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lunedì 28 dicembre 2009
Morte di un pensionato.
Il tono dell’articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud di oggi 28 dicembre 2009, riguardante l’avvio di un’inchiesta sulla morte di Franco Nisticò, ex sindaco di Badolato e presidente del Comitato per la Statale 106 jonica, lascia trasparire tutta l’arroganza e presunzione della macchina propagandistica pro-Berlusconi attualmente funzionante a massimo regime. Non intendo entrare nel merito delle responsabilità (se ce ne sono) sulla sua morte, né della buonezza o meno delle argomentazioni sostenute da Nisticò durante il suo intervento sul palco della manifestazione “No-Ponte”, non è questo il momento. Sto parlando della morte di un uomo che era impegnato politicamente e socialmente nella difesa di quello in cui credeva. Non ha alcuna importanza essere d’accordo o meno in quello che sosteneva Nisticò; la sua storia ed il suo impegno, e soprattutto la sua tragica morte, avrebbero meritato ben altra menzione che quella che gli ha riservato la Gazzetta del Sud nell’articolo del 28 dicembre. Ma si sa: ormai la sinistra ha in mano i giornali ed attacca continuamente il Premier, allora bisogna bilanciare utilizzando i “pochi” mezzi di cui dispone l’attuale maggioranza, cercando di sminuire tutto, anche la morte di un uomo. Intendiamoci, non è possibile per nessuno riuscire a sminuire la morte di un essere umano, ma è possibile cercare di minimizzarne il significato. Per la Gazzetta del Sud quel giorno è morto un pensionato; non un manifestante contro il ponte sullo stretto, non un cittadino calabrese ex sindaco di Badolato, presidente del Comitato per la statale 106 , ben conosciuto in Calabria: un pensionato. A nulla vale che precedentemente, a caldo, i titoli (anche della Gazzetta del Sud) siano stati altri: allora sarebbe stato difficile mischiare le carte, ne parlavano tutti i giornali. Adesso che la notizia è decantata, dovendo parlare dell’argomento, si può anche tralasciare qualche "piccolo" particolare che danneggerebbe la “causa”! Ed ecco che nell’Italia dei comitati e delle associazioni, dove basta fondare il “comitato contro questo” o “pro quello” per avere uno spazio sugli organi d’informazione senza che questi si preoccupino neanche di verificarne la consistenza, il presidente di un Comitato di cui fanno parte le Province di Reggio Calabria, Catanzaro e Crotone, i comuni di Reggio Calabria, Bovalino, Locri, Gioiosa, Davoli, Sellia, Cutro, Rossano, Cassano, Soverato e tanti altri enti ed associazioni, quando muore (in quel modo, s’intende) diventa semplicemente “un pensionato”. Avrei voluto vedere le reazioni (della Gazzetta del Sud in primis) ad un titolo del tipo: “Scagliata contro un imprenditore milanese una statuetta del Duomo di Milano”. E non mi si dica che il paragone non calza, per favore: sull’aggressione al Premier i giornali della propaganda non perdono occasione di riempire pagine e pagine. L’ultimo articolo (che ho letto io) pretende di paragonare Berlusconi ai Grandi della Storia, naturalmente su “Il Giornale”. Grandi è scritto maiuscolo, non è all’inizio del periodo e non viene dopo un punto, tanto per precisare. È palese il tentativo di assimilare gli attentatori dei vari Kennedy, Martin Luter King, etc. al povero Tartaglia, per fare da ciò scaturire la stessa similitudine tra le vittime. Ma che relazione c’è tra un attentatore che uccide la propria vittima con una pistola o un coltello, ed un poveraccio che ce l’ha (chissà perché) con un governante e gli scaglia contro alla prima occasione quello che si trova a portata di mano senza ucciderlo? La stessa che c’è tra i Grandi della Storia e il nostro Premier. Per essere ricordati tra i Grandi della Storia bisogna aver fatto ben altro che l’ovvio; raccogliere spazzatura, dare la casa a chi non ce l’ha, fare arrestare i delinquenti, sono cose di ordinaria amministrazione per un amministratore (scusate il gioco di parole); certo, chi non lo fa andrebbe sanzionato, ma chi lo fa non fa altro che il proprio dovere. Perciò, quale Grande della Storia? La Storia, quella con la S maiuscola, non ha bisogno di essere imbeccata da nessuno. Il tempo darà ragione e torto rispettivamente a chi li avrà meritati. Peccato però che forse sarà troppo tardi.
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