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martedì 19 gennaio 2010
Bettino Craxi, latitante e martire.
Nauseanti! So di ripetermi ma non trovo parola diversa per definire la maggior parte degli organi d’informazione nazionali, che continuano imperterriti a stabilire qual'è l’argomento di cui parlare certamente manovrati dai loro padroni, palesi ed occulti. In questi giorni non si fa altro che parlare del decennale della scomparsa di Bettino Craxi, solo ed esclusivamente perché lo hanno stabilito i giornali e telegiornali, che riportano da almeno tre giorni (e chissà ancora per quanto tempo) la cronaca dettagliata minuto per minuto di tutto quello che si verifica in Italia ed all’estero sull’argomento. Stanno cercando di riabilitare un uomo che ha rifiutato di scontare la pena a cui era stato condannato da un Tribunale della Repubblica, con l’aggravante morale di non essere uno qualsiasi, ma un ex Presidente del Consiglio dei Ministri. Stanno cercando di riabilitare un uomo che ha ammesso di avere commesso il reato per cui è stato condannato (finanziamento illecito ai partiti) e che da “galantuomo” quale era non ha saputo fare di meglio, vistosi ormai perduto, che cercare di coinvolgere i suoi compagni di merende degli altri partiti. Stanno cercando di riabilitare un uomo che ha cercato di fare passare la teoria che un reato è meno grave se “è prassi comune commetterlo”, come se (ammesso che fosse una teoria fondata) in quel “comune” fossero inseriti tutti gli italiani nessuno escluso, anziché un’accozzaglia di delinquenti ben circoscritta. Stanno cercando di riabilitare un uomo che da latitante condannato ha chiesto di venire a curarsi in Italia “a patto che non fosse arrestato” (con l’umiltà di un qualsiasi cittadino, mi viene da dire ironicamente) ed al logico diniego della magistratura ha preferito restare latitante. Stanno cercando, infine, di fare passare il concetto che quest’uomo è una vittima della Giustizia; NON È COSI’! Quest’uomo è una vittima dei suoi compagni di merende (non meno ”galantuomini” di lui) che lo hanno sacrificato alla Giustizia per salvarsi il posteriore e potere continuare ad arricchirsi con i soldi della comunità. Non hanno alcuna importanza i suoi presunti meriti politici, non possono annullare il debito che quest’uomo ha ancora nei confronti del suo Paese; egli ha disconosciuto le leggi italiane due volte, non una: quando le ha violate consapevolmente commettendo i reati per cui è stato condannato, e quando non ha accettato la condanna scappando all’estero per non scontarla. Nessuno può pretendere a nome suo che lo Stato che egli ha disconosciuto più volte adesso lo riabiliti. Non c’è niente da sanare, caro Presidente Napolitano, ma una cosa esatta Lei l’ha detta: Craxi ha pagato “con una durezza senza eguali”; infatti tutti gli altri che hanno commesso gli stessi reati (perché allora si usava così) non hanno pagato, anzi molti sono ancora in giro e vengono spesso a discutere con Lei, magari sorseggiando un caffé, dei destini della nostra Nazione. Oggi 19 gennaio 2010, anziché commemorare la morte di un latitante, sarebbe meglio onorare alla grande l’anniversario della nascita di un Uomo con la U maiuscola, il giudice Paolo Borsellino, che se non fosse stato ucciso dalla mafia compirebbe 70 anni. VERGOGNA!
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