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venerdì 29 gennaio 2010

La città è scocciata.


Ho il massimo rispetto e anche ammirazione per i giovani che cercano di farsi strada nella vita con intraprendenza. Ritengo il vecchio proverbio “se il giovane sapesse e il vecchio potesse” uno dei più azzeccati di tutti i tempi. Ho letto l’articolo su strill.it -Reggio: la Città-Fantasma fuori dal Palazzo dei Ministri- a firma Peppe Caridi, e mi sono incuriosito: sono voluto andare a vedere chi è questo giornalista che paragona il clima dei Fatti di Reggio del 1970 a quello della venuta del governo in città di questi giorni. Mi aspettavo di trovare un mio coetaneo, o addirittura uno più anziano di me, ed invece ho scoperto che si tratta di un giovanotto di 23 anni, sicuramente intelligente e capace, ma che come il giovane del proverbio “non sa”, con l’aggravante del fatto che, visto quello che scrive con sicurezza riferendosi a periodi in cui non era ancora nato, “non sa di non sapere”. È paradossale definire impaurita una città che si è ribellata (tutta) a certi penalizzanti atteggiamenti del governo di allora, erigendo barricate e in pratica combattendo in strada una battaglia persa in partenza (ma allora non si sapeva). Allora non c’era paura, c’era rabbia per il sopruso in atto. Dopo ulteriori azzardate considerazioni su un altro periodo che non ha vissuto personalmente, quello dell’ultima guerra di mafia, l’articolo del pur volenteroso Peppe Caridi finisce così: -“La gente, però, ha paura. Ha paura perchè immagina, ammesso che lo Stato ci riesca davvero, quanto ciò possa costare alla Città. Ma, in fondo, sa anche bene che non ci sono alternative: ecco come si spiega la Città Fantasma fuori dal Palazzo dei Ministri in questa triste, strana mattinata d'inverno.”- Questa città ha millenni di storia alle spalle in cui ha sempre combattuto contro qualcosa o qualcuno, dagli invasori del momento alle varie epidemie ed ha sempre affrontato con coraggio le avversità; certo, per avere coraggio bisogna prima avere paura, chi non ha paura non ha bisogno di essere coraggioso. E oggi come sempre la città non è impaurita! La città è preoccupata, perché sta avvenendo qualcosa che non comprende; è infastidita, perché sono venuti in città dei signori che rappresentano qualcosa che è assente da tempo immemorabile, e che con la loro venuta sono riusciti solo a bloccare per giorni le normali attività di sempre senza dire o fare qualcosa che non avrebbero potuto dire o fare da Roma. Quale forza dimostra un governo che si blinda in mezzo a centinaia di poliziotti e giunto in città si barrica dentro il palazzo della Prefettura a rilasciare dichiarazioni? In realtà l’effetto è quello contrario: l’immagine di uno stato che non può girare tranquillo a casa sua. Se qualcuno (pochi) si è impaurito a Reggio, è stato proprio a seguito di questa illuminata iniziativa del governo. Un vero forte messaggio sarebbe stato quello di vederli passeggiare in mezzo alla gente come fanno tranquillamente a Roma tutt’ora, basta guardare Striscia la Notizia per averne la prova; ma non si è potuto fare per “motivi di sicurezza”. Come se (qualora) la ‘ndrangheta volesse colpirli non possa provarci li. Ma non la ‘ndrangheta che posiziona nei posti sbagliati bombole del gas che non potranno mai esplodere, né quella che fa trovare petardi inesplosi, e neanche quella che per lanciare “messaggi mafiosi” usa macchine il cui possessore è facilmente rintracciabile. Io parlo della ‘ndrangheta che usa i bazooka ed i kalashnikov, l’esplosivo C4 ed il semtex, i telefoni satellitari ed i telecomandi per fare esplodere le bombe, quella radicata in tutta Italia e che ha ramificazioni in tutto il mondo. Adesso, andati via gli eroi di cartone, in trincea rimangono i veri combattenti di sempre: le forze dell’ordine, la magistratura, e i cittadini. La città non è impaurita, la città si è semplicemente rotta le scatole di essere considerata terra di conquista da parte di chiunque lo decida: mafiosi, politici, industriali, faccendieri, palazzinari, etc. etc., per questo a guardare arrivare ed andare via un pullman pieno di sagome di cartone non c’era nessuno. Chi ha la responsabilità di scrivere sui giornali, a maggior ragione se sul web, dovrebbe valutare più attentamente i riflessi che quanto scritto potrebbero avere sull'opinione pubblica del resto del paese, che legge senza avere la reale percezione di quanto avviene sul posto.

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