non ci mette troppo a ricordare che Reggio non ha aderito: “parliamoci chiaro, qui di Reggio non c’è nessuno!”. E ci si ritrova a ripetere sempre le stesse cose, a fare sempre le stesse considerazioni… Povera città, città che si affaccia all’Europa, città metropolitana, città in crescita; città i cui giovani continuano ad emigrare con un tasso in crescita, generando un esodo su cui le statistiche più recenti sono molto chiare; città umiliata da politiche statali e locali indegne, privata dell’acqua corrente in gran parte dei suoi quartieri, beffata dai lidi e dal Tapis Roulant; città sedata da promesse inutili, irrealizzabili e fantasiose che parlano di ponti magici e centrali a carbone. E in queste condizioni, oserei dire vegetative, cosa aspettarsi quando si presenta un’occasione del genere? La partecipazione, il senso critico, la coscienza civile e l’indignazione non sono virtù ma motivo di vergogna da queste parti. I reggini amano farsi pilotare su binari morti. Vogliono promettere voti in cambio di favori, vogliono farsi i fatti loro, stare tranquilli, fiutare spazzatura, spendere mille euro di serbatoio per l’acqua e andare allo stadio. Popolo miserabile, che si sente quasi orgoglioso dello schifo che ci identifica in tutto il mondo, che non ama ribellarsi ma che vive nella paura e nell’intimidazione permanente, che paga il pizzo, che subisce scorrettezze, ingiustizie e sopraffazioni, che si rassegna in modo disinvolto alla logica mafiosa, fino a considerarla quasi un patrimonio culturale, uno strumento di equilibrio sociale. Al No Mafia Day i reggini non hanno aderito, e quelli che lo hanno fatto, se pur volenterosi, non potevano considerarsi un campione rappresentativo. Naturalmente saranno in molti ad irrigidirsi per queste parole, ma c’è un momento in cui fare finta che tutto vada un po’ meglio non serve a nulla. Bisogna fare i conti con la realtà dei numeri, perché è l’unico modo per ripartire correggendo gli sbagli e drizzando il tiro. La stragrande maggioranza dei miei cittadini non sente di doversi ribellarsi alla mafia, non ne avverte la necessità, non ne capisce il senso, ed io non posso biasimarli, perché da noi è tutto così normale. E’ normale chiedere raccomandazioni; è normale dover pagare il doppio delle tasse se si ha un’attività commerciale; è normale avere timore di pronunciare nomi, di inimicarsi con qualcuno. E poi diciamocelo chiaramente: il vero test si è tenuto il giorno prima del No Mafia Day. “Al funerale di un noto mafioso erano il 2500” ricorda dal palco Antonino Monteleone. Nella vita si fanno scelte…e noi abbiamo fatto una scelta di campo. Un plauso va agli organizzatori, che si sono dati da fare ai limiti delle loro possibilità, e nella speranza che alla prossima occasione ci sia il cielo sereno, non ci resta che amarezza.
Nicola Casile

-Oggi non sono in vena di scrivere, su questo argomento purtroppo altri hanno già detto, ed altri avevano capito prima di noi. Nicola Giunta, riferendosi a Reggio Calabria, la sua città, diceva:

2 commenti:

  1. Ciao Pasquale,
    bellissimo il tuo articolo, che ho letto con molta attenzione; forti e amare le tue parole.

    Io c'ero a quella manifestazione, sono arrivato a Reggio Calabria da Napoli con tre amici; abbiamo fatto 7 ore di macchina all'andata e 7 al ritorno. Personalmente posso dirti che per me è stata una esperienza unica, che rifarei anche domani stesso; lo stesso vale per i miei amici.

    Sarà perché vivo in una città che più o meno, specialmente in provincia, vive gli stessi problemi ma non mi sento di condannare nessuno.

    Tutto succede per un motivo. L'ignoranza inaridisce l'anima. Gli esseri umani si abituano a tutto, anche a sopravvivere nella paura e nell'apatia. E' una debolezza ed al tempo stesso un punto di forza che caratterizza la nostra specie rispetto a tutte le altre.

    Quello che meno riesco ad accettare è la rassegnazione, soprattutto se viene da persone consapevoli.

    Pasquale forse ci vorranno ancora molti anni ma prima o poi le cose cambieranno e chi ti dice che non sia proprio questo 13 Marzo 2010 l'inizio del cambiamento ?


    Mimmo

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  2. Mimmo ti ringrazio per avere partecipato e per le parole di incoraggiamento che hai espresso. Spero vivamente che sia proprio come dici tu: l'inizio di qualcosa di nuovo per questa città apatica, assuefatta. io non sono assolutamente rassegnato, e come me quei pochi miei concittadini che erano presenti il 13 marzo.

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